COMPAGNIA DI BANDIERA (BIANCA) - LUPI (PRO AIR FRANCE) E ZANONATO (PRO RUSSI E ASIA) S’AZZANNANO SULLE MACERIE DI ALITALIA

Roberto Mania per "La Repubblica"

Il governo si spacca sull'Alitalia. Si contrappongono due linee, due strategie, forse due cordate che partono dal cda di Fiumicino e arrivano ai palazzi della politica. Un mix che nel passato ha portato prima al tracollo del vettore nazionale, poi al suo salvataggio, costato non meno di tre miliardi di euro ai contribuenti italiani. Alitalia ora è tutta privata ma è di nuovo a un passo dal default che la mini-ricapitalizzazione da 100 milioni può solo rinviare.

Ieri ci sono state scintille tra il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, forzista di formazione ciellina, cinquantenne in ascesa negli organigrammi della destra che sarà, e il titolare dello Sviluppo, Flavio Zanonato, bersaniano, ex sindaco di Padova, tignoso e anche gaffeur della sinistra.

L'uno pensa che il futuro di Alitalia non possa che passare dai francesi di Air France, rivedendo la sua posizione che all'epoca dei "patrioti" guidati da Roberto Colaninno e arruolati dal premier Silvio Berlusconi propendeva per i tedeschi di Lufthansa; il secondo pensa che si debba guardare in altre direzioni (Russia, Emirati Arabi, Cina) per impedire che Fiumicino diventi la succursale del Charles de Gaulle di Parigi. Lupi contro Zanonato, ma, forse, Pdl contro Pd perché anche il vice ministro dell'Economia Stefano Fassina, pur non essendo direttamente della partita, ha chiesto di non piegarsi ai diktat di Air France.

Lupi è volato a Parigi per incontrare il collega francese Frederic Cuivillier, ha assicurato che non ci sono pregiudiziali da parte del nostro governo, ma ha chiesto garanzie per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per mantenere strategica l'Alitalia. E ne ha "approfittato" per invitare Zanonato più o meno a stare zitto: «Ognuno approfondisca i temi che conosce. Credo che il collega Zanonato abbia altri problemi di cui occuparsi come Finmeccanica e Riva.

Sul tema Alitalia sono in corso da mesi lavori da parte del sottoscritto», ha detto sottolineando che essendo Air France il principale azionista di Alitalia (ha il 25%) non può che essere «il primo interlocutore». Zanonato, che nei giorni scorsi ha avuto contatti anch'egli con i soci italiani a cominciare da Colannino, la pensa, appunto, in un altro modo. Pensa che prima si debba risanare la compagnia e poi cercare le possibili alleanze.

Perché Zanonato è convinto che l'obiettivo dei francesi sia quello di ridimensionare l'Alitalia, di relegarla a un vettore di taglia regionale fuori dalle rotte intercontinentali. «L'Italia - ha detto intervistato dal Sole 24 Ore - vuole restare uno dei grandi hub europei del trasporto intercontinentale e ciò avviene se si tutela l'azienda in quanto tale e non la si trasforma in un'ancella di un'altra società che opera a breve distanza: Alitalia verrebbe fortemente ridimensionata».

Sono due schemi diversi. Lupi si muove con pragmatismo in un contesto di emergenza, ritiene che le scelte strategiche debbano essere lasciate al management d'intesa con gli azionisti. E che il governo abbia poca voce in capitolo. A ciascuno il suo mestiere, insomma. Colannino (che ha il 7%) e Intesa Sanpaolo (8,8%) dovrebbero essere i suoi principali alleati. E d'altra parte la soluzione transitoria individuata ieri dal consiglio di amministrazione per quanto a maggioranza (con i francesi contrari) segna un punto a favore di questa linea.

Zanonato ha in mente un procedimento diverso, decisamente interventista, di più lunga gittata. Pensa alla politica industriale, per quanto su altri versanti (dall'Ansaldo all'Alcoa fino al caso Telecom) non abbia ancora mostrato piani credibili e fattibili. Il ministro dello Sviluppo sembra ipotizzare un'azione corale con le banche che possano sostenere il risanamento della compagnia per poi andare sul mercato a cercare nuovi partner (Aeroflot e Etihad, innanzitutto), senza escludere l'ipotesi anche di una partecipazione di Cassa depositi e prestiti.

Per cominciare così a diventare profittevole. Il punto che le banche (a parte Intesa che è già nell'azionariato) non hanno più le risorse per entrare in operazioni di sistema. Quel tempo non sembra esserci più. Ed è anche per questo che oggi al posto delle banche arrivano i capitali stranieri a comprare quote di mercato più che aziende destinate per questa via a essere spolpate e rimpicciolite. Zanonato vorrebbe evitare questa prospettiva.

Qualcuno dice che questa sia anche la linea dei Benetton che attraverso Atlantia-Adr controllano l'8,8% del capitale della compagnia oltreché lo scalo di Fiumicino, hub che con la "vittoria" dei francesi finirebbe k.o. L'ultima parola, decisiva, spetterà comunque al premier Enrico Letta. Sempre che il governo resti ancora
in piedi.

 

 

lupismorfia LETTA ALFANO LUPI Flavio Zanonato Alan Le Roy Emma Bonino e David Thorne Emma Bonino e Flavio Zanonato alitalia vignettaALITALIAANDREA RAGNETTI E ROBERTO COLANINNOAEROPORTO ROMA FIUMICINO LETTA enricol

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME