CHI FA IL PALO DEL PALIO? - MPS NON RIESCE A SBLOCCARE CON LE BANCHE LA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO DA 900 MILIONI € - L’OSTACOLO MAGGIORE È RAPPRESENTATO DA CREDIT SUISSE CHE RITIENE DI AVERE MENO GARANZIE DEGLI ALTRI (LEGGI MEDIOBANCA) - PER TAMPONARE I DEBITI, LA FONDAZIONE DEVE SMOBILITARE LE SUE PARTECIPAZIONI COMPRESO QUELLA NELLA CDP, A RISCHIO DI PESANTI MINUSVALENZE (GUZZETTI HA PRONTO IL BORSELLO) - ANCHE I ‘CONTRIBUTI’ DI MPS AL TERRITORIO SENESE SONO CROLLATI…
Cesare Peruzzi per il Sole 24 Ore
La trattativa per rinegoziare il debito della Fondazione Monte dei Paschi stenta a fare passi avanti. E il sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, nel consiglio comunale di ieri ha parlato per la prima volta della necessità di trovare «una discontinuità » nelle strategie che hanno guidato la filiera Fondazione-Banca Mps. Tutte le forze politiche, fatto inedito per Siena, hanno dato mandato al primo cittadino di «prendere urgentemente i provvedimenti necessari a tutelare l'interesse della collettività », con l'impegno di riferire all'assemblea entro il 13 dicembre. Tempi stretti, dunque.
Sul fronte del negoziato con il sistema bancario, lo scoglio da superare sono i dubbi del Credit Suisse, con cui l'Ente presieduto da Gabriello Mancini ha sottoscritto contratti derivati per 374 milioni. L'obiettivo di Siena è quello di ottenere una moratoria fino al 30 giugno 2012, che riguarderebbe l'intera esposizione, oggi intorno ai 900 milioni (524 relativi all'ultimo finanziamento e 365 di minusvalenza sul prestito Fresh del 2008), che riguarda una quindicina di istituti di credito italiani e stranieri, tra cui Mediobanca (196 milioni la posizione) e, appunto, Credit Suisse.
Siena è riuscita a prendere tempo fino a metà dicembre, ma il tavolo di confronto intorno a cui siedono tecnici e avvocati è sostanzialmente bloccato perché il gruppo svizzero ritiene di avere meno garanzie degli altri (leggi Mediobanca) e punta i piedi. Il negoziato, insomma, rischia di andare per le lunghe. La Fondazione, intanto, pensa a smobilizzare le partecipazioni vendibili, il cui valore complessivo sulla carta supera i 300 milioni. Al primo posto c'è il 2,5% di Cassa depositi e prestiti (Cdp), che potrebbe portare a Siena un centinaio di milioni (senza minusvalenze). La destinazione più probabile di questo pacchetto azionario è il fronte delle Fondazioni.
Un'apertura, in questo senso, è arrivata dal presidente dell'Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti: «Se la Fondazione Mps vorrà cedere delle quote, sicuramente verranno collocate: non è la prima volta che le Fondazioni intervengono su richiesta», ha detto ieri il leader della categoria.
Le altre munizioni a disposizione dell'Ente di Palazzo Sansedoni sono le quote nei fondi d'investimento (F2i e Sator), il 30% di Fontanafredda e la quota di maggioranza dell'immobiliare Sansedoni (che difficilmente però sarà interamente alienata), oltre all'1% circa di Mediobanca ancora in portafoglio. Quanto di tutto questo potrà essere ceduto in tempi brevi? Con quali ricadute (minusvalenze) sul bilancio?
L'opinione degli addetti ai lavori è che il peccato originale della Fondazione Mps sia quello di aver voluto accompagnare la crescita del Monte dei Paschi, diventato il terzo polo bancario italiano, senza perderne il controllo anche formale. Quello che sarà archiviato come l'errore di percorso più grave, invece, è la sottoscrizione "pro quota" degli ultimi due aumenti di capitale del gruppo di Rocca Salimbeni, nel 2008 per 3 miliardi (più 490 milioni del prestito Fresh) e nel 2011 per 1,1 miliardi, smobilizzando 3,5 miliardi d'investimenti e indebitandosi per circa 1,2 (compreso il Fresh).
Se la Fondazione senese avesse deciso di "arretrare" nel capitale di Banca Mps (magari al 30%) in occasione dell'acquisto di Antonveneta, a fine 2007, oggi avrebbe in cassa più di 4 miliardi e, soprattutto, non si troverebbe a dover negoziare con il sistema bancario un'esposizione garantita dai titoli Mps che, con gli attuali valori di Borsa (ieri le azioni sono state scambiate a 0,2405 euro, in calo dell'1,6%), rischia di azzerare la parte più rilevante (oltre l'80%) del patrimonio dell'Ente di Palazzo Sansedoni.
La risposta è che le istituzioni locali (Comune e Provincia) non hanno mai permesso che la Fondazione perdesse la sua "presa" sulla banca. Motivo? L'impatto diretto del "sistema Mps" (Fondazione più banca) sul territorio senese è di circa un miliardo all'anno, con un'incidenza di oltre un sesto sul Pil dell'area. Ma questo è stato vero fino a ieri. Già oggi, con le erogazioni 2011 della Fondazione ridotte a 50 milioni (la media, dal 1995 al 2010, è stata di 106 milioni all'anno), la situazione appare ridimensionata. E le prospettive non sono migliori.
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