PROFUMO DI DIMISSIONI – CHI C’È DIETRO AL TWEET DEI 5 STELLE CHE SCARICA L’AD DI LEONARDO: “ALLA LUCE DELLA CONDANNA, CI ASPETTIAMO CHE RIMETTA IL MANDATO”? - SEMBRA CHE A CRIMI SIA ARRIVATA UNA TELEFONATA DI CONTE CHE DA TEMPO NON VEDE L’ORA DI PIAZZARE IL SUO PUPILLO ARCURI. MA COL LOCKDOWN ALLE PORTE, SPOSTARLO E' DIFFICILE. DI MAIO PUNTA SU GIUSEPPE GIORDO – LA CONDANNA È DI PRIMO GRADO E LEONARDO NON HA MAI RECEPITO LA CLAUSOLA ETICA DELLA DIRETTIVA SACCOMANNI. PER QUESTO PROFUMO, SPONSOR GENTILONI, FU RITENUTO NOMINABILE AL SUO PRIMO MANDATO...
Alla luce della condanna ricevuta, ci aspettiamo che Alessandro Profumo, nell’interesse dell’azienda, rimetta il mandato da Ad di Leonardo.
— MoVimento 5 Stelle (@Mov5Stelle) October 16, 2020
LA SORPRESA DEI MANAGER: «SENTENZA SBAGLIATA». GLI EFFETTI SU LEONARDO
Estratto dell'articolo di Antonella Baccaro per il "Corriere della Sera" - da "Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell'Arti"
alessandro profumo foto di bacco
«Va considerato che la condanna è di primo grado ma anche che Leonardo non ha mai recepito nel proprio statuto la clausola etica prevista dalla direttiva Saccomanni del 2013, quella che dispone la non eleggibilità o decadenza dalla carica per coloro che hanno ricevuto un decreto di rinvio a giudizio o di condanna per alcuni reati.
DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE
Per questo motivo Profumo fu ritenuto nominabile al suo primo mandato, nel 2017, quando sul manager pendeva in quel caso non una condanna ma un rinvio a giudizio per usura bancaria in Mps. In quell’occasione, l’allora ministro dell’Economia (azionista di Leonardo), Pier Carlo Padoan, difese la nomina appellandosi a quel mancato recepimento della direttiva. Una spiegazione che non convinse quanti ritengono tuttora che lo statuto societario di una partecipata non può superare la direttiva del suo azionista»
DERIVATI MPS, A PROFUMO E VIOLA ARRIVA LA CONDANNA A SEI ANNI
Flavia Carletti per “il Sole 24 Ore”
Alessandro Profumo, attuale ad di Leonardo, e Fabrizio Viola sono stati condannati dal tribunale di Milano a sei anni di reclusione e a una multa di 2,5 milioni ciascuno per le accuse di false comunicazioni sociali e aggiotaggio relativi ai rispettivi incarichi di presidente e ad di Mps.
Oggetto della condanna è la contabilizzazione nella prima semestrale 2015 dell'istituto senese dei derivati Santorini e Alexandria, sottoscritti dalla precedente gestione del presidente Giuseppe Mussari e serviti - secondo la ricostruzione processuale - a coprire perdite di 2 miliardi riconducibili all'acquisizione di Antonveneta.
I giudici della seconda sezione del tribunale di Milano, collegio presieduto da Flores Tanga affiancata da Roberto Crepaldi e Sandro Saba, non hanno accolto la richiesta di assoluzione della procura, condannando gli imputati come invece richiesto dai legali di parte civile e avallando la richiesta di alcuni soci, tra cui la finanziaria BlueBell. Richiesta di assoluzione che arrivava già dopo una di archiviazione e una imputazione coatta.
roberto gualtieri luigi di maio
Nel dettaglio, il tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione in relazione alle false comunicazioni sociali per il bilancio 2012 e ha assolto gli imputati perché il «fatto non sussiste» in merito ai bilanci 2013 e 2014, in quanto lo scostamento rientra nelle soglie previste dalla legge.
Fissate anche le pene accessorie: cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e due anni di interdizione dagli uffici direttivi di imprese e dalla contrattazione con la pubblica amministrazione. La condanna, tuttavia, non essendo definitiva non risulta avere impatti sull'attuale incarico di Profumo al vertice dell'ex Finmeccanica. Insieme ai due manager, è stato condannato a una pena di tre anni e sei mesi di reclusione l'ex presidente del collegio sindacale della banca Paolo Salvadori, accusato di false comunicazioni sociali. Riconosciuta responsabile per alcuni capi di imputazione Mps, imputata per la legge 231/2001, ed è stata condannata al pagamento di una sanzione di 800mila euro e al pagamento delle spese processuali (insieme a Viola e Profumo).
Il tribunale ha fissato anche una serie di risarcimenti alle numerose parti civili. La lettura del dispositivo - dopo poco più di quattro ore di camera di consiglio - si è svolta nell'aula 2 allestita presso il padiglione 4 di Fieramilanocity, "prestata" al Palazzo di Giustizia per avere spazi più ampi nel rispetto delle normative anti-Covid sul distanziamento. Le motivazioni saranno pubblicate entro 90 giorni ma la difesa ha già preannunciato ricorso in appello.
«Credo di aver sempre operato per il bene delle aziende per cui ho lavorato, pertanto sono davvero sorpreso dalla sentenza - ha commentato Profumo -. Sono sorpreso e amareggiato: con questa serena convinzione e nella più totale fiducia nell'operato della magistratura ricorrerò in appello per vedere riconosciuti gli sforzi profusi durante il mio impegno in Mps». Ieri in serata è arrivata anche una nota di Leonardo, con cui la società «precisa che non sussistono cause di decadenza dalla carica di ad ed esprime piena fiducia nella sua azione auspicando un percorso di continuità».
Luigi Di Maio con Alessandro Profumo e Gianni De Gennaro
Il processo, come accennato, riguarda la presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca senese dei derivati Alexandria e Santorini (sottoscritti con Deutsche Bank e Nomura) nei bilanci dal 2012 al 2014 e nella prima semestrale 2015. La procura aveva chiesto l'assoluzione il 16 giugno scorso ritenendo la condotta di Profumo, Viola e Salvadori diversa rispetto a quella della precedente gestione di Mussari, seppure la contabilizzazione dei derivati fosse rimasta la stessa.
Nel processo sempre al tribunale di Milano che si è chiuso nel novembre 2019 a carico di Mussari e altri imputati (tutti condannati in primo grado), i giudici hanno stabilito che da parte degli allora vertici di Mps c'è stato l'intento di dare una falsa rappresentazione della situazione patrimoniale della banca, anche grazie alla contabilizzazione "a saldi aperti", mentre sarebbe stata corretta una contabilizzazione "a saldi chiusi".
Sebbene tale modalità di contabilizzazione sia continuata anche sotto Profumo-Viola, tuttavia da parte loro, per gli inquirenti, non ci sarebbe stata alcuna «intenzionalità decettiva (illegale, ingannatoria)». Per i pm, mentre da parte dei precedenti manager della banca c'era stato un «deliberato occultamento» delle perdite attraverso i derivati, questo non si può dire per Viola e Profumo che anzi «hanno svelato come le operazioni occultavano la perdita». Questa impostazione, però, non è stata condivisa dal tribunale.