carlos ghosn prigione kosuge

OH MY GHOSN! - LA FRANCIA DIFENDE IL PRESIDENTE DI RENAULT, CHE DOMATTINA APPARIRÀ PER LA PRIMA VOLTA DALL'ARRESTO: ''NON NE CHIEDIAMO LE DIMISSIONI''. DIETRO C'È UN DISEGNO GIAPPONESE PER CAMBIARE LA GOVERNANCE DELL'AZIENDA, VISTO CHE DAI TEMPI DEL SALVATAGGIO, ORA È NISSAN A ESSERE LA GALLINA DELLE UOVA D'ORO DEL GRUPPO

 

 

1. NISSAN: SAIKAWA, STRUTTURA GRUPPO HA BISOGNO DI CAMBIAMENTO

 (ANSA) - "Ci attendiamo un cambio significativo nella struttura del gruppo dopo l'uscita di scena dell'ex presidente Carlos Ghosn". Lo ha detto l'amministratore delegato della Nissan, Hiroto Saikawa, a margine della riunione di inizio anno dei manager del comparto auto, spiegando di attendersi ampie raccomandazioni per una modifica dello statuto sulla governance, incluso l'incremento del numero dei direttori indipendenti e la revisione del ruolo del nuovo presidente dell'alleanza Nissan-Renault-Mitsubishi Motors.

CARLOS GHOSN

 

I commenti di Saikawa anticipano di un giorno l'udienza preliminare di Ghosn, quella che sarà anche la sua prima apparizione pubblica dall'arresto, lo scorso 19 novembre. L'ex tycoon 64enne è in stato di fermo al centro di detenzione di Tokyo con l'accusa di aver sottostimato i suoi compensi per un totale di 9 miliardi di yen, circa 80 milioni di dollari, in un periodo compreso tra il 2010 e il 2017, oltre a una serie di illeciti finanziari, tra cui abuso di fiducia.

 

BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN

Lo scorso 31 dicembre la corte distrettuale aveva approvato la richiesta del pubblico ministero di allungare il fermo fino all'11 gennaio. Il comitato interno della Nissan, composto da 7 membri - tra i quali esperti indipendenti di settore, dovrà formulare una proposta sulla composizione del Cda della casa auto nipponica in marzo. La sua attività si scontra con la volontà del partner Renault di mantenere una sfera d'influenza sul capitale azionario della Nissan, giudicata da quest'ultima sbilanciata rispetto al valore di mercato delle due aziende. Il costruttore transalpino controlla il 43% di Nissan, che genera gran parte delle redditività del gruppo ma possiede appena il 15% della Renault e senza diritti di voto.

 

 

2. LA FRANCIA DIFENDE IL PRESIDENTE DI RENAULT "NON CHIEDIAMO LE DIMISSIONI DI GHOSN"

Leonardo Martinelli per “la Stampa

 

 

LA VILLA DI GHOSN A BEIRUT

Si presenterà domani a Tokyo, davanti al procuratore: per la prima volta, Carlos Ghosn, ex manager di successo, all' origine dell' alleanza tra Renault e Nissan (poi estesa a Mitsubishi), potrà dire la sua sulle gravi accuse che gli vengono rivolte in terra nipponica. Fu arrestato a sorpresa all' aeroporto internazionale della capitale giapponese, scendendo dal suo jet privato, lo scorso 19 novembre.

 

Ebbene, riapparirà finalmente domani «dimagrito di dieci chili, perché gli fanno mangiare tre tazze di riso bianco al giorno. E nella sua divisa da prigioniero, le manette ai polsi - ha rivelato ieri Anthony, il più piccolo dei quattro figli di Carlos, che sta coordinando dagli Usa la difesa del padre -. Avrà appena dieci minuti per spiegarsi. Ma è pronto a difendersi in maniera vigorosa».

 

Intanto ieri, sul conto di Ghosn si è espresso anche Bruno Le Maire, ministro francese dell' Economia, in un intervento alla radio Europe 1. Sebbene con prudenza e in modo implicito, ha fatto capire che Parigi non ha ancora l' intenzione di scaricare il supermanager. Ghosn è stato già destituito dalla guida di Nissan, ma ufficialmente resta presidente di Renault, sebbene in novembre il Cda abbia trasferito «a titolo provvisorio» le mansioni operative a Thierry Bolloré, il suo numero due. Ecco, Le Maire ha tenuto a specificare che «non dispongo degli elementi che mi permettano di chiedere a Ghosn di abbandonare la presidenza di Renault». «La posizione dello Stato francese (ndr, azionista di riferimento della casa automobilistica, con il 15% del capitale) è costante fin dagli inizi: vige la presunzione d' innocenza». È un principio che «non si può negoziare in democrazia».

 

BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN

Le Maire ha comunque detto di aver chiesto venerdì a Renault i dettagli sulle remunerazioni di Ghosn e di altri dirigenti. La situazione è difficile da valutare, perché il giudice, che ha chiesto di arrestare il manager franco-libanese-brasiliano, ha reso pubbliche le accuse a suo carico solo in parte e progressivamente, spesso con rivelazioni «soffiate» ai media giapponesi.

 

Si sa in ogni caso che è accusato di non aver comunicato alle autorità di Borsa a Tokyo una parte dei suoi compensi (38 milioni di euro per il periodo 2010-15 e una cifra di poco inferiore per il 2015-18) sia per evaderli fiscalmente ma anche perché non ne fosse informata l' opinione pubblica nipponica, molto sensibile alle polemiche sui salari eccessivi dei dirigenti d' azienda. Altri capi d' accusa, comunque, si sono aggiunti, vedi l' utilizzo di fondi di Nissan per l' acquisto di appartamenti di lusso in mezzo mondo e il fatto che avrebbe scaricato segretamente sulla casa automobilistica le perdite accumulate a livello personale su un fondo di investimento dopo la crisi finanziaria del 2008.

 

CARLOS GHOSN

La difesa del figlio Ieri ha preso per la prima volta la parola pubblicamente anche Anthony Ghosn, 24 anni, con un' intervista al Journal du Dimanche.

Il giovane, laureato a Stanford e che ha creato Shogun, una società che propone mutui immobiliari negli Stati Uniti, ha fatto capire che il padre, nonostante tutto, è tonico e combattivo.

 

Anthony, però, non lo ha più visto dal giorno in cui fu preso in consegna dalla polizia. La ferrea normativa giapponese impedisce che i familiari possano incontrarlo: è permesso solo agli avvocati difensori (e non tutti i giorni) e agli ambasciatori dei Paesi coinvolti. «Il paradosso - ha sottolineato - è che la sola condizione per ottenere una liberazione provvisoria su cauzione è firmare un testo, dove mio padre, che si ritiene innocente, dovrebbe confessare i reati imputati. E quel documento è in giapponese, una lingua che lui non parla».

CARLOS GHOSN NISSAN RENAULT

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump - immagine creata con grok

DAGOREPORT – CHE FINE HA FATTO IL FANTOMATICO "PONTE" CHE MELONI SOGNAVA DI CREARE TRA USA E UE? PRIMA DEL VERTICE BY MACRON, LA DUCETTA AVREBBE AVUTO LA TENTAZIONE DI CHIAMARE TRUMP, MA POI CI HA RIPENSATO. PERSINO LEI HA CAPITO CHE DALL'"IMPERATORE DEL CAOS" AVREBBE RICEVUTO SOLO ORDINI, VISTO CHE CONSIDERA I PAESI EUROPEI SOLO DEI VASSALLI - DAVANTI A UN PRESIDENTE AUTORITARIO CHE DIFFONDE MENZOGNE E RIBALTA LA REALTÀ (“ZELENSKY È UN DITTATORE MAI ELETTO. L’UCRAINA NON DOVEVA INIZIARE LA GUERRA. L'EUROPA HA FALLITO”), SIAMO SICURI CHE L’ANTIPATICO GALLETTO FRANCESE MACRON E L’EUROPA MATRIGNA (CHE COMPRA BTP E DA' 209 MILIARDI DI PNRR) SIANO PEGGIO DI UN INAFFIDABILE AFFARISTA TRAVESTITO DA PRESIDENTE?

donald trump bin salman zelensky putin xi jinping

DAGOREPORT - CHE COSA FRULLA NEL CAPOCCIONE DI DONALD TRUMP? QUAL E' IL SUO PIANO PER UN NUOVO ORDINE MONDIALE, A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA? - L'AFFARISTA FATTOSI PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI È CONVINTO CHE RILEGITTIMANDO LA RUSSIA DI PUTIN COME POTENZA MONDIALE, MOSCA SI SLEGHI DALL’ABBRACCIO COL SUO NEMICO N°1, LA CINA, E MOLLI L’IRAN AL SUO FATAL DESTINO - MA IL TRUMPONE LA FA TROPPO FACILE, AL PUNTO DA PROVOCARE PERPLESSITÀ IN UN ALLEATO DI FERRO COME IL SAUDITA MOHAMMED BIN SALMAN (NON E' UN CASO CHE RIAD OSPITI IL VERTICE PER LA PACE IN UCRAINA, ANZICHE' NELLA NEUTRALE SVIZZERA) – IL DIALOGO IMMAGINARIO TRA IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA E “THE DONALD” E TUTTE LE VARIABILI CHE TRUMP NON PRENDE IN CONSIDERAZIONE: DALLA REAZIONE CINESE ALLA DEPORTAZIONE DI DUE MILIONI DI PALESTINESI, DALLE SPACCATURE NELL’ISLAM A TAIWAN, PASSANDO PER L'EUROPA...

mediaset matteo salvini marina berlusconi piersilvio giorgia meloni paolo del debbio mario giordano nicola porro

DAGOREPORT – MATTEO SALVINI ATTACCA MARINA BERLUSCONI, REA DI AVER LIQUIDATO TRUMP COME "BULLO", PERCHÉ A MEDIASET NON SE LO FILANO PIÙ: IL CLUB DEGLI ''AMICI DI GIORGIA'' (PORRO-DEL DEBBIO-GIORDANO, CAPITANATO DA SALLUSTI) LO HA ESTROMESSO DAI TALK DI RETE4 – L’INTERVISTA RILASCIATA DALLA CAVALIERA AL ''FOGLIO'' È UN MANIFESTO PER LA FORZA ITALIA GUIDATA DALL'INETTO TAJANI, MARCANDO COSI' LA SUA DISTANZA DA MELONI. E ANCHE DA CHI IN MEDIASET, SUONA OGNI SERA LA GRANCASSA ALLA DUCETTA (E INFATTI LE PAROLE DELLA FIGLIA PREDILETTA DI SILVIO BERLUSCONI HANNO INDISPETTITO IL POCO CORAGGIOSO PIER SILVIO…)

giorgia meloni vertice parigi eliseo emmanuel macron

DAGOREPORT- PER CAPIRE COSA È SUCCESSO AL VERTICE PARIGINO DI MACRON, BASTA VEDERE IL VOLTO INGRUGNITO DI GIORGIA MELONI - PER DARE UN SEGNALE A TRUMP DEL SUO STATO D’ANIMO ALLA ‘’CONVOCAZIONE’’ DEL PRESIDENTE FRANCESE, È ARRIVATA ALL’APPUNTAMENTO CON UN’ORA DI RITARDO, PER POI PRODURSI IN UNA FIGURA BARBINA QUANDO HA AFFERMATO DI NON ESSERE D’ACCORDO SULL’IDEA DI PROPORRE UNA VIA EUROPEA AL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA: L’UNIONE DA SOLA NON VA DA NESSUNA PARTE, QUINDI OCCORRE ‘’RAGIONARE’’ CON TRUMP. A QUEL PUNTO, LA PREMIER MUSK-ERATA SI È RITROVATA ISOLATA, CON I PRESENTI CHE IN CORO LE HANNO FATTO PRESENTE CHE, FINO A PROVA CONTRARIA, È IL PRESIDENTE AMERICANO CHE NON INTENDE “RAGIONARE” CON L'EUROPA (VEDI LE TRATTATIVE RUSSIA-USA IN CORSO A RIAD...)

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...