TIM, CAMBIA TUTTO LO SCENARIO – LA MANIFESTAZIONE DI INTERESSE DEL FONDO AMERICANO KKR, PRONTO AD ACQUISTARE TIM, È LA RISPOSTA DI GUBITOSI AI FRANCESI DI VIVENDI, PUYFONTAINE E BOLLORÈ, CHE VOGLIONO CHE LUI SI DIMETTA – GUBITOSI, CHE AVEVA GIÀ PORTATO DENTRO IL FONDO CON FIBERCOP, QUANDO SI E' TROVATO CON LE SPALLE AL MURO HA MESSO IN CAMPO KKR – IL FONDO AMERICANO HA DATO TEMPO 4 SETTIMANE PER RISPONDERE. E ORA CHE FARÀ BOLLORÈ?
1. TIM, L'OFFERTA DEL MAXI FONDO USA: KKR PRONTO AD ACQUISTARE IL GRUPPO
Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”
luigi gubitosi al convegno di fratelli d'italia sulla rete unica
Il fondo americano Kkr mette nel mirino Tim. Nelle scorse ore sul tavolo del presidente del gruppo telefonico, Salvatore Rossi, è arrivata una manifestazione di interesse dal fondo Usa, già azionista di FiberCop, la società in cui Tim ha spostato l'ultimo miglio della rete telefonica, per l'intero gruppo. Rossi ha convocato per oggi un consiglio per comunicare la proposta, che arriva mentre imperversa la bufera sul gruppo telefonico, con il primo azionista, la media company francese Vivendi, che si è messo in movimento per cambiare l'assetto di vertice.
Due settimane fa si è tenuto un consiglio straordinario per verificare la fiducia e nei giorni scorsi diversi consiglieri di Tim hanno chiesto a Rossi una nuova riunione, inizialmente convocata per venerdì prossimo 26 novembre ma che le vicende di queste ore rischiano di rendere meno decisiva. Di vero c'è che i risultati dell'ultimo trimestre non sono stati positivi e che l'accordo con Dazn per portare la serie A su Tim Vision non ha portato i numeri attesi. Motivo per cui i consiglieri hanno iniziato a marcare stretto il management chiedendo di riesaminare la strategia.
La posizione di Vivendi è ancora più rigida e il ceo Arnaud de Puyfontaine, che siede nel consiglio di Tim, starebbe conducendo da giorni sondaggi per arrivare a un avvicendamento al vertice. Al momento la situazione viene definita fluida, anche se il clima resta molto teso, e certamente l'entrata in scena di Kkr aumenterà la tensione. A questo punto è molto probabile che lo strappo improvviso di Vivendi in consiglio sia dovuto ai movimenti del fondo Usa.
Alcune voci parlano di un'operazione su Tim a cui la media company di Vincent Bolloré starebbe lavorando con il fondo Cvc e l'aiuto dell'ex ad del gruppo telefonico, Marco Patuano. Di certo Vivendi avendo il 23,5% del capitale di Tim non lascerà passare facilmente Kkr. Il fondo Usa è interessato a tutta Tim e, da quanto si apprende, sarebbe disponibile a lanciare un'offerta pubblica sull'intero capitale del gruppo, le cui azioni sono ai minimi storici. Attraverso i suoi canali diplomatici, Kkr avrebbe sondato nei giorni scorsi il governo, dal quale non sarebbero arrivate indicazioni, come di consueto essendo Tim una società quotata.
Ma il fatto che la proposta sia poi giunta attraverso i canali ufficiali sul tavolo del gruppo telefonico lascerebbe intendere se non altro una neutralità, fermo restando che Palazzo Chigi ha comunque i poteri della «golden power» a tutela della rete, asset strategico per la sicurezza nazionale, inclusa la rete internazionale custodita dentro Sparkle. E' ipotizzabile che in caso di un'Opa il governo metta dei paletti a difesa della rete, tanto per la parte contenuta in FiberCop quanto per la cosiddetta «rete primaria» rimasta a Tim. Ma potrebbe anche andare oltre e aprire un tavolo per discutere dell'assetto generale della rete, in un'ottica che potrebbe anche portare a una sorta di nazionalizzazione sotto il cappello della Cassa depositi e prestiti, azionista con il 10% di Tim e con il 60% di Open Fiber, l'altra società che sta costruendo in Italia la rete in fibra ottica.
E' probabile che negli incontri istituzionali Kkr abbia avuto contezza che l'operazione su Tim comporterebbe dei vincoli. Ma essendo già in FiberCop sa bene quanta attenzione c'è a livello istituzionale sull'infrastruttura telefonica. Oggi la proposta sarà portato in consiglio. Kkr avrebbe chiesto un riscontro entro quattro settimane. Un tempo ragionevole, se non fosse per lo scontro in corso, destinato a deflagrare ora che Vivendi si trova a dover fronteggiare il fondo Usa, la cui potenza finanziaria è imparagonabile alla pur ricca media company parigina controllata da Vincent Bolloré, anche aggiungendo i fondi di Cvc. Ma ha già il 23,5% e rappresenta un evidente ostacolo sulla strada di Kkr e del riassetto di Tim.
SALVATORE ROSSI LUIGI GUBITOSI
TIM, IL 26 NUOVO ROUND IN CDA SU «STRATEGIE E ORGANIZZAZIONE»
Antonella Olivieri per “il Sole 24 Ore”
Venerdì prossimo si terrà un altro consiglio straordinario di Telecom. Trova conferme la notizia anticipata da Repubblica. A farsi promotori dell'iniziativa che aveva portato alla riunione consiliare dell'11 novembre erano stati i due consiglieri di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine e Franck Cadoret, con altri tre consiglieri indipendenti. Questa volta, secondo alcune indicazioni, l'iniziativa sarebbe partita dal collegio sindacale, ma poi nella richiesta di un nuovo confronto si sarebbero accodati anche altri consiglieri, a livello individuale, o di comitato.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
All'ordine del giorno, a quanto risulta, ci sono comunque ancora gli stessi temi di 15 giorni fa: «strategie e organizzazione». Non sono al momento sul tavolo tematiche di governance, anche se voci concordanti riportano che il gruppo che fa capo a Vincent Bollorè, primo azionista col 23,9%, insiste per un avvicendamento interno. Non ci sarebbe però una candidatura condivisa da tutti gli stakeholder, con la conseguenza del perdurare di una situazione di stallo che va a scapito del maggior gruppo di telecomunicazioni nazionale. Al di là delle posizioni individuali, non è chiaro quali siano le strategie che dovrebbero portare fuori dalle secche Telecom, nè chi sia pienamente titolato a portarle avanti.
Il dato di fatto, a quindici giorni di distanza dall'appuntamento che avrebbe voluto contribuire a chiarire la situazione è che i dubbi sull'andamento dei conti e delle politiche per invertire la rotta non sono diminuiti, ma semmai aumentati. Ci sarebbero più lettere alla società, oltre a quella del collegio sindacale. Solo Vivendi avrebbe rilanciato il tema della governance. Ma tutti esprimerebbero preoccupazione, con la richiesta di ulteriori chiarimenti, su almeno due punti. Un punto riguarda ancora la decisione di puntare sul calcio e l'accordo con Dazn, che garantisce un minimo di 340 milioni all'anno alla piattaforma che si è aggiudicata i diritti a trasmettere le partite di Serie A.
Come noto, i conti non tornano, anche se la società non ha mai alzato il velo sulle cifre. A stare alle ultime voci, non confermabili, gli abbonamenti del calcio sarebbero pari a poco più di un terzo di quelli previsti dal budget (1,4 milioni), con la conseguenza che - tra minimi garantiti, costi di distribuzione e spese pubblicitarie - l'operazione allo stato costerebbe il sacrificio di qualche centinaio di milioni di Ebitda. Il secondo punto è sulla rete. La critica in sintesi è la seguente: perchè fossilizzarsi sulla lettera d'intenti firmata con la Cdp due estati fa, anche quando era chiaro che l'ipotesi rete unica, l'integrazione con Open Fiber, non avrebbe avuto chance di sopravvivere al vaglio di Bruxelles?
A dare voce alle preoccupazioni è stata anche S&P che venerdì ha abbassato a BB il rating della compagnia, che già era non investment grade. Non è una buona notizia per un gruppo tuttora gravato da quasi 30 miliardi di debiti finanziari. La questione ora è capire come se ne esce. Che sia dell'una o dell'altra parte, una vittoria ai punti, nell'estenuante braccio di ferro tra management e socio di maggioranza relativa, non risolverebbe la questione, ma prolungherebbe solo il malessere a danno dell'azienda. Anche perchè i francesi potrebbero sempre chiamare un'assemblea per cercare di risolvere l'impasse. Di fronte a questa situazione disordinata, i sindacati chiedono di essere ascoltati dal Governo
luigi gubitosi nel 2008vincent bollorebollore e de puyfontaine assemblea vivendi