“L’ITALIA IN DECLINO STA AFFOSSANDO PURE NOI” - MARCHIONNE PIÙ INCAZZATO CHE PREOCCUPATO PER IL TONFO FIAT - FUSIONE A RISCHIO CON CHRYSLER? SI VA AVANTI - MA IL RECESSO IN TEORIA PUÒ FARLA NAUFRAGARE

Raffaella Polato per “Il Corriere della Sera

 

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO

Dice: «Non sono turbato». Però: «La stampa ha ingigantito il diritto di recesso», si è dipinto «uno scenario esagerato», in Borsa «stiamo pagando un prezzo per questa reazione eccessiva e per la mancanza di comprensione di ciò che comporta». Mostra tranquillità ma va giù pesante, Sergio Marchionne. Con il titolo a —5,55% siamo al secondo dei quindici giorni di passione, rumors, incertezza che attendono Fiat Chrysler.

 

E il copione è lo stesso del primo, martedì, quando per i soci contrari alla fusione si è aperta la finestra di due settimane che consente di recedere dall’azionariato. L’altro ieri, sui timori che alla fine le richieste di rimborso si rivelino tali da bucare il tetto fissato a 500 milioni e facciano così slittare il merger, la nascita di Fca, lo sbarco a Wall Street, le quotazioni erano arrivate a perdere oltre il 7% (rosso dimezzato al 3,11% della chiusura solo dopo le secche smentite di Torino).

fiat logofiat logo

 

Ieri, clima persino peggiore. In primo piano c’erano i dati sul Pil, la confermata recessione tecnica al posto della sperata ripresa, e tutta Piazza Affari ha navigato dall’inizio in piena bufera. 
 

In conference call da Detroit, con gli analisti convocati per l’ultima trimestrale Chrysler (619 milioni di dollari di utile netto, +22%, ma «sono ancora esageratamente insoddisfatto» di un margine inferiore a quelli di Ford e Gm), Marchionne ha dunque ragione a sottolineare che «i numeri in arrivo dall’Italia generano sui mercati un sentimento e un impatto negativo sull’Italia stessa, e noi veniamo trascinati dentro come parte del Paese».

 

IL NUOVO LOGO DI FIAT CHRYSLER AUTOMOBILESIL NUOVO LOGO DI FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES

Però nel caso Fiat tutto ciò non fa che amplificare l’effetto-recesso e la relativa speculazione. È questo che continua a tener banco in Piazza Affari. È questo che, dopo aver affossato il titolo oltre l’8,5%, costa in chiusura quell’altro pesante passivo: —5,55% significa quota 6,465 euro. Un solco ancora più ampio rispetto ai 7,727 euro del recesso. 
 

È un rebus, peraltro, il tutto. Il diritto a recedere vale soltanto per le azioni possedute prima dell’assemblea straordinaria che, venerdì scorso, ha approvato la fusione (anche se, per qualcuno, aggiungerci altri titoli ora puntando al valore di rimborso potrebbe servire ad abbassare il prezzo medio di carico). Sul fronte di chi possiede questi requisiti ci sono senz’altro fondi e investitori istituzionali.

 

Tutt’altro che compatti, nella valutazione dell’operazione, e lo spartiacque è il ruolo blindato di Exor. Dopo la fusione, grazie al meccanismo del voto multiplo, il 30% della holding guidata da John Elkann potrebbe in realtà arrivare a pesare fino al 46%. La bassissima contendibilità che ne deriva è quello che divide i fondi.

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN FOTO LA PRESSE

 

Ha votato sì alla fusione — per avere i nomi occorrerà attendere il verbali d’assemblea — chi considera comunque superiori i vantaggi legati alla quotazione a Wall Street. Pollice verso da chi si è concentrato sulla contendibilità. E che ora, se è vero che sono sufficienti meno di 65 mila azioni a superare il tetto dei 500 milioni, ha in mano l’arma (il recesso) che può far naufragare l’intera operazione. 

 

wall streetwall street

È plausibile, lo scenario? A rafforzare le tesi di Marchionne — rumors « infondati» ed «esagerati dalla stampa» — è arrivata ieri sera un’analisi di Barclays. Sintesi: «Vediamo solo un piccolo rischio che la fusione non vada in porto» (e la stessa Exor avrebbe gli spazi «per proteggere il merger»). Dopodiché, se «fino a ieri (martedì, ndr ) non c’è stata alcuna notifica di recesso, i dati li vedremo a fine agosto e io non sono turbato», non è che l’amministratore delegato possa escludere tout court l’ipotesi. La liquida però con le solite tre parole: «Ripeteremmo tutto più avanti».

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...