MASSAC-RATING - NONOSTANTE LA MANOVRA DA 59 MLD €, MOODY'S POTREBBE DECLASSARE IL DEBITO ITALIANO - LA BOCCIATURA SI SCARICHEREBBE SUGLI ENTI LOCALI, SULLE SOCIETÀ PUBBLICHE E SULLE BANCHE - DOPO IL CRAC LEHMAN LA TENUTA DEGLI ISTITUTI È LEGATA A QUELLA DELLO STATO - NON È UN CASO SE, A GIUGNO, DOPO AVER MESSO SOTTO OSSERVAZIONE IL NOSTRO PAESE HA FATTO LO STESSO CON 16 BANCHE ITALIANE…

Federico Fubini per il "Corriere della Sera"

Quando tre mesi fa lanciò il suo avvertimento, Moody's indicò anche un motivo di natura politica: «L'adozione di nuove misure a tutela del bilancio potrebbe dimostrarsi difficile, perché il sostegno elettorale del governo si sta indebolendo». Quel giorno Moody's mise l'Italia sotto osservazione per un declassamento del giudizio sulla tenuta del debito. Da allora il governo ha approvato due correzioni di seguito della traiettoria del deficit, per 59 miliardi di euro. Da quando Moody's ha parlato, l'obiettivo del pareggio di bilancio è stato anticipato di almeno due anni: al termine di un percorso caotico e incerto, il Parlamento ha approvato ieri esattamente ciò che Moody's temeva non fosse possibile.

Questo può far sperare al governo che il declassamento sia scongiurato, ma non è affatto certo che alla fine andrà così. Di solito Moody's impiega tre mesi per decidere se un debitore messo sotto osservazione merita la bocciatura o no. Non sempre questa scadenza è tassativa, ma nel caso dell'Italia i tre mesi scadono alla fine di questa settimana: se l'analisi della manovra produrrà un pollice verso fra gli analisti del gruppo statunitense, l'Italia può svegliarsi sabato mattina un gradino più in basso (oggi è «Aa2») nella scala dell'affidabilità.

Il giudizio sullo Stato centrale a sua volta si scaricherebbe sugli enti locali, sulle società pubbliche e soprattutto su decine di banche. Nel mondo post-Lehman la tenuta degli istituti è legata a quella dello Stato in cui hanno sede, perché in certi casi solo i contribuenti possono salvare i banchieri. Non è un caso se Moody's in giugno ha messo sotto osservazione 16 banche italiane quattro giorni dopo aver fatto lo stesso con la Repubblica. Ora una bocciatura degli istituti non farebbe niente per facilitare il loro accesso al credito, oggi già faticosissimo in molti angoli d'Europa.

La scelta di Moody's sarebbe poi un precedente per le altre grandi agenzie di rating. Standard & Poor's per prima a maggio aveva catalizzato i timori del mercato sull'Italia aprendo la serie delle revisioni per un declassamento. E prima o poi anche S&P's dovrà scogliere la sua riserva.

Facile prevedere dunque che in questi giorni a Moody's si stia pesando ogni mossa sulla base del richiamo di tre mesi fa. Allora l'agenzia spiegò la sua mossa con il rischio che i tassi d'interesse sul debito italiano salissero, visto come i mercati stanno trattando i Paesi europei più indebitati. Previsione centrata: tre mesi fa il debito a dieci anni costava al Tesoro il 4% ma ai tassi di ieri costa circa il 5,6%, un aumento che alla lunga può far salire il deficit di più dell'1% del Pil.

Tre mesi fa Moody's ricordava anche la debolezza del Paese quando si tratta di produrre beni e servizi a costi competitivi, e la sclerosi dei mercati. Anche su questo poco è cambiato, benché l'articolo 8 della manovra possa rendere il mercato del lavoro un po' più simile a come Moody's lo vorrebbe. E di sicuro una manovra fatta in gran parte di tasse comporta meno crescita e meno competitività. Già ora gli investitori tengono il premio di rischio dei Btp sui Bund a circa 400 punti: scarto record malgrado la Bce abbia già comprato 50 miliardi in Btp, anche perché gli investitori anticipano già la bocciatura sul rating.

Poi però Moody's dovrà mettere sul piatto anche altri fatti. Uno è che l'Italia, dopo aver pagato gli interessi sul debito, ha il surplus di bilancio più alto dell'area-euro: questo cosiddetto saldo primario è decisivo per far calare il debito. Per quanto piena di misure discutibili, la manovra fa salire il surplus primario ben sopra il 2% del Pil nel 2012: il Paese sarà in grado di ripagare e far calare il suo alto debito già dai prossimi mesi. Neppure la Germania è così avanti nel risanamento dei saldi. Ma quanto ciò conti per le agenzie di rating, si capirà solo a partire dai prossimi giorni.

 

Moody'sLehman BrothersSede UnicreditIntesa

Ultimi Dagoreport

mario draghi praga

DAGOREPORT - MA DRAGHI, COSA SI ASPETTAVA COL SUO DISCORSO AL SENATO, DA PARTITI CHE AVEVANO GIA' AFFOSSATO IL SUO GOVERNO E LA SUA AMBIZIONE QUIRINALIZIA? E SE È ANDATO VIA SBATTENDO LA PORTA, STIZZITO (“VEDO CHE GUARDATE L’OROLOGIO, PER CUI VI RINGRAZIO”) - EPPURE LE SUE PAROLE CONTENEVANO UNA PROPOSTA IMPORTANTE: FINANZIARE IL RIARMO CON EUROBOND - DIETRO IL NO A URSULA, CHE GLI AVEVA PROPOSTO DI COORDINARE IL PIANO REARM EU, PRIMA PASSO A UNA FUTURA DIFESA EUROPEA, CI SONO DUE MOTIVI... -VIDEO

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...