MILANESI ALL’ULTIMO STADIO - I CUGINI SI SEPARANO: IL MILAN RESTA A SAN SIRO, L’INTER AVRA’ UN NUOVO STADIO - MORATTI SI AFFIDA AI CINESI PER COSTRUIRE LA SUA “ARENA” DA 60.000 POSTI MODELLO MONACO DI BAVIERA NELL’AREA EXPO - BERLUSCONI NOSTALGICO NON MOLLA IL “MEAZZA” MA HA IN MENTE UNA CITTADELLA DELLO SPORT…

Enrico Arosio per L'Espresso

Uno stadio ciascuno, e vinca il migliore. La Pax ambrosiana celebrata sull'altare del 2015 vale anche per il calcio. Milano, in materia di pallone, è una capitale europea. Ed è una notizia che interessa tutti, politica, economia, turismo, sapere che l'accordo è cosa fatta indipendentemente dagli atti firmati. Il Milan erediterà San Siro, da trasformare e arricchire di funzioni come una location fruibile sette giorni su sette (e nell'anno dell'Expo potrebbe ospitare la finale di Champions League).

L'Inter si costruirà uno stadio tutto suo, operativo dal 2017, per un investimento stimabile sui 250 milioni di euro. L'attuale legame dei club rivali, in teoria, vale fino al giugno 2016, data in cui scade la concessione comunale per l'affitto di San Siro, ma l'anno prima l'Inter potrebbe già sfilarsi.

Andiamo con ordine, cominciando dai nerazzurri. Prima domanda: dove? La short list si è ridotta a cinque aree possibili. Tre sono a nord-ovest: la caserma Santa Barbara (che i milanesi chiamano "la Perrucchetti"), demanio militare; un'area a Sesto San Giovanni, a nord della Bicocca; e i terreni appunto dell'Expo 2015, al confine con Rho. Due sono a sud: a San Donato, vicino al campus dell'Eni; e a Rozzano, comune confinante in direzione Genova.

L'area Expo sembra quella preferita dalla giunta Pisapia, che ha il problema di allocare la quota di futuro uso pubblico, che affiancherà l'edilizia abitativa e il parco: escludendo che vi traslochino la Rai o la cittadella della Giustizia, lo stadio dell'Inter sarebbe una soluzione gradita. A inizio estate Giuliano Pisapia e il presidente Massimo Moratti si sono anche incontrati. Ma non è stata compiuta alcuna scelta.

Il direttore generale Marco Fassone, che ha seguito dal 2003 al 2010 il progetto del nuovo Juventus Stadium a Torino, anticipa a "l'Espresso": «L'orientamento della società prevede un impianto a tre anelli da 60 mila posti, un terzo più della Juventus, in un'area ben servita dalla rete di trasporto pubblico. Il modello culturale, diciamo così, è più tedesco che inglese. Tra gli stadi realizzati in Germania per il 2006, come Amburgo, Dortmund, un modello molto buono è l'Allianz Arena di Monaco, di proprietà del Bayern».

Interessante: la famiglia Moratti, come approccio al football, è stata a lungo filo-inglese. È il figlio Angelo, consigliere della società, che più spinge per studiare l'Arena, che i bavaresi chiamano affettuosamente il Gommone. Impianto di architettura innovativa, con straordinaria illuminazione notturna, realizzato dallo studio elvetico Herzog & de Meuron (autori dell'Olimpico di Pechino), tiene 71 mila posti, ha risolto brillantemente i flussi di accesso e l'area verde intorno ma è costato ben 340 milioni di euro, il triplo dello Juventus Stadium.

All'Inter hanno capito che gli stadi di nuova generazione sono indispensabili a una gestione economica sana. I migliori esempi europei sono grandi attrattori anche turistici, con negozi, bar, ristoranti, tour guidati, merchandising. Fassone è esplicito: «A Madrid e Barcellona, il Bernabeu e il Nou Camp sono i monumenti più visitati dopo il Prado». E, per la verità, già oggi a San Siro, il museo e lo stadium tour fanno 200 mila visitatori l'anno. Le due Notti bianche sono state un successo. Sul modello di business è stato consultato uno specialista, Nicholas Gancikoff dello Sports Investment Group di Londra, che a proposito dei suoi contatti con Moratti dichiara: «Non posso commentare».

Secondo punto: chi lo costruirà? Il 1° agosto è stato firmato un contratto con la Crcc, China Railway Construction Company, gigante dell'engineering. A settembre c'è stato un ulteriore contatto tra Moratti e i vertici cinesi, mentre un pool di investitori vicino alla Crcc ha acquisito una quota di minoranza dell'Internazionale F. C. L'alleanza, dice Fassone, è confermata.

Per lo stadio si possono prevedere management e tecnici cinesi, partner costruttore italiano, gli architetti sono da decidere. La scelta di puntare a 60 mila spettatori (la Juventus ne offre 41 mila) è motivata dal maggior potenziale di afflusso dall'area metropolitana, da altre città e dall'estero nelle occasioni di maggior richiamo, come le partite in notturna delle coppe europee.

E ora la questione Milan. Finora c'era troppa distanza tra i club e il Comune proprietario di San Siro: secondo Milan e Inter, che insieme pagano 9 milioni l'anno di affitto, il Comune dà un valore eccessivo allo stadio nell'ipotesi di una vendita; e infatti nessuno dei due si è offerto di comprarlo. Ora la situazione è più fluida, spiega il consigliere di amministrazione del Milan Alfonso Cefaliello.

I club cugini fino al 2015 investono insieme: dopo i tornelli d'ingresso per i biglietti elettronici, bisogna rifare i servizi igienici, costruire le nuove sky lounge sopra la tribuna arancio, abbattere le barriere per avvicinare il pubblico al campo, realizzare un'esedra esterna di tre piani, sul lato sud, per ampliare i negozi, il museo del calcio, l'offerta di cibo e bevande.

«Già con la giunta Moratti», ricorda Cefaliello, «avviammo discussioni per acquisire la proprietà dell'impianto,ma senza esito». Oggi non si sa se il Milan comprerà o resterà in affitto. Ma l'idea è fare di San Siro una cittadella per lo sport, grazie anche all'adiacente Ippodromo. «Siamo in contatto con Snai e Trenno per un futuro utilizzo congiunto dell'Ippodromo del trotto. Pensare che la cittadella già c'era, con il Palasport accanto allo stadio che andò distrutto con la nevicata record del 1985 e non fu mai ricostruito». Anche il Milan punterà a 60 mila spettatori, chiudendo il terzo anello sottoutilizzato che intristisce le immagini tv.

Proposte recenti, come il progetto del Quarto Anello, il parco dello sport avanzato nel 2005 dall'urbanista Stefano Boeri (oggi assessore alla Cultura) e dall'agenzia Multiplicity, non hanno avuto seguito. L'area dell'Ippodromo, decine di ettari di verde, è stata oggetto di sfrontati appetiti immobiliari, non escluso il gruppo Ligresti. Ma ora la cifra politica è cambiata. Il Milan è intenzionato a difendere la vocazione sportiva del quartiere San Siro; la giunta Pisapia, col suo approccio riformista e attento all'ambiente, impegnata nel rilanciare l'Area C e a investire sul trasporto pubblico, è ostile a ipotesi di speculazione edilizia.

Per riassumere. La separazione fisica dei due club milanesi è inevitabile. Entrambi, come si esprime Marco Dragone portavoce di Pisapia, hanno «bilanci risicati». Soprattutto Moratti deve raddrizzare i conti (nel 2011 l'Inter aveva ancora 430 milioni di debiti) per ottemperare alle regole del Fifa Fairplay. Oggi, per esempio, a San Siro non si può fare una tribuna Adidas, perché Adidas è sponsor del Milan e Nike dell'Inter. Il futuro è uno stadio dove ogni club possa sfruttare i propri marchi in esclusiva, noleggiare spazi, fare business. Come si dice, è il mercato, bellezza. Ognun per sé e Fifa per tutti.

 

 

Stadio San Siro MeazzaStadio San Siro MeazzaMORATTI SVENTOLA L INTERBERLUSCONI MILAN GIULIANO PISAPIA STEFANO BOERI

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