LA CINA NON È VICINA, È IN CASA – QUOTE IN FIAT, TELECOM, PRYSMIAN, ENI, ENEL E GENERALI – E POI L’OPERAZIONE CON CDP SULLE RETI ENERGETICHE E DI TLC, FINO AL PROBABILE SBARCO A TERMINI IMERESE – DOVE VOGLIONO ARRIVARE I CINESI IN ITALIA?

Paolo Griseri per "la Repubblica"

 

fiat logofiat logo

Il signor Zhou Xiaochuan, figlio di un vice ministro dello Sviluppo degli anni di Mao, ha sposato Li Ling, funzionaria del ministero del Commercio di Pechino, personaggio chiave nelle trattative con Washington al Wto. Cinque anni fa Forbes aveva definito Zhou e Li «la coppia che l’amministrazione Obama dovrà tenere d’occhio quando gli Stati Uniti dovranno difendere il loro ruolo negli scambi mondiali». Quel momento è arrivato. Non solo per gli Stati Uniti.

 

Negli ultimi giorni di luglio gli uomini di Zhou hanno delegato la filiale torinese di State Street Bank and trust a presentarsi all’assemblea straordinaria Fiat del primo agosto con due distinti pacchetti di azioni: il più piccolo ha votato sì alla fusione con Chrysler. Il pacchetto più grande ha votato no.

 

Soprattutto, la stragrande maggioranza delle azioni Fiat possedute dal signor Zhou non è intervenuta in assemblea. Perché Zhou è un uomo al di sopra delle beghe dell’alta finanza, è una istituzione: è il governatore della People’s Bank of China, la banca più grande del mondo.

TELECOM c c fa a ca dd TELECOM c c fa a ca dd

 

Da solo possiede il 2% di Fiat. Non solo di Fiat. In Italia l’istituto del governatore è azionista di Telecom, Prysmian, Eni, Enel e Generali. Negli ultimi mesi ha speso circa 3 miliardi di euro e si sta insinuando nei gangli vitali dell’economia della Penisola raccogliendo partecipazioni in quello che un tempo era il salotto buono della finanza nazionale. Non per caso l’istituto guidato dal signor Zhou è entrato nella top ten dei paperoni della Borsa italiana: è all’ottavo posto con 3,116 miliardi di euro investiti, poco sotto la famiglia Agnelli che ha proprietà per 3,456 miliardi.

Logo \"Eni\"Logo \"Eni\"

 

People’s Bank of China è il principale ma non l’unico grande investitore che si è mosso negli ultimi mesi in Italia. Il 31 luglio scorso State Grid Corporation of China, la più grande compagnia di servizi pubblici del mondo, ha acquistato il 35 per cento di Cdp Reti, la holding della Cassa Depositi e prestiti che controlla il 30% di Snam, la società che distribuisce il gas in Italia e il 29,8% di Terna, l’ente gestore della rete elettrica italiana.

 

I cinesi nomineranno un consigliere di amministrazione nelle due società e due consiglieri su cinque in Cdp Reti. Per l’operazione il colosso di Pechino (un gruppo da 1,5 milioni di dipendenti che gestisce l’88% della rete elettrica cinese) ha speso 2,1 miliardi di euro. Tra pochi mesi la distribuzione di energia in Italia parlerà cinese per un terzo.

 

EnelEnel

 Qual è l’interesse cinese ad investire in un Paese tanto vituperato, almeno a parole, dagli investitori e i guru delle borse occidentali? «Il rapporto qualità/prezzo», è la prima risposta di Cesare Romiti. L’ex presidente di Fiat è oggi alla guida della Fondazione Italia-Cina: «Il made in Italy è molto apprezzato a Pechino — spiega Romiti — e non stupisce che gli investitori cinesi trovino conveniente investire da noi. Dirò che le operazioni viste in questa estate saranno seguite a breve da altri investimenti molto importanti». Certo, il fascino commerciale del made in Italy può spiegare interventi in campi come la moda o i vini doc.

 

termini imerese fiattermini imerese fiat

Da maggio la presidente del consiglio di amministrazione di Krizia non è più la fondatrice, Mariuccia Mandelli, ma la signora Zhu Chon Un di Shenzen Marisfrolg Fashion che ha rilevato la casa milanese in aprile. E nel Chianti la cascina Casanova- La Ripintura è stata venduta con 5 ettari di vigneto a una casa farmaceutica di Hong Kong. «Le classi benestanti cinesi — spiega Romiti — cominciano ad apprezzare le bellezze italiane».

 

Ma che cosa spinge invece i fondi cinesi ad acquistare quote di Eni, Enel, Generali, Telecom? Non si può certo sostenere che si tratti di brand identificati con il fascino del Made in Italy. Giuseppe Berta, professore alla Bocconi e storico dell’industria, invita a non lanciarsi in dietrologie: «Non ci vedrei dietro nessuna strategia particolare. In questo periodo il mercato internazionale offre agli investitori di Pechino occasioni di acquisto migliori di quanto non possa proporre il mercato interno cinese». Insomma, anche se si tratta di investimenti in settori certamente strategici, sono il frutto di scelte finanziare e non i carrarmatini di un risiko.

Cesare Romiti e Nicola Mancino Cesare Romiti e Nicola Mancino

 

Tra gli «importanti annunci» a breve di cui parla Cesare Romiti, potrebbe esserci un rilevante investimento nel settore dell’automobile. Il 16 ottobre sarà in Italia il premier cinese, Li Keqiang, che insieme a Matteo Renzi firmerà una serie di accordi commerciali. Sarà l’occasione per discutere dell’offerta della Brilliance, la casa automobilistica che in Cina produce su licenza Bmw. Brilliance ha annunciato di voler produrre auto in Italia. Nella sua recente visita a Termini Imerese Renzi ha ipotizzato che Brilliance possa subentrare a Fiat per far tornare a funzionare le linee di montaggio nello stabilimento siciliano.

 

Altre ipotesi parlano di un interesse del costruttore per rilevare la ex De Tomaso di Torino sfruttando la presenza nell’area piemontese di un vasto indotto dell’automotive che già da tempo lavora per i costruttori di Pechino. In ogni caso potrebbe essere cinese il primo costruttore di automobili a rompere il decennale monopolio della Fiat nella Penisola.

 

giuseppe bertagiuseppe berta

Quel che è comunque evidente è il clamoroso salto di qualità seguito dagli investimenti negli ultimi mesi. Non sempre però l’iniziativa parte da Pechino. Nel caso di Brilliance, ad esempio, è stato Renzi, nel recente viaggio in Cina, a sollecitare l’intervento per risolvere la grave crisi di Termini Imerese.

 

Perché, questa è una delle novità, i capitali cinesi cominciano a funzionare come per decenni hanno funzionato quelli arabi: intervengono approfittando delle situazioni di crisi scambiando liquidità con ruolo nei consigli di amministrazioni. Una strada che aveva iniziato proprio la Fiat, nel 1976, quando aveva accettato i capitali di Gheddafi (salvo poi pagare a peso d’oro la loro uscita di scena nel 1986 per le accuse di terrorismo al governo di Tripoli) e che è proseguita con altri interlocutori fino a questi mesi: l’ultimo esempio è l’alleanza- salvataggio di Alitalia da parte degli sceicchi di Ethiad. Gli stessi che negli anni scorsi entrano entrati in Ferrari quando il Lingotto era in grave crisi.

 

I cavalieri bianchi di domani verranno invece da Pechino? Romiti si mostra prudente: «Non li chiamerei cavalieri bianchi. La strategia dei cinesi è quella di investire a lungo termine, anche approfittando di situazioni vantaggiose dovute magari alle difficoltà di qualche società». Insomma, pare di capire che, una volta arrivati, gli investitori cinesi non se ne andranno tanto presto.

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...