MILIONARIO COI BITCOIN: IL BRESCIANO CHE NE COMPRÒ MIGLIAIA QUANDO COSTAVANO UN DOLLARO. ORA SONO OLTRE I 10MILA: ‘NE HO VENDUTI ALCUNI, ME NE TENGO MOLTI. NON MI SERVE DI GIRARE IN FERRARI’ - CREARE NUOVI BITCOIN (IL COSIDDETTO ‘MINING’) È DIVENTATO TROPPO COSTOSO. E CONSUMA PIÙ ENERGIA DELL’IRLANDA
Vittorio Cerdelli per il ‘Corriere della Sera’
i computer quantistici e la mente
Da zero a diecimila dollari in otto anni. Il bitcoin, prima, principale e più discussa criptovaluta mondiale, ha toccato il nuovo picco massimo di valore sfondando quota 10.000 (ma le oscillazioni sono frequenti e il valore subisce forti scostamenti in periodi brevi). Si è detto che è una bolla, che è tutta speculazione, che manca un sottostante, che sono poco liquidi. C’è del vero, anche se sono sempre più liquidi e spendibili anche in circuiti tradizionali, e chi ci ha creduto tenendoseli ben stretti ha fatto il colpo della vita.
Tre anni fa, Riccardo Sussi, imprenditore di Cologne, raccontò proprio al Corriere di aver comprato qualche migliaio di bitcoin quando stavano a un dollaro: «Male che vada li rivendo prossimi allo zero e non ci perdo nulla», diceva. Era un periodo di magra per la moneta virtuale, le quotazioni scendevano e pure il mondo accademico dava la criptovaluta alla frutta. Lui ha tenuto duro e ci ha visto giusto.
«Non li vendo per girare in Ferrari: è un investimento»
«Molti si sono fatti ingolosire vendendo a mille, duemila, tremila dollari. Ora siamo sopra 10.000 dollari a bitcoin: ho avuto ragione». È raggiante: anche se ha smobilitato una parte di quell’investimento, resiste stoicamente - e non dev’essere facile - alla tentazione di incassare e fare il classico botto. «Una parte è stata disinvestita mentre c’erano i vari salti. Oggi ne ho ancora molti e non li vendo più».
Potrebbe farlo e girare in Ferrari. «Sono contento della mia vita e questo è un investimento sul lungo termine, perché dovrei venderli se non ho bisogno urgente? Nessuno sa cosa può accadere ma fermare il sistema bitcoin è ormai impossibile (la capitalizzazione è superiore a 150 miliardi di dollari n.d.r.) e pure minarli sta diventando antieconomico. Chi lo ha fatto due anni fa, investendo nell’attrezzatura necessaria, è tornato dall’investimento e ci ha guadagnato. Oggi farlo in casa non rende, la corrente necessaria costa troppo».
Un giudizio sulla criptovaluta: «Credo che oggi non abbiamo ancora scoperto tutte le potenzialità dei bitcoin, quando succederà le quotazioni potrebbero subire ulteriori oscillazioni al rialzo». Grandissima domanda e offerta ridotta, anzi, finita: per comprarne uno servono oltre (o quasi, dipende dai momenti) 10.000 dollari e il mining, cioè la creazione della moneta tramite «ricompensa» per fornire la potenza del proprio processore al sistema, è ormai un affare che richiede centinaia di computer di ultima generazione e dispendi di corrente che rendono proibitiva la questione. «Chi ci ha pensato due anni fa e ha investito nell’attrezzatura è tornato nell’investimento, guadagnandoci, ma oggi l’attività domestica non ha più senso».
L’altro investitore: «Ci ho creduto due anni fa»
A Brescia ci ha creduto anche Luca S., esperto di network marketing. «Me ne sono interessato due anni fa, viste le quotazioni è stata un’ottima idea e ora non li vendo». Non solo bitcoin. «Consiglio di investire in criptovalute, anche in quelle meno note dei bitcoin, perché sono degli universi finiti. Inizialmente la creazione è rapida ed economica, poi il “mining”, cioè l’estrazione, diventa sempre più costosa. Oggi per avere dei bitcoin in ricompensa servono più computer che lavorano per mesi, 24 ore al giorno, a fare calcoli. Si fa solo in alcune aree rurali dell’Asia dove il costo della corrente è molto ridotto».
Uno studio di Digiconomist ha stimato che il dispendio energetico annuo per la generazione di bitcoin è di 30,14 terawattora. Tutta l’Irlanda, in un anno consuma 25 terawattora.
Tra rischi, picchi e crolli, speculazioni e quant’altro, l’interesse è crescente e non sono pochi gli studi legali che iniziano a fare consulenza in materia: restando a Brescia, il primo a investire in bitcoin dedicandosi all’attività è stato lo studio Valeri & Marini.