unicredit mustier

QUASI QUASI MI RADDOPPIO L’AUMENTO - UNICREDIT PENSA DI PORTARE L’OPERAZIONE DA 5 A 13 MILIARDI MENTRE S’ALLEGGERISCE DI PIONEER E PEKAO - IL CREDO DI MUSTIER: “QUANDO C’È DENARO IN GIRO È MEGLIO FARE DI PIÙ CHE FARE DI MENO” - IL PRESSING DELLA BCE

 

Sara Bennewitz e Andrea Greco per la Repubblica

 

jean pierre mustier jean pierre mustier

La tentazione di Jean Pierre Mustier la riassume un banchiere d’affari che conosce bene il neo ad di Unicredit: «Quando c’è denaro in giro è meglio fare di più che fare di meno». Si parla di miliardi, quelli che verso febbraio la banca italo-tedesca chiederà per colmare le carenze patrimoniali. Fin qui la stima dell’aumento, mai confermata su cui convergeva il mercato, era circa otto miliardi. Somma già notevole, in relazione alla valutazione di Borsa del gruppo — 12,78 miliardi ieri, dopo un — 3,64% — sia perché cresciuta rispetto ai 5 miliardi ipotizzati in estate. Ma ora la somma dell’aumento, che sarà formalizzata il 13 dicembre a Londra nel piano di rilancio, sarebbe in ulteriore crescita: le note preparatorie porterebbero a 13 miliardi il massimo della forbice.

 

MORGAN STANLEY MORGAN STANLEY

Unicredit non ha commentato. Tre sono i motivi che stanno inducendo il banchiere francese successore di Federico Ghizzoni a fare in grande. Il primo riguarda i sondaggi positivi con gli investitori, condotti anche da un pugno di banche d’affari — tra cui sono molto attive Ubs, Jp Morgan, Morgan Stanley — che hanno siglato preliminari intese verso la garanzia dell’emissione. E gli investitori, che in questi mesi hanno alleggerito molto il peso nel settore banche Europa, paiono intenzionati a giocarsi nel 2017 un rientro tramite Unicredit e Deutsche Bank (l’altra indiziata a una robusta ricapitalizzazione).

 

Il secondo motivo riguarda le cessioni in cantiere: Mustier non vuole che la fretta lo trasformi in cattivo venditore, e un aumento cospicuo gli può dare più tempo. Dopo la seconda tranche di Fineco, ieri in Borsa rimbalzata (+5,5%) per lo scampato pericolo di cessione integrale, sono da perfezionare la dismissione del risparmio di Pioneer e di Banca Pekao. Nel primo caso il management tratta con pochi big, e favoriti sono i francesi di Amundi (avrebbero offerto 4 miliardi) e la cordata Poste-Anima, finora spintasi a 3,4 miliardi. Per la controllata polacca l’acquirente unico è l’assicuratore Pzu, ma offre 3 miliardi mentre Unicredit ne vorrebbe 3,5.

pioneerpioneer

 

Il terzo argomento di Mustier riguarda le continue richieste di patrimonio della Bce. Il caso Mps, che a dicembre tenterà il terzo aumento in tre anni con la pistola puntata di Francoforte, lo si vuole evitare; anche perché Unicredit sa di essere nel mirino della vigilanza, e le cose possono peggiorare con l’introduzione di Basilea 4. Un maxi aumento darebbe stabilità alla strategia futura, mettendo la banca al riparo da una Bce che da mesi ne guarda scettica l’indicatore patrimoniale Cet1, che a giugno era al 10,5% degli attivi ponderati sui rischi.

 

SIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCE SIMBOLO EURO FRANCOFORTE BCE

Sembra che la Bce voglia per Unicredit — unica banca italiana tra le 29 istituzioni sistemiche — un Cet1 ben superiore al 12%: e sono almeno 10 miliardi di rafforzamento tra aumento, cessioni e tagli di costi (a riguardo, si parla di nuovi esuberi, nell’ordine di alcune migliaia e concentrati in Italia, Germania, Austria).

 

Come la prenderanno le Fondazioni azioniste, abituate a comandare in Unicredit? Non bene: rischiano di ridursi ai minimi termini nel capitale. L’altro caveat per l’ad riguarda l’instabilità politica che il voto del 4 dicembre può riacutizzare. Ieri Moody’s ha scritto che «le quattro banche più deboli sono Mps, Carige, Veneto e Vicenza: dovranno ridurre i crediti deteriorati e ricapitalizzare. Ma la fiducia del mercato può essere colpita da un no al referendum e da eventuali dimissioni di Renzi, che potrebbero allontanare gli investitori».

moodys moodys

 

Anche Unicredit tra l’altro studia il deconsolidamento di 20 miliardi di sofferenze, tramite la creazione di un veicolo di cui Fortress, Apollo o Pimco saranno chiamati a comprare fino al 25%.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA”. MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER LE VISITE DI MACRON E STARMER A WASHINGTON, LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SI ILLUDE, UNA VOLTA FACCIA A FACCIA, DI POTER CONDIZIONARE LE SCELTE DI TRUMP SUI DAZI ALL'EUROPA (CHE, SE APPLICATI, FAREBBERO SALTARE IN ARIA L'ECONOMIA ITALIANA E IL CONSENSO AL GOVERNO) - LA DUCETTA NON HA ANCORA CAPITO CHE IL TYCOON PARLA SOLO IL LINGUAGGIO DELLA FORZA: SE HAI CARTE DA GIOCARE, TI ASCOLTA, ALTRIMENTI SUBISCI E OBBEDISCI. QUINDI: ANCHE SE VOLASSE ALLA CASA BIANCA, RITORNEREBBE A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE...