messina gente massiah palenzona

SEMO GENTA DI CUNEO – SUPERATO IL PASSAGGIO TECNICO CON L’ANTITRUST, CARLO MESSINA HA DAVANTI A SÉ LA BATTAGLIA FINALE: CONQUISTARE I SOCI DI UBI CHE SI OPPONGONO ALL’OPS DI INTESA – SGUINZAGLIATO GAETANO MICCICHÈ, CATTURATO L’IMMARCESCIBILE FABRIZIO PALENZONA’, C’È UN ALTRO “CORTEGGIAMENTO” CHE MESSINA CONSIDERA DECISIVO PER PORTARE AL TRAGUARDO UN’OPERAZIONE CHE NON GLI È PERMESSO DI PERDERE: GIANDOMENICO GENTA, PRESIDENTE DELLA CASSA DI RISPARMIO DI CUNEO CHE POSSIEDE IL 5,95% DI UBI

ubi intesa

DAGONEWS

Dopo il semaforo verde di Bankitalia, Bce e Consob, Carlo Messina dovrà risolvere con l’Antitrust il passaggio strettamente tecnico della cessione delle agenzie. Intanto l’Ad di Intesa si porta avanti con il lavoro attinente ai rapporti con i soci di Ubi, scrive Paolucci su “La Stampa” (articolo a seguire), e ‘’per questo ha trovato un alleato di spessore in un personaggio per anni centrale nelle vicende bancarie italiane: Fabrizio Palenzona’’.

 

carlo messina moglie

‘’Già vicepresidente di Unicredit, uomo forte della torinese Fondazione Crt, che nei giorni scorsi, con il presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè, si è fatto un giro tra Cuneo e provincia per incontrare i sindaci dei comuni che partecipano alla Fondazione Cr Cuneo (Mondovì, Alba e Cuneo), socio forte di Ubi e almeno finora fortemente contraria alla fusione”.

 

carlo messina gaetano micciche

Ma c’è un altro “corteggiamento” che Messina considera decisivo per portare al traguardo un’operazione che non gli è permesso di perdere. Nella serie di colloqui per portare gli azionisti recalcitranti all’OPs di Intesa su Ubi c’è Giandomenico Genta che è a capo del

comitato direttivo del Comitato azionisti (Car) composto da Mario Cera e Armando Santus.

 

giandomenico genta victor massiah

Il 62enne Genta è il presidente della Cassa di risparmio di Cuneo che possiede il 5,95% del capitale di Ubi ma anche membro del consiglio di amministrazione di alcune fondazioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Se riesce a “sedurre” Genta, finora avversario dell’OPS, si rompe il patto del Car e Messina sale sul trono.

alberto nagel palenzona

 

LE CARTE DI MESSINA PER CHIUDERE L'OPERAZIONE

G. Pao. per “la Stampa”

 

giandomenico genta

Sono due i passaggi fondamentali delle 60 pagine nelle quali l'Antitrust ha condensato i propri dubbi sull'offerta di Intesa per Ubi Banca. Entrambi riguardano in qualche modo l'accordo con Bper per la cessione di una parte delle attività una volta completata l'acquisizione, ma il secondo punto guarda in realtà oltre, alla struttura stessa dell'operazione «ostile» della banca guidata da Messina sulla ex popolare lombarda.

 

FABRIZIO PALENZONA

Il primo passaggio è strettamente tecnico e potrà essere superato, salvo sorprese, nella fase dibattimentale. Il secondo passaggio riguarda i rapporti con i soci di Ubi e per questo Intesa ha trovato un alleato di spessore in un personaggio per anni centrale nelle vicende bancarie italiane: Fabrizio Palenzona.

 

Andiamo con ordine: l'Antitrust spiega di non aver valutato l'accordo con Bper perché, seppur vincolante, non presentava caratteristiche tali da poter essere integrato nell'esame. Così come è stato presentato, in sostanza, non è compatibile con i criteri utilizzati dall'Autorità per le sue analisi, perché non consente l'individuazione di quelle«aree critiche» nelle quali a livello geografico la sovrapposizione tra i due istituti è tale da minare la concorrenza.

 

Ma su questo, il tempo del 15 giugno per presentare le controdeduzioni e poi la fase dibattimentale dovrebbero essere sufficienti a uniformare il perimetro delle dismissioni con le richieste Antitrust, magari con l'impegno a cedere (o chiudere) una serie di altre filiali nell'area Brescia-Bergamo o in aree del paese non interessanti per Bper e non strategiche per Intesa (Sud e Marche, ad esempio).

GIANDOMENICO GENTA

 

L'altro passaggio è una domanda che in molti osservatori hanno già formulato e che adesso riformula anche l'Antitrust, anche se quest' ultima solo in relazione all'accordo con Bper: cosa succede se l'Ops raggiunge l'obiettivo minimo del 50% più un'azione, ma non quello dei due terzi del capitale.

 

L'Antitrust si chiede questo in relazione alle possibili conseguenze sulla cessione a Bper, ma è un argomento ben presente a Ca' de Sass anche in relazione alla gestione della banca. Per questo c'è la necessità di convincere i soci importati di Ubi ad aderire. Ed è sceso in campo Fabrizio Palenzona.

 

Già vicepresidente di Unicredit, uomo forte della torinese Fondazione Crt, che nei giorni scorsi, con il presidente di Banca Imi Gaetano Miccichè, si è fatto un giro tra Cuneo e provincia per incontrare i sindaci dei comuni che partecipano alla Fondazione Cr Cuneo (Mondovì, Alba e Cuneo), socio forte di Ubi e almeno finora fortemente contraria alla fusione.

gaetano miccichè

 

Il nodo antitrust, secondo quanto ricostruito, non è visto con preoccupazione da Intesa né fonte di particolare sollievo sul versante Ubi. L'opera di convincimento dei grandi soci di Ubi si presenta più ardua, malgrado la forza dei personaggi scesi in campo.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…