ursula von der leyen vladimir putin viktor orban

DI MALE IN GREGGIO: LE NUOVE SANZIONI CONTRO PUTIN SPACCANO L’EUROPA - L’UE TANTO PER CAMBIARE SI DIVIDE SULL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO - IL “VIKTATOR” ORBAN, IN MODALITÀ CAVALLO DI TROIA DI PUTIN, MINACCIA IL VETO, E NON È IL SOLO: LA SLOVACCHIA VUOLE PIU’ TEMPO, BULGARIA E REPUBBLICA CECA DENUNCIANO UNA DISPARITA’ DI TRATTAMENTO. GRECIA, CIPRO E MALTA CONTESTANO IL DIVIETO DI TRASPORTARE IL GREGGIO CHE LA RUSSIA VENDERA’ FUORI DALL’UE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI UCRAINO, KULEBA LA TOCCA PIANO: “GLI STATI CHE CONTINUERANNO A OPPORSI SARANNO COMPLICI DEI CRIMINI RUSSI”

Marco Bresolin per “La Stampa”

 

ursula von der leyen

Sei mesi di tempo per azzerare le importazioni di petrolio greggio dalla Russia. Otto mesi per quello raffinato. Con una deroga a Slovacchia e Ungheria per consentire loro di continuare gli acquisti fino alla fine del 2023.

 

E tra un mese stop a tutti i servizi di trasporto, finanziamento e assicurazione per le navi che caricano l'oro nero di Mosca destinato ai clienti extra-Ue. Sono questi i contorni del compromesso proposto dalla Commissione europea per decretare l'embargo sul petrolio russo. Ma ora bisogna fare i conti con le richieste di modifica avanzate da alcuni governi e con le minacce di veto dell'Ungheria.

 

vladimir putin viktor orban 4

Il testo del provvedimento è stato spedito alle capitali soltanto nella notte tra martedì e mercoledì: ieri c'è stato un primo confronto tra i rappresentanti degli Stati membri e alcuni di questi hanno subito puntato i piedi, chiedendo correttivi. Da parte della Germania, della Francia e dell'Italia c'è invece un chiaro sostegno alla proposta di von der Leyen.

 

I contatti con i riluttanti continueranno anche oggi, mentre il via libera potrebbe arrivare domani. Fonti diplomatiche si dicono ottimiste sull'approvazione, convinte che i dubbi emersi ieri e l'inasprimento dei toni da parte di Budapest siano soltanto frutto di una tattica negoziale. Del resto, durante la riunione degli ambasciatori, quello ungherese ha avuto un atteggiamento molto meno intransigente.

 

embargo petrolio russo

Sono almeno sette i Paesi che hanno sollevato obiezioni durante il primo confronto a ventisette. Innanzitutto l'Ungheria, che non si accontenta dell'anno di transizione che le è stato concesso. «Questa misura distruggerebbe la nostra sicurezza energetica» ha detto il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto. Budapest chiede una deroga totale per il petrolio acquistato via oleodotto. E compensazioni economiche perché le raffinerie ungheresi sono tarate sul greggio che arriva dalla Russia. Altrimenti, minaccia il portavoce di Viktor Orban, «ci sarà il veto».

 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

Poi c'è la Slovacchia, che ritiene insufficiente il periodo di transizione di un anno: ne vuole almeno tre. La Bulgaria e la Repubblica Ceca hanno denunciato una disparità di trattamento e vogliono ottenere anche loro la deroga. La Grecia, invece, contesta la misura che tra un mese impedirà alle navi europee di trasportare il greggio che la Russia venderà fuori dal territorio Ue.

 

 Le stesse osservazioni sono state avanzate da Cipro e Malta, due Paesi molto attivi in questo business. È dunque possibile aspettarsi qualche correttivo, magari con ulteriori deroghe. Ma a Bruxelles sono convinti che l'impianto del pacchetto non dovrebbe essere a rischio e che i veti alla fine rientreranno. Anche perché da Kiev il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha inviato un messaggio spazientito: «Gli Stati Ue che continueranno a opporsi all'embargo sul petrolio saranno complici dei crimini commessi dalla Russia in territorio ucraino».

 

petrolio

«Putin pagherà un prezzo e sarà caro» ha assicurato Ursula von der Leyen, presentando la proposta al Parlamento europeo. Dentro non c'è soltanto il petrolio, visto che vengono inasprite anche le sanzioni al settore bancario russo. Il principale istituto di credito, Sberbank, sarà scollegato dal circuito Swift e la stessa sorte toccherà anche alla Banca di Credito di Mosca e alla Banca Agricola Russa.

DMYTRO KULEBA

 

C'è poi il divieto di fornire servizi di consulenza alla Russia, mentre verranno oscurate tre emittenti televisive, tra cui Rtr-Planeta e R24. Infine si allunga la lista delle personalità colpite dal divieto di viaggio e dal congelamento dei beni: nell'elenco sono stati inseriti la moglie e i figli di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, e gli ufficiali dell'esercito responsabili dei massacri a Bucha e a Mariupol. Ma soprattutto c'è il patriarca Kirill, capo della chiesa ortodossa di Mosca.

 

L'Ue lo accusa di essere «responsabile del sostegno e dell'attuazione delle politiche che minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, nonché la sua stabilità e la sua sicurezza». Ursula von der Leyen ha inoltre annunciato la creazione di un Recovery Plan per ricostruire l'Ucraina, un piano di investimenti massicci che servirà anche ad agevolare il percorso di adesione all'Unione europea. Il modello sarà quello del Next Generation EU: soldi in cambio di riforme.

 

incontro dmitry kuleba sergei lavrov in turchia

«Dovrà affrontare le esistenti fragilità dell'economia ucraina e gettare le basi per una crescita sostenibile di lungo periodo - ha spiegato von der Leyen -. Si potrebbero stabilire obiettivi e traguardi da raggiungere per garantire che i fondi europei vengano spesi in linea con le regole Ue».

 

Proprio oggi a Varsavia si terrà la conferenza internazionale dei donatori per raccogliere fondi a sostegno dell'Ucraina: le stime dicono che il Pil di Kiev quest' anno potrebbe registrare un calo tra il 30 e il 50% e secondo il Fondo monetario internazionale servono almeno 5 miliardi al mese per assicurare il pagamento delle pensioni e degli stipendi ai dipendenti pubblici, oltre che per garantire il funzionamento dei servizi essenziali.

putin orbanLe cisterne in fiamme a Bryansk

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...