MILANO SALUTA GIANMARCO MORATTI – LINA SOTIS, TRONCHETTI, SALA, DIANA BRACCO, LAPO, TEODORANI E BRACHETTI PERETTI, MARONI E SCARONI, ELISABETTA CANALIS, GINO STRADA, LA CORONA DI PIPPO BAUDO – MELETTI: "È DIFFICILE RINTRACCIARE NELLA SUA BIOGRAFIA UN CONTRIBUTO INNOVATIVO ALLA STORIA DELL'INDUSTRIA ITALIANA"
1. FOLLA ALL’ULTIMO SALUTO
Elisabetta Andreis per il Corriere della Sera
corona Letizia funerali Moratti
La chiesa di San Carlo al corso, in piazza San Carlo era gremita. Parenti, amici, collaboratori, dipendenti, cittadini. Milano ha dato l’ultimo saluto a Gian Marco Moratti, l’imprenditore e presidente della società petrolifera Saras, figlio di Angelo Moratti e fratello di Massimo (ex presidente dell’Inter), nonché marito dell’ex sindaca di Milano ed ex presidente Rai, Letizia Moratti.
LA FOLLA
Le corone di fiori erano innumerevoli, le persone sono dovute restare fuori dalla chiesa, piena. Visibilmente provati la moglie Letizia Moratti e i figli. Commossa tutta la sua famiglia, dal fratello Massimo Moratti con la moglie Milly alla sorella Bedy. Sono arrivati, tra gli altri, l’ex presidente dell’Inter, Ernesto Pellegrini, una delegazione della Primavera nerazzurra con l’allenatore Stefano Vecchi, Lapo Elkann, l’ex ad di Eni, Paolo Scaroni, Paolo Berlusconi, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, gli ex interisti Marco Branca ed Esteban Cambiasso, il numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera con Afef, l’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, Diana Bracco (entrata in lacrime), Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Tra le corone, sul sagrato, c’è una dell’Inter, di Pippo Baudo, del presidente nerazzurro Erick Thohir, del Teatro alla Scala, dei dipendenti Saras e di Roberta Armani.
corona Pippo Baudo funerale Moratti
Dopo la cerimonia, il feretro partirà per San Patrignano, dove alle 17 verrà tumulato. «Era un ragazzo speciale. È una storia di 50 anni fa ed è una bella storia». Così la giornalista Lina Sotis ha ricordato Gian Marco Moratti, di cui è stata la prima moglie.
IL RICORDO DEL FIGLIO ANGELO
Sull’altare è salito il figlio maggiore, Angelo: «Caro papà, quando facevo gol mi dicevi bravo, anche se magari centravo il quadro, panico. Mi dicevi lavorerai con il nonno. Dopo la partita mi facevi sentire in colpa, se arrivavamo tardi di un attimo. Quando ero piccolo mi parlavi delle tue passioni, il petrolio, la vela, la caccia, il karate e il calcio. Più avanti, le tue passioni sono diventate meno numerose e più intense, a quel punto io non avevo più paura del buio, ma mi ricordavo quando mi spegnevi la luce, in quelle sere che ogni bambino avrebbe voluto passare con il papà. Oggi, quando arriverai a San Patrignano, salirai in cielo. Letizia che ti è sempre stata vicino è sempre con te, e qui sulla terra intanto c’e piccolo Gianmarco che inizia a giocare a calcio in un corridoio»
LE PAROLE DEL PRETE
Così il prete che ha officiato la messa: «Gianmarco ha sempre scansato l’ammirazione, non avrebbe voluto si raccontasse troppo di sé. Noi, d’accordo con i familiari, non scopriremo le sue doti. I suoi gesti più generosi resteranno nascosti. A lui rendeva felice fare il bene nelle piccole cose . E si vede anche da questa chiesa, gremita di parenti, ma anche dia gente comune, che viene quasi da domandarsi dove Gian Marco mai abbia incontrato questi nostri cittadini che oggi paiono così scossi, e lo sono».
2. EREDE SENZA QUALITÀ DEL NOSTRO CAPITALISMO
Estratto dell’articolo di Giorgio Meletti per il Fatto Quotidiano
La specie umana l' ha imparato alcuni millenni fa che "de mortuis nihil nisi bonum", cioè che dei morti bisogna solo parlare bene. E non c' è ragione di violare la regola aurea per Gian Marco Moratti, il petroliere milanese morto ieri a 81 anni, sul quale questo giornale è stato forse l' unico a scrivere ciò che era doveroso scrivere quando era vivo e talmente ricco e potente da risultare temibile.
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Queste esagerazioni elegiache sono forse più di cattivo gusto e più irrispettose del defunto di qualche pacata verità utile a riconoscere a Moratti il posto che gli spetta - non di primissimo piano ma neppure irrilevante - nella storia del capitalismo italiano. A partire dal fatto che è stato esattamente un figlio di, il primogenito di Angelo Moratti, imprenditore di prima grandezza, coetaneo di Enrico Mattei e di Attilio Monti: quando Mattei ha costruito con l' Eni, l' impero petrolifero pubblico, i suoi amici Monti e Moratti lo hanno affiancato impiantando le grandi raffinerie private.
Moratti padre era nato povero e ha costruito una ricchezza immensa grazie a una capacità imprenditoriale fuori del comune e a una personalità carismatica, interpretando abilmente il ruolo del petroliere privato nell' Italia della ricostruzione in tutte le sue declinazioni, non ultimo qualche rapporto opaco con la politica. Fu lui a costruire in Sardegna, nella piccola Sarroch alle porte di Cagliari, la più grande raffineria del Mediterraneo.
Angelo Moratti è morto nel 1981, quando Gian Marco aveva già 45 anni e l' altro figlio Massimo ne aveva 36. Con la raffineria i due fratelli hanno ereditato una fabbrica di denaro, prende il petrolio greggio e lo trasforma in carburante. Bisogna essere un po' idioti per farla andare male ma non c' è bisogno di essere geni per farla andare bene.
Come imprenditore Gian Marco Moratti lascia ai due figli maschi Angelo (nato dal primo matrimonio con la giornalista Lina Sotis) e Gabriele (frutto del secondo matrimonio con Letizia Brichetto, più nota con il cognome del marito) esattamente la stessa raffineria ereditata dal padre quasi quarant' anni fa.
Rimane un mistero che cosa abbia fatto Gian Marco degli immensi capitali ereditati e accumulati dopo la morte del padre, come del resto è ignoto l' esatto ammontare delle sue ricchezze che qualcuno si spinge a considerare superiori a quelle di Silvio Berlusconi.
Suo fratello ha notoriamente speso una cifra vicina al miliardo per finanziare l' Inter e inseguire il sogno, coronato da successo nel 2010, di riportarla quarant' anni dopo ai fasti della Grande Inter di Helenio Herrera e, appunto, del presidente Angelo Moratti. Di Gian Marco si sa che ha generosamente finanziato per decenni la Comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli dove, racconta la leggenda autorizzata, passava quasi tutti i fine settimana con moglie e figli a dare una mano al recupero dei tossicodipendenti.
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Ma è difficile rintracciare nella sua biografia un contributo innovativo alla storia dell' industria italiana. Contrariamente agli elogi di maniera, Gian Marco Moratti ha perfettamente rappresentato la figura dell' imprenditore di seconda generazione, e ha interpretato il ruolo in modo dignitoso, senza le pose sguaiate di certi nati ricchi, e anzi arricchendo con un generoso e silenzioso paternalismo la sua sostanziale posizione di percettore di rendita. Ciò ha contribuito a costruire una reputazione così positiva da cosentirgli di superare senza danni i momenti più difficili.
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