cupola san pietro

IL MISTERO DEL TESORO SOTTO IL CUPOLONE - NASCOSTI A SAN PIETRO CI SONO DECINE DI QUADRI E OGGETTI PREZIOSI, CHIUSI IN 50 CASSE, DI CUI NESSUNO IN VATICANO PARLA - COM'È STATA ACCUMULATA QUELLA INCREDIBILE QUANTITÀ DI OPERE D'ARTE, TRA CUI UN GUERCINO MA ANCHE DIVERSI FALSI? TUTTO È INIZIATO CON UN ANZIANO CANONICO, DON MICHELE BASSO...

Franca Giansoldati per "Il Messaggero"

 

cupolone san pietro

C'è un misterioso tesoretto sotto la Cupola di San Pietro. È contenuto in 50 casse ignifughe, di colore verde, di quelle che vengono utilizzate normalmente per mettere al riparo merce preziosa e opere d'arte da ogni tipo di danni durante i trasporti. Dentro ai contenitori di diverse dimensioni si trovano decine e decine di dipinti antichi, manufatti di varia fattura, sculture di marmo, pezzi di affreschi quattrocenteschi distaccati probabilmente da chiese e anche materiale archeologico.

 

don michele basso

Il tesoretto è stato accumulato da un anziano canonico di San Pietro, don Michele Basso che già attorno agli anni Duemila era finito al centro di una inchiesta della Procura di Roma poi archiviata e finita nel nulla.

 

Il tesoro d'opere d'arte dal notevole valore commerciale è stato stoccato senza fare troppa pubblicità in uno degli ambienti meno accessibili della basilica di San Pietro, in un locale sotto al cupolone, in una specie di sottotetto, al riparo da curiosi.

 

a sinistra don michele basso

Nessuno in Vaticano vorrebbe affrontare questo argomento. Si sa solo che le cinquanta casse sono stipate da un po' di tempo in un ambiente irraggiungibile, chiuso a chiave e sconosciuto ai più; una autentica fortuna sulla cui provenienza sono state avviate delle verifiche interne.

 

Non si sa, infatti, se i beni facevano parte di collezioni, oppure acquisti fatti nel tempo, lasciti di conventi o istituti religiosi, eredità, regali ricevuti da benefattori o beni ecclesiastici non mai catalogati. Per il Vaticano di certo è una altra grana da risolvere in attesa che si insedi il nuovo arciprete della basilica.

 

mauro gambetti col papa

Spetterà al cardinale di Assisi, il francescano Mauro Gambetti, nominato dal Papa al posto di Angelo Comastri (che lascia l'incarico di arciprete per limiti d'età), il compito di sciogliere il giallo sulla provenienza di questi quadri.

 

Naturalmente sia il Papa che la Segreteria di Stato sono a conoscenza dell'esistenza delle casse piene di quadri. Lo stesso cardinale Pietro Parolin, qualche mese fa, si era recato personalmente a svolgere una sorta di ispezione per valutare il da farsi. L'esame avrebbe fatto affiorare tele di rara fattura della scuola di Mattia Preti, diversi bozzetti di Pietro da Cortona, tavole lignee del Guercino, di Golzius, di Pasqualotto, oltre che sculture lignee del Seicento e persino una scultura in marmo bianca ispirata ai Prigioni di Michelangelo.

 

mauro gambetti e il papa

Tele autentiche mescolate però anche a diversi falsi, realizzati evidentemente da falsari molto abili. Tra gli oggetti chiusi a chiave anche diverse copie di vasi etruschi, e romani contraffatti talmente bene da sembrare autentici compresa una copia del Vaso di Eufronio.

 

Probabilmente sono stati prodotti a Roma verso la fine dell'Ottocento, quando era quasi una moda riprodurre manufatti romani o etruschi in ogni piccolo particolare. Si trattava di una abilità di alcuni maestri artigiani che ha dato vita a dei falsi talmente straordinari da avere anch'essi un mercato internazionale piuttosto fiorente.

 

cupola san pietro

GLI INTERROGATIVI

Resta in ogni caso insoluto come quella incredibile quantità di opere d'arte sia stata accumulata e perché sia stata messa dentro a queste casse. Doveva essere trasportata altrove? E perché è stata stoccata senza clamori sotto la Cupola di San Pietro? I quadri, alcuni dei quali autentici capolavori, provengono da depositi religiosi? Un giallo dai contorni per il momento sfilacciati che attende l'arrivo di padre Gambetti per essere risolto.

 

Papa Francesco da solo in Piazza San Pietro

L'anno scorso Papa Francesco aveva dato disposizioni di aprire una ispezione interna sulla gestione della Fabbrica di San Pietro affidandola ad un ecclesiastico di sua stretta fiducia. Il canonico don Michele Basso interpellato su questi quadri taglia corto: «Io ho donato tutto alla Fabbrica di San Pietro. Ora non sono più il proprietario. Non ne so più niente». Ma come ha fatto ad accumulare questo tesoro? Padre Michele Basso risponde affidandosi ad una immagine colorita. «È come ritrovarsi con tante scarpe nell'armadio. Alcune sono state comprate e altre sono state regalate».

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