arrivabene marchionne ferrari

MARCHIONNE SCOPRE IL SAPORE DELLA POLVERE - LE FERRARI BENE IN BORSA, MALE IN PISTA - RIVOLUZIONE MADE IN ITALY IN ARRIVO? - CON LE ROSSE, SERGIO COME MONTEZEMOLO - NEL 2019 MOLLA ELKANN AI SUOI DESTINI, MA RIMARRA’ PRESIDENTE DI MARANELLO

Benny Casadei Lucchi per il Giornale

 

 

Due frasi che non andavano dette, due mondi che aveva creduto simili, due errori che certamente non ripeterà. Sergio Marchionne osserva i numeri della trimestrale FCA e sono numeri grassi. Conti positivi, utili triplicati, quote mercato in aumento. Da manager avrebbe tutto per essere felice.FERRARI SPA 4FERRARI SPA 4

 

Ma non può gioire. Perché da manager sportivo ha fallito. Due frasi, due mondi, due errori. In poco più di settecento giorni da presidente a Maranello ha visto la sua Ferrari tornare indietro di oltre due decenni. Ai primi anni Novanta, al primo Montezemolo che si era ritrovato un caos cosmico da gestire e da cui, possibilmente, uscire. All'epoca era stata necessaria una rivoluzione. E proprio a questo starebbe oggi pensando Marchionne. Era peggio allora.

 

MARCHIONNE QUOTAZIONE FERRARI A NEW YORKMARCHIONNE QUOTAZIONE FERRARI A NEW YORK

Perché in quegli anni era anche la produzione di serie a non regalare sorrisi. Adesso è tutto diverso e la cosa, forse, innervosisce ancor di più Marchionne: perché la Ferrari quotata in Borsa col titolo via via sempre più forte, la Ferrari del brand, delle gran turismo è una macchina da soldi che sfiora la perfezione aziendale ma questa perfezione non è merito suo. E se in pista ha ereditato un progetto che nel 2015 era stato in grado di regalare tre vittorie, adesso che le monoposto schierate sono quelle pensate sotto la sua presidenza, adesso sono solo delusioni.

 

Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo

Ma questo è il passato. E' guardando al futuro che Marchionne avrebbe capito quanto sia stata sbagliata la frase con cui, nel settembre 2014, a Cernobbio, aveva licenziato Montezemolo: Un manager a capo della Ferrari non si giudica solo dai risultati economici ma anche da quelli sportivi... e sono 6 anni che non vinciamo niente.... Adesso vorrebbe aver messo alla porta il suo predecessore usando ben altre parole. Avrebbe potuto. Non ha voluto.

 

Così come non avrebbe voluto caricare di extra pressioni il team ed extra attese i tifosi con i proclami dello scorso inverno quando parlava di mondiale della rivincita e di pronti e via vinciamo in Australia e magari dappertutto. In quei giorni, persino il premier Renzi aveva commentato che, in quanto a pressioni, non avrebbe voluto trovarsi nei panni di Arrivabene, il capo del team.

 

MATTIA BINOTTOMATTIA BINOTTO

Ma in quei panni, vedrete, ci potrebbero presto stare altri. E' questione di tempo, di un mondiale da terminare raschiando il barile in cerca di tardive soddisfazioni. Mancano tre gp, il primo domenica, in Messico. C' è solo da augurarsi, anche per rispetto verso Arrivabene, che in fila per sostituirlo o affiancarlo non ci siano nomi di serie B come quello del francese Boulier, ex McLaren. Serve ben altro. Però le rivoluzioni non si fanno cambiando o ridimensionando un solo uomo, potrebbe accadere dell' altro. Il tutto tenendo fisso il ruolo del nuovo direttore tecnico promosso da Marchionne in estate: Mattia Binotto.

 

Delle due frasi e dei due errori si è detto. Veniamo ai due mondi. Una cosa è produrre, un' altra gareggiare. A febbraio avevamo ricordato a Marchionne che la volatilità dei mercati sembra granitica certezza rispetto all' imponderabile dello sport. Ora l' ha scoperto.

 

NATALE FERRARI VETTEL RAIKKONENNATALE FERRARI VETTEL RAIKKONEN

Troppi errori in pista. Troppi guasti. Ad Austin persino Kimi in retromarcia. E' con questa nuova consapevolezza, chiamarla umiltà sarebbe eccessivo, che Marchionne cerca adesso di correre ai ripari. Ma ha poco tempo. Ad Austin nessuno della nuova proprietà della F1, gli americani di Liberty Media, ha usato la cortesia di far visita al team di Maranello.

 

Non si era mai vista una Rossa snobbata o trattata come le altre squadre. Segno di un trend che va al più presto invertito, tanto più che i padroni Usa meditano di togliere molti benefit milionari fin qui assegnati al Cavallino.

 

Ecco perché Marchionne studierebbe la rivoluzione. Che nel medio termine potrebbe toccare anche i piloti. L' imponderabile dello sport gli ha insegnato che gente come il povero Schumacher non si replica e Vettel è, sì, un campione ma non un fuoriclasse. Marchionne l' avrebbe capito progressivamente, mentre nel contempo iniziava ad apprezzare le imprese, anche sopra le righe, del giovane Verstappen. Chissà...

renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari

 

Per cui difficile pensare a un prossimo rinnovo per Vettel (scadenza fine 2017) reduce da una stagione deludente. Inspiegabilmente, il presidente pare invece affascinato da Raikkonnen. Quasi gli servisse, visto il buon rendimento di quest' anno, per tenere in caldo un posto per qualcuno. Ed è qui che si potrebbe aprire un altro capitolo caro a Marchionne: l' italianità. Caldeggiata per fare in modo che la nostra gente torni a dare lezioni agli stranieri. La spiazzante scelta di Binotto va in questa direzione. Ma potrebbe esserci dell' altro alla voce piloti. Poche settimane fa proprio sul Giornale avevamo raccontato di Antonio Giovinazzi, il talento della Gp2 reduce da gare memorabili.

Antonio GiovinazziAntonio Giovinazzi

 

Come confermato dal suo manager, Enrico Zanarini, ex di Eddie Irvine, per cui uomo che conosce bene Maranello, da tempo trattative e colloqui sono aperti con tutti i big team. Anche con la Ferrari. Che starebbe studiando un modo per non farsi scappare il ragazzo.

 

E visto che Marchionne ripete che nel 2019 lascerà l' incarico di amministratore delegato FCA, ma non dice mai che farà altrettanto con la presidenza Ferrari, l' apertura nel 2018 ad un giovane talento, per di più italiano, magari da affiancare a Verstappen, sarebbe il modo migliore per domare definitivamente il Cavallino che in molti, a ragione, associano ancora ai fasti di Montezemolo. Impresa impossibile? Non è detto. Marchionne quest' anno ha scoperto che l' imponderabile dello sport può essere nemico. Ma anche amico.

Ultimi Dagoreport

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…