MEDIOBANCA, MASSIMA INGRATITUDINE - PRIMA NAGEL USA DELLA VALLE COME ARIETE PER CACCIARE GERONZI DALLE GENERALI, POI NEANCHE RIESCE A FARLO ENTRARE NEL PATTO - BOLLORÉ, PESENTI E LA BERLUSCHINA DETESTANO LO SCARPARO E GLI PREFERISCONO QUEL CHE RESTA DI LIGRESTI - È SALITO NELLE QUOTE? MA QUESTO HA POTUTO FARLO PERFINO IL GRUPPO GAVIO, INGUAIATO NELL’INCHIESTA PENATI - L’ASSALTO A RCS È DI NUOVO RIMANDATO…

1 - MEDIOBANCA PIÙ FORTI I FRANCESI E GAVIO. PORTE CHIUSE PER DELLA VALLE...
Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Dopo settimane di negoziati e qualche colpo basso, si è finalmente conclusa la complicata operazione che serve a puntellare gli assetti di potere di Mediobanca, il crocevia più importante del potere finanziario nazionale. Porte chiuse a Diego Della Valle, che puntava a entrare nel consiglio dell'istituto. Mentre nel patto di sindacato che governa la banca perde peso la pattuglia dei soci stranieri con l'uscita delle banche tedesche Commerzbank e Sal Oppeneim e dello spagnolo Banco Santander.

La sorpresa vera riguarda però la famiglia Gavio, che da meno dello 0,1 per cento dovrebbe crescere fino all'1 per cento. È la conferma di un rapporto che dura da un ventennio, sin da quando il fondatore Marcellino Gavio, scomparso nel 2009, frequentava Enrico Cuccia e il suo erede Vincenzo Maranghi. Adesso la famiglia piemontese, ricchissima di liquidità grazie alla gestione di centinaia di chilometri di autostrade in Italia, è chiamata a puntellare il potere del presidente Renato Pagliaro e dell'amministratore delegato Alberto Nagel.

Proprio in questi giorni il gruppo Gavio è tra l'altro tornato alla ribalta delle cronache, ma non quelle finanziarie. Bruno Binasco, da sempre potente numero uno dell'azienda, è infatti coinvolto nelle indagini penali sul cosiddetto "sistema Sesto" che ruotava attorno a Filippo Penati, l'ex presidente Pd della provincia di Milano.

I nuovi equilibri azionari di Mediobanca sono stati svelati ieri al termine dell'assemblea del patto di sindacato, dopo che per settimane si è lavorato di fino per bilanciare poltrone e poteri. Salgono, come previsto i francesi Vincent Bolloré (arriverà al 6 per cento dall'attuale 5,4) e il gruppo assicurativo francese Groupama (dal 3,1 al 5 per cento circa). E anche Della Valle possiede opzioni per passare dallo 0,48 all'1,9 per cento.

Nei mesi scorsi, quelli dello scontro su Cesare Geronzi, Della Valle e Bolloré si sono trovati su fronti opposti, con il francese che fino al'ultimo ha tentato di difendere il banchiere. Partita persa, ma da allora Bolloré si è prontamente riallineato trovando un modus vivendi con Nagel, l'amministratore delegato che da dietro le quinte, ma neppure troppo, si era speso per mandare in pensione Geronzi.

Non teme invece l'usura del tempo il rapporto tra Mediobanca e i Ligresti, un legame nato anche questo un quarto di secolo fa ai tempi di Cuccia. Così, non appena nei giorni scorsi è stata ventilata la possibile uscita del consiglio di Jonella Ligresti, primogenita del patron Salvatore, per far posto a Della Valle, l'ipotesi è prontamente rientrata anche per l'opposizione di una parte degli amministratori. Tra questi, probabilmente, anche Bolloré, Giampiero Pesenti e la stessa Marina Berlusconi. E così' i Ligresti resistono in Mediobanca, nonostante le gravi difficoltà del loro gruppo, di fatto commissariato da Unicredit, di gran lunga il maggior creditore.

Le novità annunciate ieri verranno ratificate dall'assemblea dei soci in programma il 28 ottobre che voterà anche sull'ingresso di tre nuovi consiglieri proposti dal patto di sindacato. Sono Elisabetta Magistretti, Pierre Lefevre per Groupama e Anne Marie Idrac, manager vicina a Bolloré con una lunga esperienza anche nel governo e nel Parlamento di Parigi. Al vaglio dei soci il mese prossimo andranno anche i conti dell'esercizi chiuso al 30 giugno. I dati di bilancio, resi noti ieri, scontano la svalutazione dei titoli di stato greci in portafoglio e della partecipazione in Telco, la holding a cui fa capo Telecom Italia. Per effetto di queste due componenti straordinarie, che valgono circa 230 milioni di perdite a conto economico, l'utile di gruppo è calato da 401 milioni dell'anno scorso a 369 milioni.


2 - ECCO CHI RESISTE AL PLACIDO ARREMBAGGIO DI DELLA VALLE E ARPE...
Da "Il Foglio"

Ma quant'è stretta la porta d'ingresso nei salotti buoni della finanza italiana, pur ammaccata in tempi di crisi. Ne sanno qualcosa due tra i (pochi) emergenti dell'economia di casa nostra: Diego Della Valle, patron delle scarpe Tod's, uno dei pochissimi che non viene colto dal panico ogni volta che dà uno sguardo alle quotazioni dei suoi titoli. E

Logica vorrebbe che in Mediobanca si stendessero tappeti rossi per accogliere in consiglio il vulcanico Della Valle. E' stato lui, quasi omonimo di don Diego de la Vega (in arte Zorro), a sfidare e costringere al ritiro dalle Generali Cesare Geronzi, contrastato dai manager di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel in testa. Per giunta mister Tod's, che continua a macinare utili, è tra i pochi in questi tempi grami che accompagna le sue richieste con quattrini veri.

Ad agosto ha aumentato la sua quota in Mediobanca così come s'è detto disponibile a salire in Rcs, cosa che ha dato assai fastidio a Giovanni Bazoli e Giampiero Pesenti. Forse sta anche in questi due nomi una delle chiavi che hanno chiuso, per ora, la serratura del consiglio di Mediobanca a mister Tod's: ieri la riunione del patto ha confermato i rappresentanti precedenti.

Certo, all'apparenza la ragione della mancata cooptazione sta nelle resistenze di Jonella Ligresti, nel board per conto di Fonsai. L'uscita dai vertici di Mediobanca, il pilastro delle fortune di papà Salvatore fin dai tempi di Enrico Cuccia, avrebbe avuto il sapore della resa per la famiglia, salvata in extremis da Unicredit. Di qui il passo indietro di Della Valle: non volevo sostituire Jonella, ha detto.

Ma mister Tod's frequenta da troppo tempo le segrete stanze per non capire che la resistenza a farlo entrare nel consiglio più nobile va al di là dei sentimenti della famiglia Ligresti. In ambienti finanziari si accredita l'ipotesi che Alberto Nagel si sia speso non poco per assecondare la candidatura di Della Valle, riscuotendo l'attenzione di Marco Tronchetti Provera. Ma gli altri, Carlo Pesenti in testa, non hanno nascosto lo scetticismo per l'attivismo dell'ad. Come dire: almeno i nostri rappresentanti li scegliamo noi.

E così l'imprenditore marchigiano, che in Generali s'è rivelato un consigliere arrembante, anche troppo per i gusti di un capitalismo che predica flessibilità ma solo in casa altrui, è rimasto sull'uscio. Poco male, la vera porta da aprire, se non da sfondare, resta quella di Rcs.

 

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