MONTEPACCHI DI GENOVA - LA BANCA CARIGE AL CENTRO DI UNA SPIETATA “GUERRA PER BANDE”

Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"


La linea di confine tra ribelli e lealisti passa per l'aperitivo di due signore bionde e ingioiellate. Mezzogiorno al bar Mangini di piazza Corvetto. Da una parte alcuni consiglieri della Fondazione Carige decisi a cacciare il presidente Flavio Repetto. Dall'altra i lealisti, quelli convinti che se salta lo storico padre padrone salta anche la banca e da Roma mandano un commissario «foresto» a guardare i conti di casa.

In mezzo, a separare due fazioni che sembrano decise alla conta finale, solo Aperol, le olive e salatini delle due amiche, per altro palesemente disinteressate ai discorsi fatti a voce alta che volano sopra le loro teste platinate. C'è un altro groviglio armonioso nel nostro malconcio capitalismo.

A Genova c'è un'altra banca con la città intorno, quest'ultima terrorizzata all'idea di perdere il suo forziere. Anche qui c'è una Fondazione nel ruolo di principale azionista, con il 47 per cento delle azioni. Anche qui personaggi e interpreti fanno parte di un'unica compagnia, al mattino litigano al bar e a sera fingono di fare pace nello stesso ristorante. All'insegna dell'economia di relazione, dove amicizie e parentele contano più dei bilanci, dove tutto si deve tenere sempre e comunque, purché resti tra noi.

Ma la nuova battaglia della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, sesta banca italiana, primo e unico polmone finanziario del suo territorio, non può essere ridotta a una faccenda di vendette e ripicche. Bankitalia aveva imposto il cambio al vertice, decretando la fine del regno di Giovanni Berneschi e l'avvio di una inchiesta giudiziaria gestita con flemma dalla procura locale. Il vecchio presidente, classe 1934, era diventato l'emblema di un mondo chiuso tra montagne e mare, e orgoglioso di essere tale. Gli «incagli», ovvero crediti concessi senza alcuna garanzia, somigliavano ogni giorno di più a favori resi ai soliti noti amici degli amici piuttosto che a boccate d'ossigeno agli imprenditori del territorio.

A settembre «l'auspicato ricambio» invocato da Bankitalia ha preso le fattezze del principe Cesare Castelbarco Albani. Era la persona giusta per una città che capisce di avere bisogno di cambiare ma teme il cambiamento come l'olio bollente. Trasversale, uomo d'affari con vocazione europea, non certo sostenitore di un isolamento tutt'altro che splendido. Genovese, soprattutto. Sembrava finita. All'improvviso, quello che è stato catalogato alla voce colpo di coda. Diciassette consiglieri della Fondazione su 27 chiedono le dimissioni del presidente Repetto, negli ultimi tempi oppositore di Berneschi.

Entrambi i rivali hanno svoltato la boa degli ottanta anni. Apriti cielo. Il mondo politico ed economico ligure si mette in trincea paventando il blocco delle attività bancarie e l'arrivo del temuto «straniero». «Stiamo assistendo a una guerra per bande». Claudio Burlando, governatore della Liguria, alla fine di un pomeriggio durante il quale ha cercato di rilanciare un generico vogliamoci bene convocando vescovi, sindaci, presidenti di Provincia, tutti coloro che designano i membri della Fondazione.

I diciassette ribelli sono riconducibili a Berneschi e a Claudio Scajola, u ministru , che pare abbia provveduto a contattare uno ad uno i membri dell'imperiese. Una risata all'altro capo del telefono. «Non confermo, ma però le sembra possibile che il nuovo Cda sia pieno di "milanesi" e non vi sia un solo rappresentante del mio Ponente?».

Carige è stata la camera di compensazione del potere ligure. Burlando insiste nel definirla la roccaforte del Pdl, adducendo a prova la presenza nel vecchio Cda del fratello di Scajola e quella in Fondazione di Pier Luigi Vinai, ex candidato sindaco del centrodestra, legato al cardinal Arnaldo Bagnasco e ritenuto in quota Opus Dei. «È una mezza verità» sibila l'ex uomo forte del berlusconismo.

L'altra metà sta nel supporto continuo che la banca ha dato alle cooperative edili. Con le sue linee di credito ha sempre avallato uno sviluppo sul territorio che passava attraverso il mattone, gestito dalle Coop non certo ostili al Pd. «Sostenere la città» significava l'avallo a qualunque progetto sostenuto dalla politica, che a Genova è solo Pd.

Nella Genova che ama lo status quo, il forziere di Carige si è aperto solo per le grandi famiglie cittadine, legate o imparentate alla politica, in un groviglio che di armonioso ha ben poco. «Irresponsabili». Il Pd locale difende Repetto, che solo pochi giorni fa aveva tentato di far passare un finanziamento all'Ente Fiera, il cui presidente è però la moglie di un importante dirigente democratico. La matassa ligure è così intricata che non è facile capire dove comincia il favore e dove finisce il dovere.

Le famiglie sono sempre le stesse, da quasi mezzo secolo. Genova è la capitale italiana del patrimonio mantenuto e non incrementato. Quand'era presidente dell'Iri, a chi sosteneva che lo Stato schiacciasse la vocazione imprenditoriale locale, Romano Prodi replicava: «Vorrei che gli imprenditori genovesi comprassero almeno un trattore, una volta tanto».

La tendenza al maso chiuso rimane. Tutto in famiglia, o quasi. Enrico Preziosi, l'industriale dei giocattoli più volte aiutato da Berneschi ha raccontato a mezzo mondo di come fosse stato obbligato all'acquisto di azioni Carige per avere in cambio un sostanzioso prestito. Quando è stato convocato in procura, ha troncato, sopito.

«È una prassi comune, dottore». Marco Doria racconta il sogno di una Banca che «finalmente» sia attenta alle piccole e medie imprese. «Oltre alla serenità, servono comportamenti più chiari» dice. Il sindaco, poco amato dal Pd, rappresenta la debolezza di questo tessuto politico e sociale.

La guerra di Carige sembra conseguenza di un cambio di stagione non ancora compiuto. Ogni potere rappresentato nella Fondazione ha perso quote. Dalla curia di Bagnasco, a Scajola, passando per Berneschi e Repetto. Fino a Burlando, neo renziano in un Pd ligure ancora a forte trazione bersaniana. La vecchia Genova del maniman , termine intraducibile che indica l'attesa, il traccheggio, l'agire con lentezza, non se la passa bene. E là fuori c'è il mondo, che corre a velocità doppia.

 

berneschi giovanni x Claudio Scajola CLAUDIO SCAJOLA CON MASSIMO NICOLUCCICesare Castelbarco Albani saluta Ignazio Visco cesare castelbarco albani Carige flavio repetto BANCA CARIGE E LA NUOVA BANCA CARIGE ITALIA burlando Ignazio Visco

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