TUTTE LE BALLE DI MARPIONNE - SAPEVA BENISSIMO, QUANDO PRESENTÒ “FABBRICA ITALIA” CHE IL MERCATO SAREBBE CROLLATO - PRIMA DICE CHE LA FIAT OPERA NEL MONDO, POI CHE ORMAI DIPENDE DA CHRYSLER - IL “CORRIERE” LECCA-LECCA: ‘’TUTTI AMANO MARCHIONNE’’ - SICURI? AVEVAMO LETTO CHE LA VOLKSWAGEN A LUGLIO, DEFINENDOLO “INSOPPORTABILE E SCREDITATO”, NE AVEVANO CHIESTO LE DIMISSIONI DALL’ASSOCIAZIONE EUROPEA DEI PRODUTTORI D’AUTO…

1 - MARCHIONNE, IL CORRIERE LO AMA...
Dal "Fatto quotidiano"

Sergio Marchionne saggiamente si fa intervistare da Repubblica, perché i giornali della casa possono fare da soli. E così il Corriere della Sera (di cui Fiat è il secondo azionista dopo Mediobanca) riferisce in contumacia che il nostro eroe "è amareggiato", che "è stato giudicato per decisioni che non ha preso", o povero, e che "benché l'Italia sia al centro dei progetti europei del manager, nessuno ora ricorda le sue parole". Smemorati e ingrati. Anche un po' stronzi. E Sergio soffre.

"Ai suoi non nasconde la sua delusione per l'accusa di aver tradito e ingannato l'Italia", lui che "ha portato qui la sua macchina più importante, la Nuova Panda". Grazie Sergio. Ma a lui che gliene importa? Il Corriere sa la vera verità, e ce la sbatte in faccia: "Marchionne, che non frequenta nessun salotto, né torinese né romano, conta su un alto consenso nei media internazionali e fra i suoi stessi concorrenti". Avevamo letto che i vertici Volkswagen a luglio, definendolo "insopportabile e screditato", ne avevano chiesto le dimissioni dall'associazione europea dei produttori d'auto. E invece il Corriere fa finalmente chiarezza: il suo azionista è amato universalmente.


2 - FIAT: MARCHIONNE ARRIVATO A TORINO
(ANSA) - L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, è arrivato poco fa a Torino dagli Usa con il suo aereo privato. Marchionne, che in questi giorni lavorerà al nuovo piano d'investimenti per l'Italia, ha un appuntamento importante in agenda: sabato andrà con il presidente Fiat, John Elkann, a Palazzo Chigi dove incontrerà il premier Mario Monti, i ministri Elsa Fornero e Corrado Passera. Il governo vuole chiarezza sull' impegno per il Paese e sul futuro degli stabilimenti italiani.


3 - LE IDEE CONFUSE DEL SUPERMANAGER...
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

A dispetto dei laudatores a stipendio fisso, Sergio Marchionne non è un gran comunicatore, e lui stesso lo ammette nell'intervista pubblicata ieri dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro. La battutaccia sul fatto che non compra più le scarpe di Diego Della Valle (che l'ha aspramente criticato) è copiata malamente dal repertorio di scarto di Silvio Berlusconi. Le due pagine di intervista, evidentemente trascritte da una concitata conversazione telefonica, meritano però attenta analisi. Mauro provoca abilmente il manager italo-canadese, e lui abbocca, regalandoci l'autoritratto di un uomo in difficoltà, la cui immagine di infallibile supermanager sarebbe diversa se la Fiat non fosse proprietaria di importanti giornali.

Dice Marchionne, per spiegare a Ezio Mauro la marcia indietro sul piano Fabbrica Italia (20 miliardi di investimenti in Italia): "Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato".

IDEE CONFUSE SUL FUTURO
Non è vero. Il 21 aprile 2010, presentando il piano Fabbrica Italia, ha detto: "In Italia senza incentivi le vendite scenderanno del 30% nel secondo semestre dell'anno". La verità è che da anni Marchionne guarda immobile il crollo delle vendite Fiat, Alfa Romeo e Lancia, aspettando che il mercato riparta da solo, e teorizzando, unico al mondo, l'ardita tesi che i nuovi modelli non sono causa ma effetto delle maggiori vendite.

Dice a Repubblica: "Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c'è". Due anni fa disse: "I nostri nuovi modelli arriveranno a fine 2011-inizio 2012. C'è chi pensa diversamente, ma è stata una scelta precisa. Per la gamma di prodotti credo di avere giocato le mie carte in modo intelligente".

LE DURE LEGGI DEL MERCATO
Marchionne sembra divertirsi ad adottare il linguaggio di Carcarlo Pravettoni, lo spietato imprenditore da cabaret inventato da Paolo Hendel. Mauro gli chiede come spiega agli americani il mistero del buon andamento della Chrysler e di quello pessimo della Fiat. Risposta: "Quando spiego, loro fanno due conti e mi dicono cosa farebbero: chiusura di due stabilimenti per togliere sovracapacità dal sistema europeo".

È il mercato, bellezza. Il super-manager incalza: "Mi risponda lei: se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro ma addirittura di non recuperare i soldi investiti? Scusi, se il quadro è quello che le ho fatto, e certamente lo è, si immagina cosa farebbe qualunque imprenditore al mio posto? Cosa farebbe uno straniero, in particolare un americano, un uomo d'azienda con cultura anglosassone? Dovreste rispondervi da soli". Mauro vacilla, prova a parlare di famiglie e esseri umani. Niente da fare. Per inciso, Marchionne parla sempre in prima persona, come se la Fiat fosse sua.

MARCHIONNE IL PATRIOTA
Ma c'è il colpo di scena. Dietro tanta apparente durezza c'è un cuore che batte. Marchionne rivela che lui non ha fatto ciò che le dure leggi del mercato gli imporrebbero. Che dunque la Fiat in Italia è un'azienda assistita, che succhia i profitti realizzati dal gruppo altrove nel mondo. Il manager rivendica: "In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via. Le assicuro che ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi".

Poi entra nei particolari: "E qui lei dovrebbe già aver capito la mia strategia. Gliela dico in una formula: cerco di assecondare la ripresa del mercato Usa sfruttandola al massimo per acquisire quella sicurezza finanziaria che mi consenta di proteggere la presenza Fiat in Italia e in Europa in questo momento drammatico". Qui i pasdaran del mercato vacillano e si disorientano. Perché poco prima Marchionne ha espresso il concetto opposto: "La Fiat non è più un'azienda solo italiana, opera nel mondo, con le regole del mondo. Per essere chiari: se io sviluppo un'auto in America e poi la vendo in Europa guadagnandoci, per me è uguale".

MARCHIONNE IL PIACIONE
Nonostante rivendichi il contrario, a Marchionne non piace essere odiato. Come B., chiede consenso, vuol'essere amato. Così non si tiene e sbotta: "Ancora una cosa: io non sono nato in una casta privilegiata, mi ricordo da dove vengo, so perfettamente che mio padre era un maresciallo dei carabinieri". Frase misteriosa, perché fuori contesto, e perché non si capisce cosa ci sia di umiliante nell'essere figlio del maresciallo. Mauro trasalisce: "Cosa intende dire?". "Che non sono l'uomo nero". Qui Mauro avrebbe forse potuto consolarlo con una citazione: "No Sergio, tu non sei cattivo". ("Frankenstein junior", 1974, regia di Mel Brooks).

CHE COSA VUOLE DAL GOVERNO?
La Fiat ha una nobile tradizione di sussidi statali, sui quali Marchionne gioca a rimpiattino. Dice: "Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia". Poi sbeffeggia i ministri competenti: "Se mi cercano li vedrò, certo. Immagino che incontrerò Passera, Fornero. Ma poi?". Rivendica di essere stato lui due anni fa a dire basta alla droga degli incentivi per la rottamazione, anche se non è vero. E sfodera la richiesta forte: "Io voglio una riforma del lavoro, che ci porti al passo degli altri Paesi".

Un'altra? E le condizioni di lavoro imposte a Pomigliano e a Mirafiori con i nuovi contratti in deroga a tutto non bastano? Mauro azzarda che forse lui vuole una "guerra ideologica" con il sindacato. Marchionne si ribella, vuole solo stare al passo con i tempi. E riscrive la storia: "Lo so che la Fiat di Valletta aveva asili e colonie, ma si muoveva in un mondo protetto dalla competizione, dazi e confini, che sono tutti saltati". Asili e colonie? Veramente Valletta era quello che licenziava gli iscritti alla Fiom. Marchionne è quello che non li assume. E questa è la differenza.

 

SERGIO MARCHIONNE SERGIO MARCHIONNE jpegSergio Marchionne fiatSERGIO MARCHIONNE SERGIO MARCHIONNE A SIXTY MINUTESSERGIO MARCHIONNE VERSIONE 'BARBUDO'SERGIO MARCHIONNE CON LA BARBASERGIO MARCHIONNE SERGIO MARCHIONNE pensieroso

Ultimi Dagoreport

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO