1. MARIO MONTI, TRA UNA PASSEGGIATA E L’ALTRA NELLE MONTAGNE DELL’ENGADINA, CERCA DI SCANSARE I SASSI PIÙ GROSSI MA LANCIA SASSOLINI (RACCOLTI DA DE BORTOLI) PER RIABILITARE LA SUA ESPERIENZA DI GOVERNO: DUE ANNI FA STAVA PER CHIUDERE LA BORSA! 2. L’ULTIMO DISPETTO IL PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI LUIGI GIAMPAOLINO L’HA FATTO NEI GIORNI SCORSI AL PRESIDENTE DELL’ANAS PIETRO CIUCCI: FUORI 40 MILIONI 3. BASTA UN “ABBIAMO GIÀ UN FASCICOLO CON TUTTE LE AREE URBANE DOVE POSSONO ESSERE AVVIATI I CANTIERI EDILI”. E SU MARINO, CALTAGIRONE SI STA LENTAMENTE RIPOSIZIONANDO 4. LA GIORNATA È COMINCIATA MALISSIMO PER DELLA VALLE. GLI ANALISTI DI UBS HANNO TAGLIATO IL GIUDIZIO SUL TITOLO TOD’S CHE IN APERTURA DELLA BORSA HA PERSO PIÙ DEL 4%

1- MARIO MONTI LANCIA SASSOLINI PER RIABILITARE LA SUA ESPERIENZA DI GOVERNO: DUE ANNI FA STAVA PER CHIUDERE LA BORSA!
Ci sono anniversari come quello del matrimonio che e' doveroso dimenticare, ma per quanto riguarda l'economia vale la pena di ricordare che due anni fa, esattamente il 4 agosto 2011, sul tavolo di Silvio Berlusconi e dell'ex-tributarista di Sondrio, Giulietto Tremonti, arrivò una lettera con due firme.

A spedirla da Francoforte furono il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet ,e Mario Draghi che poi divenne presidente della Banca centrale europea il 19 ottobre. La lettera, articolata in tre capitoli e sei paragrafi, cadde come una bomba sul tavolo del governo e del ministro del Tesoro e rappresentò la condanna a morte del Cavaliere e del suo ministro esperto di tagli lineari.

Con una simultaneità sospetta il missile sparato dalla torre dell'Eurotower fu pubblicato integralmente sul "Corriere della Sera" diretto da Flebuccio De Bortoli che oggi, a distanza di un biennio, ricorda l'epistola e rivela un episodio assolutamente inedito e sorprendente. Il giornalista meno amato dal Cavaliere non sta a ripetere il contenuto della lettera e nemmeno si ferma a ricordare le polemiche che scoppiarono quando politici di diversi schieramenti interpretarono l'iniziativa del tandem Trichet-Draghi come un'invasione di sovranità.

Per chi ama la sintesi si può ricordare rapidamente che in quella corrispondenza esplosiva la BCE richiamava l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita dell'Italia. In pratica era una strigliata di pelo che indicava in due paginette i compiti da fare al più presto per evitare di finire nel baratro. Tra l'altro, si richiamava "l'esigenza di assumere misure immediate e decise" per correggere il bilancio e si ventilava che oltre a un intervento sul sistema pensionistico si riducessero i costi del pubblico impiego fino al punto "se necessario di ridurre gli stipendi". Con tono perentorio la BCE chiedeva al governo di procedere alle privatizzazioni, abolire le province e ,quasi en passant, di realizzare una riforma costituzionale.

Quello che è successo dopo è cosa nota. Il Cavaliere ha ceduto il passo al governo dei tecnici, e Giulietto Tremonti e' ritornato al mestiere prediletto di tributarista. I diktat della BCE diventarono pero' l'autostrada su cui il Professore di Varese pensava di allontanare l'Italia dal baratro, ma fin dall'inizio si capirono i limiti del suo governo composto da ministri più protesi all'esibizionismo e all'esercizio della parola che alle scelte politiche e alle pratiche amministrative.

Ciò che fino ad oggi non si sapeva è l'episodio di cui parla De Bortoli nell'editoriale che appare oggi con il titolo "Un delicato anniversario". Infatti il direttore del "Corriere", legato a Monti da un solido rapporto, rivela che nelle ore più drammatiche dell'autunno 2011 il governo aveva pronto "un decreto di chiusura dei mercati finanziari scritto di intesa con la Banca d'Italia". Quel decreto - aggiunge Flebuccio - rimase in cassaforte "ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico".

Nessuno finora si era spinto a dipingere con toni così foschi e drammatici la crisi di quell'anno, e nessuno ha mai saputo che la Borsa e i mercati finanziari avrebbero potuto tirar giù le serrande con un crollo catastrofico. Non è difficile immaginare che la descrizione di questo evento sia arrivata alle orecchie di De Bortoli da Mario Monti che tra una passeggiata e l'altra nelle montagne dell'Engadina cerca di scansare i sassi più grossi ma lancia sassolini per riabilitare la sua esperienza di governo.

Non c'è comunque nulla di male ad alzare il velo sulla tragedia quasi greca che l'Italia ha corso nel novembre di due anni fa. E non si può nemmeno prendere sottogamba ciò che sta accadendo oggi sotto i nostri occhi con le agenzie di rating che alla stregua di Standard & Poor's potrebbero buttare la politica del rinvio di Enrichetto Letta dentro la spazzatura.

Sarebbe pero' opportuno che al fine di scoprire dopo due anni verità troppo amare qualcuno si decidesse finalmente a praticare la scienza dei numeri esatti. Nei giorni scorsi l'Eurostat ci ha detto che nel 2012 il debito pubblico è salito al 130,3% del Pil, secondo soltanto a quello della Grecia.

E questo è già qualcosa, ma non è ancora scienza esatta, come non sono scientifiche le previsioni pronunciate dal placido Saccomanni e dal Governatore Visco a Mosca quando nei giorni scorsi hanno detto che nel prossimo semestre potrebbe esserci "una folata di ripresa". Piuttosto serve sapere esattamente quali e quanti buchi si nascondono ancora dentro le casse del Tesoro e nella pancia delle banche gonfie di derivati dove i manager continuano a guadagnare stipendi vergognosi, e a quanto ammonta esattamente l'evasione fiscale.

Su quest'ultimo punto i numeri ballano al di fuori della tavola pitagorica perché si parla di 120, 140, addirittura 200 miliardi e viene il sospetto che questo immenso "mar nero" sia evocato soltanto per aumentare la pressione fiscale.
Senza aspettare un'altra lettera della BCE e l'arrivo della troika del Fondo Monetario, e' arrivato il momento dei numeri esatti. Non quelli esoterici che occupano l'astrologia, ma quelli che ci serviranno a capire di che morte dobbiamo morire.

2- L'ULTIMO DISPETTO IL PRESIDENTE DELLA CORTE DEI CONTI GIAMPAOLINO L'HA FATTO NEI GIORNI SCORSI AL PRESIDENTE DELL'ANAS PIETRO CIUCCI

Nei corridoi della Corte dei Conti stanno facendo la colletta per il regalo da fare al presidente Giampaolino che il 18 agosto lascerà l'incarico per limiti di età.
Sarà un regalo sobrio (forse un corno portafortuna) perché questo simpatico magistrato di Pomigliano d'Arco che è entrato a far parte della Corte nel '68, ha sempre brandito la spada contro la corruzione, le ruberie e gli sprechi.

Saranno in molti a ricordare i suoi interventi pronunciati con la voce chioccia e l'inconfondibile accento napoletano, e non ci sarà spazio per ricordare le polemiche scatenate su presunti favori ai figli Anna Maria (magistrato ordinario collocato alla Corte Costituzionale) e Carlo Felice (professore di diritto all'età di 35 anni).

Questa è pattumiera che non offusca 45 anni di attività alla Corte che hanno portato Giampaolino a prendere posizioni dure sui tagli lineari e a invocare di metter fine alla politica dell'austerità che massacra la spesa sociale. L'ultimo dispetto l'ha fatto nei giorni scorsi al presidente dell'Anas Pietro Ciucci, il manager ex-Iri,stolidamente innamorato del Ponte sullo Stretto, al quale la Corte dei Conti ha chiesto (come ha scritto il giornalista Daniele Martini) di restituire 40 milioni per aver elargito in maniera troppo generosa i quattrini dell'Anas ad alcune imprese.

Al posto di Giampaolino sta per arrivare un altro antico magistrato della Corte. È Raffaele Squitieri, il 72enne nato a Mogadiscio che è entrato nel palazzone di viale Mazzini nel settembre del 1971. Di lui si ricorda la breve parentesi come capo gabinetto ai Beni Culturali quando il dicastero era guidato dal desaparecido ministro Urbani. Sarà lui a raccogliere il testimone di Giampaolino e a vigilare sui conti senza riguardo per la Corte dei miracoli che difende i privilegi.

3- SU IGNAZIO MARINO, CALTAGIRONE SI STA LENTAMENTE RIPOSIZIONANDO
Dopo aver sferrato tre botte nel basso ventre al sindaco Marino, Francesco Gaetano Caltagirone si sta lentamente riposizionando.
Prima delle elezioni in Campidoglio "Il Messaggero" aveva massacrato il chirurgo genovese evocando con toni da scandalo vicende legate all'esperienza americana del candidato sindaco. E fino a pochi giorni fa il Calta ha voluto dimostrare di non essere pervaso dall'ansia di apparentamento. Non a caso ha snobbato la cena da mille euro a cranio organizzata dal Pd dove Marino e Zingaretti hanno elargito sorrisi ai costruttori romani come i fratelli Toti e i Parnasi e Scarpellini.

C'è però un piccolo segnale di ravvedimento anche per Caltariccone. Bisogna cercarlo nell'edizione di ieri di "Leggo", il quotidiano della scuderia Caltagirone Editore che viene distribuito gratuitamente a Roma. Senza elogi sperticati il giornale apprezza l'arrivo in redazione "in sella alla sua bicicletta" dell'inquilino del Campidoglio che "con la solita calma e senza mai tirarsi indietro ha risposto sui temi più caldi della città".

La manina dell'editore-banchiere-assicuratore e soprattutto costruttore, si vede nella domanda finale che il giornale rivolge a Marino dove si chiede se il Comune può essere un intermediario anche con chi costruisce. La risposta del chirurgo genovese, che nel weekend ha tormentato gli assessori con i giochi demenziali del team building, lascia aperta una speranza perché dice: "abbiamo già un fascicolo con tutte le aree urbane dove possono essere avviati i cantieri edili".
Per il Calta quel fascicolo vale più di una cena da mille euro.

4- DOLORI SVIZZERI PER DELLA VALLE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che la giornata è cominciata malissimo per Dieguito Della Valle.
Stamane gli analisti della banca svizzera Ubs hanno tagliato il giudizio sul titolo Tod's che in apertura della Borsa ha perso più del 4%. Secondo gli analisti il gruppo del lusso dello scarparo marchigiano potrebbe chiudere il primo semestre e l'intero anno con risultati deboli, ma nessuno di loro si aspetta che l'impero di Dieguito passi in mani straniere".

 

7 pap07 debortoli moglieMONTI-MAURO-SCALFARIPRESENTAZIONE DEL LIBRO LA DEMOCRAZIA IN EUROPA DI MARIO MONTI E SYLVIE GOULARD MARIO MONTI il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx DRAGHI-NAPOLITANOITALIA COMMISSARIATA - MONTI GRILLI DRAGHI MERKEL LAGARDE VAN ROMPUYGiampaolino Luigi PIETRO CIUCCI quad10 raffaele squitieri giulio urbaniASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSE IGNAZIO MARINO IN BICICLETTA 1ag12 d dellavalle sbadiglio

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