MEDIOBANCA E JPMORGAN IN CAMPO PER MPS - COLPO DELLA VITA PER NAGEL E GRILLI: SI OFFRONO COME SALVATORI DI SIENA - LE BANCHE D'AFFARI PRONTE A PRESTITO PONTE PER COPRIRE LE SOFFERENZE E AD UN AUMENTO DI CAPITALE - MA NIENTE INTERVENTO PUBBLICO - TANTO A PAGARE SARANNO SEMPRE GLI OBBLIGAZIONISTI - LE AMBIZIONI DELL'EX MINISTRO E IL SALVAGENTE PER NAGEL
Dagonota
Nella "società liquida" tutto si mischia, tutto si confonde. Può succedere così che un advisor del Monte Paschi (JP-Morgan) possa prima prestare i soldi a Siena, poi diventarne azionista sottoscrivendo l'aumento di capitale.
E può anche succedere che la ex blasonata Mediobanca (per riparare i cocci della disgraziata operazione Rcs) provi a riprendersi un ruolo, sempre con Mps; anche se non partecipa al Fondo Atlante.
La Politica cammina sulle gambe degli uomini, diceva Nenni. Ma anche l'economia. Così, guarda caso, il responsabile Italia di Jp Morgan è quel Vittorio Grilli che, da ministro dell'Economia del governo Monti, scaricava ogni responsabilità del caso-Mps sulla Banca d'Italia.
“La situazione di Mps non è una novità, non è un fulmine a ciel sereno. Conoscevamo le sue problematicità già da un anno. Sui controlli dico solo che sono di competenza di Banca d’Italia”. Era il gennaio del 2013.
Vittorio Grilli aveva il dente avvelenato con Via Nazionale. Ignazio Visco era stato preferito a lui nel ruolo di governatore. Era ovvio che scaricasse ogni responsabilità sull'autorità di vigilanza.
Grilli, però, è almeno dal 4 anni che conosce le condizioni del Monte Paschi. Ed è ovvio che scatenasse la "sua" Jp Morgan su Siena. Con la benedizione di Renzi, che nei giorni scorsi ha incontrato il numero uno della banca (o banda) d'affari.
Vittorio è un bocconiano cresciuto con il sogno di Mediobanca. E chissà che non voglia tornare a Milano. Magari proprio al posto di Alberto Nagel. Oggi lo carica nell'operazione Monte per - magari - scaricarlo domani se l'operazione dovesse andare bene. Anche al Tesoro aveva provato a fare le scarpe a Draghi. Tanto a pagare saranno sempre gli obbligazionisti. Nello schema di Jp Morgan dovranno trasformare le loro obbligazioni sbordinate in azioni inoptate dall'aumento di capitale.
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
L' incertezza che da mesi circonda il Monte dei Paschi e grava sull' intero settore del credito in Italia potrebbe essere sul punto di ridursi. Per l'istituto di Siena si prospetta un aumento di capitale sotto gli auspici e con il sostegno di JPMorgan Chase, la più grande banca americana per dimensioni di bilancio e una delle più influenti al mondo sui mercati finanziari.
Il gruppo guidato da Jamie Dimon ha offerto a Mps un prestito-ponte in vista della vendita sul mercato di alcuni dei suoi crediti a rischio di default. Nel frattempo però sta lavorando anche a una seconda operazione.
Accanto all'impegno sulla bad bank, la parte di Mps gravata dai prestiti inesigibili, JPMorgan è pronta a svolgere un ruolo anche sulla good bank, la parte sana da ricapitalizzare dopo aver ceduto i crediti deteriorati e registrato le relative perdite.
Due protagonisti dei mercati finanziari confermano che JPMorgan ha accettato un incarico per far sì che Mps collochi sul mercato un aumento da 5 miliardi di euro. La banca americana si è già dichiarata disposta a costruire l'operazione con Mediobanca.
Le due non garantiranno di acquistare tutte le azioni che dovessero restare invendute, ma il segnale al mercato può essere determinante: la banca americana si muove con un bilancio da 2.370 miliardi di dollari (del 30% più grande del Pil italiano), nelle ultime due generazioni non ha mai fallito in un' operazione per la quale avesse accettato l' incarico, e oggi sa che il danno alla sua reputazione in caso di un insuccesso su Mps sarebbe gravissimo. Questi tre fattori, secondo alcuni, permetteranno a Mps di affrontare il mercato.
Non sarà semplice. Un aumento da 5 miliardi è un passo molto grande per una banca che ha già raccolto capitale per 8 miliardi negli ultimi anni, ma oggi in Borsa vale appena 827 milioni.
Prima di accettare l'incarico, JPMorgan ha sottolineato un aspetto: non deve esserci la garanzia di un intervento dello Stato italiano nel caso in cui parte del collocamento di Mps non trovasse compratori.
Il rischio di una sforbiciata sugli obbligazionisti più esposti, imposto dalla Commissione Ue in caso di salvataggio pubblico, rischia infatti di tenere lontani gli investitori privati. JPMorgan teme che nessuno compri le nuove azioni di Siena se resta il sospetto che una parte del collocamento resti scoperta, e dunque l' intervento del governo inneschi una tempesta per colpa delle perdite imposte agli obbligazionisti.
MONTE PASCHI DI SIENA BY VINCINO
Di qui l' idea di costruire un' operazione tutta sul mercato. Con contorni meno definiti, in queste ore emerge anche un altro aspetto potenzialmente interessante per il governo di Matteo Renzi: l'aumento di capitale potrebbe avvenire all' inizio del 2017, dopo il referendum costituzionale dell' autunno.
Se l' annuncio del sostegno di JPMorgan bastasse a stabilizzare il titolo di Mps nei prossimi giorni, questa è un' opzione percorribile e nelle regole. Sempre che, naturalmente, i regolatori della Banca centrale europea non sollevino perplessità sul piano inviato ieri da Roma.