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IL MERCATO È IN MANO AI ROBOT SPECULATORI – DIETRO I CROLLI A PIAZZA AFFARI DELLA PRIMA SETTIMANA DI AGOSTO CI SONO LE MOSSE DEGLI ALGORITMI ULTRAVELOCI, GLI “HIGH FREQUENCY TRADER” CHE NELLA SEDUTA DEL PRIMO AGOSTO HANNO GESTITO IL 74% DEGLI SCAMBI – I ROBOT AGISCONO CON UNA RAPIDITÀ IMPENSABILE PER GLI INVESTITORI “TRADIZIONALI”. MA È LEGALE? NON SEMPRE. UN ESEMPIO? IL COSIDDETTO “SPOOFING” OVVERO...

Estratto dell’articolo di Vittorio Carlini per "il Sole 24 Ore”

 

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Prima: contribuire alla spinta all’ingiù. Poi: lo stare un po’ più alla finestra (mentre gli operatori tradizionali, presi anche dal panic selling, vendono a mani basse). Infine: tornare sul mercato in acquisto, sfruttando l’abbozzo di rimbalzo. Così può riassumersi la strategia dei robot trader ultraveloci nelle giornate dei crolli a Piazza Affari dell’1, 2 e 5 agosto.

 

high frequency trader

La riprova? La offrono i dati, calcolati da Ematrend su richiesta del Sole 24 Ore, in merito all’operatività degli High frequency trader (Hft). Nella seduta del primo crollo (1 agosto), i volumi degli Hft, riguardo al future Ftse Mib, sono saliti - rispetto al giorno precedente - del 61,7%. Un balzo che porta - sempre il primo agosto - la quota attribuibile agli algoritmi flash sul totale dei volumi del derivato al 74,38%.

 

Il valore, inutile negarlo, è molto elevato. Vero! Nei giorni successivi la percentuale è rimasta in linea, o è leggermente calata. Ciò detto, però, la dinamica di fondo resta immutata.

 

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«A ben vedere -spiega Enrico Malverti, fondatore di Ematrend - gli High frequency trader hanno agito soprattutto il 2 agosto, anticipando il crollo ulteriore del lunedì successivo». Una strategia che, da una parte, ha sfruttato la caduta dei listini; e che, dall’altra, «ha contribuito allo stesso iniziale scivolone il quale, evidentemente, è stato cavalcato dagli operatori ultraveloci».

 

Quegli Hft che, per l’appunto, hanno leggermente ridotto le loro mosse il 5 agosto, portando al 69% il loro peso sugli scambi totali del future sul FtseMib. «In quella seduta, il ribasso del mercato è da attribuirsi maggiormente agli investitori tradizionali che, anche in scia al “panic selling”, hanno buttato giù i corsi azionari».

 

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Si tratta di un contesto in cui il “flash boys” hanno un po’ frenato le loro mosse. Sebbene […] l’attività di vendita sia rimasta sostenuta. Poi, nelle giornate successive - mentre il retail è rimasto in modalità sell - «gli High frequency trader hanno ripreso la strada degli acquisti, sia per ricoprirsi che per avvantaggiarsi dei nuovi prezzi più bassi».

 

[…] Già, prezzi più bassi. Ma quali le società maggiormente nel radar degli Hft? «In generale - risponde Malverti - si tratta delle società finanziarie. Il primo e il 2 agosto, BPER, Unicredit, Mps, Mediolanum e Mediobanca sono tra le azioni maggiormente “lavorate” da questa tipologia di operatori».

 

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L’istituto di piazza Gae Aulenti, in particolare, ha «avuto, sempre venerdì - un balzo nei volumi che per il 51% è ascrivibile proprio ai robot ultraveloci». Quegli algoritmi i quali, peraltro, non si sono dimenticati di un titolo hi tech come StMicroelectronics. Dopodiché, gli Hft sono rimasti a vendere nella seduta del 6 agosto (con l’eccezione di A2A, Amplifon, Enel e Nexi) per, infine, tornare in massa all’acquisto il giorno successivo.

 

[…]  Insomma: come era lecito attendersi gli algoritmi super veloci, complice il balzo della volatilità, hanno recitato un ruolo da protagonisti nelle giornate in rosso di Piazza Affari. Una situazione che, inevitabilmente, suscita polemiche. […] Diversi esperti ed operatori invitano a non scagliare pietre contro gli Hft. «Sono state introdotte molte restrizioni alla loro operatività», è il leit motiv. Cui si aggiunge il commento di Malverti: «Danno liquidità al sistema, lubrificando il motore delle Borse».

 

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Potrà anche essere! E, tuttavia, non deve dimenticarsi che le loro molteplici strategie, non così di rado, sono fuori della legalità. Un esempio? Il cosiddetto “spoofing”. Cioè, in parole semplici, l’invio - in un millisecondo - di migliaia di proposte di negoziazione con l’intenzione non di effettuare la compravendita, bensì di indurre il mercato a pensare ci sia in arrivo una finta operatività (al rialzo o al ribasso).

 

Al di là di ciò, i flash boys possiedono comunque diversi mezzi (leciti) per fare leva sulla loro superiorità tecnologica rispetto agli altri attori del mercato. E, di certo, non avranno posto limiti alle varie strategie proprio durante le recenti sedute negative a Piazza Affari.

 

high frequency trader

Così può pensarsi, tra le altre cose, alla tattica con cui gli algoritmi sfruttano la pervasività dell’analisi tecnica. I robot possono, ad esempio, puntare a determinati livelli di supporto (valori di prezzo dove la pressione rialzista è maggiore di quella ribassista).

 

Si tratta di quote ben note agli operatori, al di sotto delle quali molti investitori tradizionali posizionano i cosiddetti “stop loss”. Vale a dire: livelli di prezzo che, se rotti all’ingiù, fanno scattare le vendite per limitare le perdite. Ebbene: gli Hft, sfruttando la crisi in Borsa e grazie alla loro potenza di fuoco, hanno creato flussi di vendita proprio sui supporti.

L’effetto? Di lì sono partiti ulteriori “sell”, ad opera di quegli operatori che avevano posizionato gli “stop loss”.

 

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Con il che, da una parte, è stata amplificata la caduta del titolo; e, dall’altra, il robot ultraveloce […] si è portato a casa la plusvalenza.

 

Ma non è solo questione di supporti, resistenze e analisi tecnica. Quando i mercati salgono sull’ottovolante, la differenza tra le proposte di negoziazione in vendita e quelle in acquisto normalmente si allarga. È una condizione dove l’High frequency trade, posizionandosi su entrambe le parti del mercato, riesce a lucrare le differenze di prezzo.

 

In altre parole: effettua degli arbitraggi. Quegli arbitraggi che, a fronte della presenza di molteplici sedi di esecuzione […] vengono portati a termine tra le diverse quotazioni presenti sulle piattaforme digitali. Si dirà: ma questo possono farlo anche gli investitori tradizionali. Corretto! Eppure, nella iper tecnologizzazione della microstruttura dei listini, è chiaro che chi è più veloce ha un vantaggio importante.

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Non solo perché riesce […] a sfruttare operativamente lo sfasamento di prezzo. Ma anche perché, solitamente, ha alle spalle un’infrastruttura hi tech che gli consente, ad esempio, di vedere prima lo scarto tra le quotazioni. Insomma: sul medio lungo periodo gli investitori tradizionali, che magari si basano sui fondamentali delle aziende e tengono in considerazione i multipli di mercato, potranno ancora dire la loro. Sul breve invece, ad eccezione di qualche “scalper”, non c’è partita. Chi dice il contrario o è in mala fede oppure conosce poco le dinamiche dei listini.

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