MALA-TEMPORA – SI INGARBUGLIA SEMPRE DI PIU’ IL DUELLO TRA TRONCHETTI E MALACALZA

1. MTP: «CONDOTTA CONTRADDITTORIA»
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Come volevasi dimostrare, nemmeno per interposta persona è stato possibile ricomporre il dissidio tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza. L'incontro tra gli avvocati delle due parti, che doveva tenersi oggi, è saltato e Tronchetti ha risposto con una lettera, che lascia presagire nuove iniziative legali, alle poche righe nelle quali Malacalza investimenti comunicava che non avrebbe accolto l'invito a presentarsi per tentare la "pace" formale che avrebbe accelerato i tempi per il riassetto della filiera Camfin.

La miccia che ha incendiato nuovamente il fronte è stato un fax inviato da Tronchetti alla famiglia genovese che da quest'ultima è stata interpretata come un'aggiunta di nuove condizioni e dal presidente Pirelli come la logica conseguenza del trattato di pace, e cioè la fine del contenzioso con la risoluzione delle pendenze.

MTP Spa e MTP partecipazioni ribadiscono nella missiva inviata ieri in tarda serata la disponibilità, già comunicata (anche in Tribunale, ndr), a «consegnarvi 103.459.256 azioni Camfin, pari al 13,19769% del capitale di Camfin Spa senza condizioni di sorta, salvo la naturale cessazione dei patti parasociali; immediatamente dopo formulando un'offerta di valorizzazione».

«Il vostro inspiegabile rifiuto è in palese contrasto con il comportamento che avete mantenuto a partire dal 31 ottobre 2012 e con le richieste che avete formulato tramite il vostro legale anche in udienza», scrivono le società che fanno capo a Tronchetti in questa seconda comunicazione di giornata, riferendosi alla richiesta avanzata dai Malacalza di ottenere la consegna delle azioni Camfin di spettanza svincolandole da Gpi.

Tra l'altro la proposta che sarebbe stata presentata oggi dai legali di Tronchetti avrebbe seguito la via più breve e diretta per arrivare allo scopo: la consegna fisica delle azioni senza passare dalla più complicata scissione di Gpi (la holding non quotata che detiene il 42% di Camfin) che era prevista dai patti in caso di separazione.

La lettera sembra preannunciare ulteriori contenziosi, dato che, ricordando che si tratta di vicende relative a società quotate, si dice anche: «Vi assumete ogni e qualsiasi responsabilità anche sotto tale profilo per il turbamento che il vostro contraddittorio comportamento dovesse provocare sul mercato». È da immaginare che il reiterato invito «all'incontro già proposto, stesso luogo e ora», con l'assicurazione alla «tempestiva consegna materiale» delle azioni Camfin non troverà riscontro presso la controparte.

Non è la prima volta che i due soci di Gpi e Camfin tentano di separarsi consensualmente. A giugno dello scorso anno si era prospettata una soluzione con l'attribuzione ai Malacalza di una quota in Pirelli, poco meno del 7%, equivalente alla partecipazione in trasparenza, ma poi la richiesta della famiglia genovese di procedere con un aumento di capitale in Camfin con l'intento - così almeno era stato recepito - di ribaltare i pesi nella holding di Pirelli aveva ributtato il tutto in alto mare. A un anno di distanza è di nuovo punto e a capo.


2. A GENOVA SI PUNTA TUTTO SU PIRELLI - CON IL 13% IN PIÙ DI CAMFIN POTREBBERO TENTARE DI BLOCCARE IL DELISTING OPPURE LANCIARE UNA CONTRO OFFERTA
Marigia Mangano per "Il Sole 24 Ore"

La famiglia Malacalza respinge al mittente l'offerta di Marco Tronchetti Provera e spariglia le carte su un riassetto ormai in fase molto avanzata. Cosa succede a questo punto? Da Genova, dove ha sede il quartier generale del gruppo Malacalza, non arrivano commenti ufficiali sulle prossime mosse.

Ma i margini di manovra, a questo punto, sembrano molto stretti. L'obiettivo del gruppo ligure è noto: ottenere un pacchetto del 7% in Pirelli. Ma su questa ipotesi di mediazione si registra la totale chiusura da parte di Tronchetti Provera. Dunque, c'è poco spazio per trattare.

Sono due tecnicamente le mosse a disposizione della famiglia Malacalza: dire no su tutto e aspettare la scadenza legale dei contenziosi in essere per frenare un riassetto ormai in fase avanzata, ma con la consapevolezza di andare verso una potenziale sconfitta in Tribunale; oppure cedere sulla separazione di Camfin in modo da tutelare la loro posizione «legale» e mettere in cantiere altre contromosse. Come dire avviare, oltre alla guerra legale già in corso, una battaglia più «finanziaria».

Nel primo caso, ovvero se da Genova si andasse verso la totale chiusura sull'opzione di separazione e dunque sull'ottenimento della quota in Camfin del 13%, ci sarebbe da un lato il rischio di perdere sul fronte del tribunale, ma di certo si metterebbe in serie difficoltà la nuova cordata e il progetto di riassetto. Lo scorso 31 ottobre Malacalza, contestando il mancato rispetto degli accordi parasociali, aveva chiesto «di procedere al trasferimento in proprio favore di un compendio patrimoniale di Gpi proporzionale alla partecipazione detenuta in Gpi» che «dovrà includere una quota al capitale di Camfin pari al 13% circa».

A suo tempo Tronchetti aveva definito «pretestuose e infondate» le contestazioni mosse da Malacalza, definendo «del tutto insussistenti» i presupposti per l'attivazione della scissione di Gpi. Ora il dietrofront, che sulla carta va incontro alla richiesta del gruppo genovese. Rifiutare l'offerta significa per i Malacalza mettere dunque in conto delle ricadute sul terreno legale.

Se invece si decidesse di accettare quel pacchetto del 13% di Camfin si aprirebbero due scenari. Il primo è che comunque la famiglia, forte di un 25% di Camfin non aderendo all'Opa da parte di Tronchetti Provera e delle due banche in campo, UniCredit e Intesa Sanpaolo, potrebbe cercare di bloccare il delisting della società rendendo più complicato l'intero riassetto.

L'obiettivo di Tronchetti sarebbe infatti quello di «eliminare» questa scatola, destinata in un secondo tempo a essere fusa nella newco che lancerà l'Opa. Tuttavia, si fa notare, non è chiaro se ci saranno per davvero i numeri per ostacolare il delisting e tutto dipenderà dalle adesioni all'Opa dato che tecnicamente in presenza di due soli azionisti non ci sarebbe flottante.

La seconda possibilità vedrebbe invece i Malacalza lanciare una contro offerta che sulla carta non ha i numeri per andare in porto, dato che circa il 50% di Camfin fa capo a soci storicamente vicini al patron della Pirelli. Tuttavia, l'offerta potrebbe di certo raccogliere quella manciata di titoli che porterebbe i Malacalza alla fatidica soglia del 33%, una minoranza di blocco capace di andare a ostacolare qualsiasi operazione straordinaria.

E la mossa potrebbe anche far scattare un gioco di opa e contro opa capace di far lievitare il corrispettivo potenziale a cui punta il gruppo ligure per uscire dalla partita.

 

VITTORIO MALACALZA E MARCO TRONCHETTI PROVERA IN TRIBUNA ALLO STADIO MEAZZA DAVIDE MALACALZA TRONCHETTI PROVERAPirelli re - marchioTORRE UNICREDITlogo intesa san paoloCLAUDIO SPOSITO

Ultimi Dagoreport

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO UN CALCOLO POLITICO: IL 25 MAGGIO SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)