LOW COST, ALTA FREGATURA - LA STORIA DI PULVIRENTI, IMPRENDITORE “NON VEDO NON SENTO NON PARLO” NATO E CRESCIUTO SULLE PENDICI DELL’ETNA - L’INVENTORE DELLA LOW COST ITALIANA NON SI SA COME ABBIA FATTO AD ACCUMULARE UN DEBITO DI 180 MLN € - AEREI PRESI A LEASING DA SOCIETÀ OFFSHORE - GRAZIE AL CATANIA CALCIO COLTIVÒ LE AMICIZIE CHE CONTANO - I GIUDICI CATANESI CHE PIÙ VOLTE SI SONO INTERESSATI DI LUI, IN TRIBUNA, AVRANNO PAGATO IL BIGLIETTO?...

1 - Bankomat per Dagospia
E' interessante il ritratto di Antonino Pulvirenti, ad esempio quello che oggi compare sul sito di Repubblica, ma ce ne saranno altri. Riportiamo il pezzo di repubblica perché emblematico.

Interessante perché ci dice tante cose del modo di fare impresa in italia. Il Ragioniere proprietario della Wind Jet che sta per fallire. Il siciliano di Belpasso partito dal nulla senza capitali, e fin qui transeat, è un mito di qualunque capitalista.

Attendiamo a breve qualche aneddoto sulla zia farmacista che si fidava di lui fin da ragazzino e gli prestava qualche soldo... o sul direttore di banca, quelli che non ci sono più, quelli che nessuno di noi ha mai conosciuto ma che nella mitologia del piccolo sciur Brambilla italico devono essere esistiti, quelli ti guardavano negli occhi e si fidavano di te senza business plan. Speriamo non ne spuntino. Paccottiglia culturale che piace tanto ad un Paese non liberale che con sesso e soldi non ha mai saputo fare i conti.

Poi le amicizie istituzionali facilitate dall'essere padrone, anzi patron come si usa dire, del Catania calcio. Un classico anche queste. Immaginiamo che riverenze a Don Antonino la domenica in tribuna vip.

Ma una cosa ci spiace leggere, almeno su Repubblica. I giudici catanesi che più volte si sono interessati di lui, pare con moltissima benevolenza, schierati in tribuna a vedere il Catania. Avranno pagato il biglietto? Aspettiamo smentite e precisazioni.

E poi un classico: Repubblica rivela, come fosse un mistero vaticano, che nove bilanci sino ad oggi chiusi da Wind Jet bilanci solo i primi tre hanno chiuso in attivo e che negli ultimi anni si sono sommate perdite per 15 milioni. Tutto fuorché un dato oscuro e riservato. Dunque chi finanziava Pulvirenti?

Qualche banca che a differenza di quelle che ci fanno patire per un banale rinnovo di fido evidentemente i bilanci di Pulvirenti non li leggeva.

Qualche banca che non si era accorta di quello che i tremendi segugi di repubblica hanno scoperto. I velivoli di Wind Jet non erano di proprietà ma tutti in leasing da società perlopiù offshore. Notizie riservatissime, peccato che siano tutte pubblicate sui bilanci da sempre!

Adesso la sceneggiata solita. Il ricatto sui posti di lavoro, il Ministro Passera che convoca Alitalia, la quale non paga della sua situazione, (che è tale anche grazie a Passera, e che come pochi raccontano sopravvive a spese dei fornitori pagandoli a cinque mesi) non si sa perché dovrebbe salvare Wind Jet. Ha perfettamente ragione Alitalia, una volta tanto.

Tutto su Wind Jet era prevedibile. Una bella storia italiana.


2 - PULVIRENTI, PATRON DI WIND JET
DAGLI HARD DISCOUNT AL CALCIO
Corrado Zunino per "La Repubblica"

Ha inventato il low cost italiano, i voli a tariffa scontata che ancora nel 2003 solo la Ryanair dell'eccentrico O'Leary proponeva. E ha mantenuto sempre un low profile Antonino Pulvirenti, 50 anni, presidente del Catania calcio per volontà popolare - «il Catania ai catanesi», urlavano gli ultras nella primavera 2004 dopo l'esperienza Gaucci - e padrone di Wind Jet, la compagnia aerea collassata la scorsa settimana dopo il mancato accordo con Alitalia.

Ora gli A320 glieli stanno sequestrando le società dell'aeroporto di casa, il Fontanarossa, ma ancora l'anno scorso Antonino Pulvirenti portava in giro per l'Italia e l'Europa tre milioni di passeggeri. Il problema è che lo faceva rimettendoci: 1,8 milioni nel 2009, 3,1 milioni nel 2010, oltre 10 milioni nel 2011. Oggi il debito accumulato, e da consolidare, è intorno ai 180 milioni. Insostenibile per una compagnia regionale. Il caro carburante sta spezzando le reni alle low cost company, che per statuto non possono rifarsi granché sul prezzo del biglietto.

Antonino Pulvirenti, l'imprenditore low, partì dal nulla. Nessun capitale di famiglia, nessuna business school alle spalle, solo un diploma di ragioneria. In un'area a forte densità mafiosa, Belpasso, le pendici dell'Etna, la larga provincia di Catania, aprì un supermercato intuendo che anche in Sicilia servivano hard discount: gli avevano ceduto una Standa, con il marchio Fortè avrebbe iniziato a creare punti vendita in tutte le province siciliane. Oggi sono 85, compresi alcuni nel meridione continentale.

Pulvirenti ha fondato, questo di recente, una catena di ristorazione, "Sorsy e Morsy", che a Catania, Caltanissetta e Palermo tiene insieme il fast food con la tradizione siciliana. Con la sua Platinum resorts ha rilevato strutture alberghiere di alto livello nell'isola, spesso prendendole all'asta. L'Hotel Fenice, quattro stelle nella sua Belpasso, quindi due grand hotel a Taormina mare con stanze da 720 euro a notte e broccati azzurri a schermare la luce dalle finestre. Infine, l'Etna golf alle pendici del vulcano. Dice di aver riportato in Sicilia i tedeschi e gli inglesi più facoltosi. Nel 2006 ha aperto un'azienda chimica nell'area dell'ex petrolchimico di Gela, produce detersivi per fare economie di scala con gli esercizi commerciali.

La svolta di vita e di affari del ragioniere di Belpasso è stato l'acquisto del Catania calcio, rilevato per 15 milioni dai Gaucci dopo essersi liberato dell'Acireale, che già aveva preso liberandosi del Belpasso (Interregionale). Il Catania calcio gli apre il mondo istituzionale siciliano e gli affari derivati, a questi livelli il calcio è un taxi nel business. Si sdebiterà portando la società in Serie A in due stagioni e avviando la costruzione del nuovo centro sportivo di Torre del Grifo, nell'entroterra. Un investimento da 50 milioni, venti dei quali concessi dal Credito sportivo, banca pubblica. Tratterà anche il Cordoba, in Spagna, ma non chiuderà l'affare.

Nel 2006 Antonino Pulvirenti è l'imprenditore dell'anno in Sicilia, lo dice la rivista Capital. Ha un giro d'affari da 350 milioni l'anno e al polso porta i migliori Piquet. I fatturati alti li sta realizzando da tre stagioni, da quando, riuscendo là dove sono fallite Freedom airways e l'Air Sicilia dell'amico Luigi Crispino, ha fatto decollare una compagnia aerea regionale, Wind Jet. Ha puntato sui voli scontati per sottrarre clienti al monopolista Alitalia.

Affida a tre uomini vicini i tre beni preziosi - gli alimentari ad Angelo Agatino Vitaliti, il calcio a Pietro Lo Monaco, i voli a Stefano Rantuccio - e continua a parlare poco. È un imprenditore cresciuto nelle strade di Belsito e assume comportamenti duri, se serve, con le controparti: paga puntuale, pretende silenzio. E quando nella compagnia aerea inizia a formarsi un sindacato, passa alle minacce. «Minacce di morte ai comandanti», rivelerà la Uil. Due comandanti saranno licenziati.

Dall'acquisto del Catania nascono due processi: uno per evasione fiscale e l'altro per frode fiscale. Nel primo caso l'imprenditore aveva frammentato le quote calcistiche su altre società della filiera risparmiando, così sosteneva l'accusa, sull'imposta sul reddito. Il giudice decise che l'elusione fiscale non era un reato. Nel secondo caso Pulvirenti fece precedere la trattativa per il Catania calcio dall'acquisto del marchio Papizzo, per i pm un'operazione simulata utile a creare scorte all'estero. Uscirà assolto.

Antonino Pulvirenti tiene ai rapporti con i sostituti procuratori, e soprattutto i giudici, del Tribunale di Catania. La domenica, con la squadra al "Massimino", le toghe sono schierate in tribuna d'onore. Anche sull'affare della vita, meglio, la sua rovinosa conclusione, stanno emergendo questioni nascoste. I sindacati, per esempio, non riescono a spiegarsi come mai Wind Jet nel dicembre 2011 era considerata una società sana, con dieci airbus e tre milioni di passeggeri, ventidue destinazioni nazionali e dieci europee, pronta ad allargare le sue rotte verso l'Africa e ad aumentare il capitale da 20 a 40 milioni. Era pronta, raccontavano i suoi executive, a collocarsi in Borsa.

Ad aprile 2012, inizio della trattativa con Alitalia, sono emersi invece debiti per 180 milioni. E il 24 aprile Pulvirenti ha dichiarato lo stato d'insolvenza licenziando 504 lavoratori. Certo, gli aeromobili non sono mai stati di proprietà, sono stati presi in leasing da società con sedi extraeuropee. E mettendo in fila i bilanci si è scoperto che solo tre su nove sono stati in attivo, quelli iniziali, e che tra il 2009 e il 2011 Wind Jet ha perso 15 milioni aprendosi a una pericolosa esposizione nei confronti delle banche. In questa fase storica significa mancanza di liquidità.

Le cause del crollo della compagnia aerea? L'aumento vertiginoso del prezzo del carburante, che sta mettendo in difficoltà Air France, Klm, gruppi americani, persino la Ryanair. Poi il costo dei servizi accessori per il mantenimento degli aerei. Alcuni incidenti. E una concorrenza sui prezzi bassi non più sostenibile: da tempo Wind Jet era una finta compagnia low cost, le tariffe erano lievitate ai "livelli Alitalia".

Dal bilancio 2009 è emersa, ancora, una strana vendita interna alle aziende di casa: la finanziaria che controlla l'alimentare del gruppo vendette il marchio Wind Jet alla stessa compagnia aerea per 10 milioni. Come fecero notare i revisori dei conti, la società di volo, già in affanno, non poteva sostenere quei costi. Infine andrà accertato come una compagnia in pre-liquidazione da aprile possa vendere fino ad agosto 300 mila biglietti aerei, alcuni validi fino al prossimo ottobre.

 

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