1- PER ALTRI TRE ANNI DI PRESIDENZA DI INTESA BAZOLI OTTIENE, IN CAMBIO DI UN CORRIERE PD, L’APPOGGIO DA FASSINO E ENRICO LETTA ALLA PRESA DI POTERE DI CUCCHIANI 2- E CUCCHIANI SEGA SUBITO GAETANO MICCICHÈ DAL CONSIGLIO DI GESTIONE, ENNESIMA CONFERMA CHE VUOLE RECIDERE IL CORDONE OMBELICALE CON LA GESTIONE PASSERA 3- AVVISO AI NAVIGATI: SI SCRIVE ABRAMO BAZOLI MA DOVETE LEGGERE CARLO DE BENEDETTI 4- NESSUNO AVRÀ MAI IL CORAGGIO DI DIRE CHE LA SCENEGGIATA DI CERNOBBIO È DIVENTATA UN RITO DOVE ABBONDANO LE PRIME DONNE (ANCHE LE SECONDE, C’ERA PURE BARBARA BERLUSCONI) E SERVE SOLTANTO COME STRUMENTO DI RELAZIONE TRA LE ÉLITES 5- GRILLI HA TIRATO FUORI LA SOLITA MACCHINA DEL FANGO DANDO LA VICENDA DELLE CONSULENZE DI FINMECCANICA ALLA EX-MOGLIE PER CHIUSA. MA NON È AFFATTO CHIUSA 6- EMMA NEI CASINI DI PIERFURBY: PERCHE’ L’HA FATTO? DUE IPOTESI VARIE ED AVARIATE 7- LA ROMA FUORI DAL LISTINO DI PIAZZA AFFARI PER TROVARE UN PARTNER ALTERNATIVO?

1- CHE INTESA TRA CUCCHIANI E BAZOLI
C'è molta attesa per la riunione che si terrà oggi a Torino dei due organismi che governano IntesaSanPaolo.

Secondo gli osservatori l'incontro dei membri del Consiglio di sorveglianza e del Consiglio di gestione che si svolgerà nelle sale decorate di San Carlo dovrebbe confermare la sintonia tra l'ottuagenario presidente Abramo-Bazoli e il "tedesco" Enrico Cucchiani per dare un nuovo assetto alla banca in vista del rinnovo cariche che si terrà ad aprile.

Da parte sua il 62enne Cucchiani non ha fatto mistero di voler concretizzare una strategia che ha come obiettivo quello di semplificare la governance dell'Istituto e di rivoltarlo come un calzino introducendo alcuni manager dentro il Consiglio di gestione che rappresenta il cuore della banca.

Nei giorni scorsi alcune case d'affari hanno scritto che Intesa è l'Istituto che ha le carte più in regola nel panorama creditizio, ma senza nuova linfa è difficile che possa premiare gli azionisti e rispondere alle attese dei mercati.

Su questa linea Cucchiani sembra aver trovato l'intesa con l'arzillo vecchietto di Brescia, depositario di quell'anima storica e politica che lo mantiene a galla e per la quale intende battersi per altri tre anni di presidenza. Per mantenere saldo questo obiettivo Bazoli ha dato via libera all'ingresso di quattro manager nel Consiglio di gestione.

Fino a questo momento tre nomi sono sicuri: Francesco Micheli, Bruno Picca, Carlo Messina. Il primo, Micheli, è il più anziano e ha alle sue spalle l'esperienza di direttore del personale alle Poste ai tempi in cui Corradino Passera gestiva quell'azienda. Tra i due è nato un sodalizio e quando l'attuale ministro dello Sviluppo è diventato amministratore delegato di Intesa se lo è portato con lo stesso incarico dentro la banca.

Per quanto riguarda Bruno Picca, la seconda new entry nel Consiglio di gestione, si sa che ha lavorato alla Fondazione Agnelli e alla Sip di Torino per poi entrare nel SanPaolo, ma il più giovane dei tre è Carlo Messina, romano classe 1960, che le dipendenti della banca ammirano soprattutto per la vistosa capigliatura.

Oltre a questi tre uomini, scelti da Cucchiani sulla base del merito e senza pregiudizi, c'è a bordo campo Gaetano Miccichè, il manager palermitano che dopo la laurea alla Bocconi ha cominciato a lavorare nelle banche siciliane poi è salito al Nord nel 2002 diventando di fatto il braccio destro di Corradino Passera.

Quest'ultimo gli ha messo sulle spalle un robusto zainetto di fiducia affidandogli nel 2007 la divisione corporate e investment banking, ma soprattutto vestendolo del ruolo di tessitore della famosa cordata dei patrioti italiani che "salvarono" l'Alitalia (una vicenda di cui ieri Corradino mentre parlava di orgoglio industriale nel programma televisivo di Maria Latella, si è ben guardato dal ricordare).

Secondo le voci che corrono, il "passerotto" Gaetano Miccichè dovrebbe restar fuori dal Consiglio di gestione e questa è l'ennesima conferma che Cucchiani vuole recidere il cordone ombelicale che lega alcuni manager con la gestione Passera.

In questo modo porterà avanti il suo disegno e lascerà spazio ad Abramo-Bazoli che sta lavorando per il rinnovo della sua presidenza. In questa logica l'anziano presidente è riuscito a ottenere un appoggio dal sindaco di Torino Fassino e da Enrico Letta, mettendo sul piatto l'influenza che ancora esercita sugli assetti del "Corriere della Sera". Le simpatie del banchiere bresciano nei confronti del Pd sono note da tempo e altrettanto scontato e resistente appare il feeling con Romano Prodi che nelle ultime due settimane ha allargato le narici per sentire il profumo del Quirinale.

Nella sua strategia Bazoli conta anche sul filo diretto con Carletto De Benedetti, l'Ingegnere che con la corazzata di "Repubblica" naviga tra il consenso a Monti e quello a Matteo Renzi.

Entrambi, Bazoli e De Benedetti, hanno poi le orecchie tese come lepri sulle vicende che toccano Rcs, l'editrice del "Corriere della Sera" che potrebbe influire in maniera notevole sugli equilibri politici. Basta leggere alcuni articoli del guru Massimo Mucchetti per capire come Bazoli e il suo amico storico Giuseppe Guzzetti riescano ad ispirare la linea del giornale.

Per non essere spiazzato nella battaglia dei prossimi mesi, il mistico presidente di Intesa pareva aver sposato l'idea di rafforzare il capitale di Rcs attraverso la conversione di obbligazioni in azioni, ma adesso questa ipotesi sembra caduta e il suo sforzo è proteso a costruire una cordata.

Chi siano i personaggi in grado di cacciare soldi, resta un mistero, ma di certo si sa che Bazoli non si fida dell'imprenditore delle cliniche Rotelli che a suo avviso ha la testa rivolta soltanto verso chi lo aiuta ad aumentare il business della sanità lombarda. E ancor meno ha fiducia in quel Della Valle che ha l'abitudine di scassare i salotti ed è considerato una mina vagante della finanza.

Anche questo giudizio sullo scarparo marchigiano serve a rendere ancora più solido il rapporto sotterraneo tra il cattolico Bazoli e il laico Carletto.


2- A CHE SERVE CERNOBBIO
C'è un uomo che per la gioia ha trascorso una notte insonne. È Valerio De Molli, il manager bocconiano che dal 1992 organizza il Forum a villa d'Este di Cernobbio.

Ieri mattina quando Monti ha fatto un elogio sperticato del Forum De Molli ha avuto una sorta di mancamento che non è sfuggito agli occhi dei giornalisti impegnati da venerdì a seguire i lavori sul lago di Como.

Per gran parte di loro il risultato del Workshop è stato soltanto una grande passerella del Governo dove i tecnici hanno sentito il bisogno di esternare e di cui il vero e unico protagonista è stato Mario Monti.

Questo è il giudizio della maggior parte degli imprenditori e del gotha della finanza, ma nessuno di loro avrà mai il coraggio di dire che la sceneggiata di Cernobbio è diventata un rito dove abbondano le prime donne (anche le seconde, perché c'era pure Barbara Berlusconi) e serve soltanto come strumento di relazione tra le élites.

Quel furbacchione di Monti, più sciolto e spiritoso del solito, ha capito che questa era un'occasione da non perdere e con l'umiltà dietro la quale nasconde la sua immensa supponenza ha dichiarato per l'ennesima volta che il suo Governo è soltanto un episodio transitorio. E qui bisogna farsi coraggio perché questo tormentone sull'indisponibilità del Professore di Varese rischia di durare parecchi mesi.

Monti sì, Monti no, Monti forse. È l'enigma destinato ad assillarci fino a primavera quando gli italiani saranno chiamati alle urne. Ha ragione il filosofo Baumann quando dice che la politica è liquida e a Cernobbio era più liquida del solito, non tanto per il lago manzoniano quanto per l'inconsistenza assoluta di idee e di programmi.

Monti superstar ha occupato la scena lasciando che la moglie, seduta al tavolo con Flavia Prodi, si godesse le battute spiritose di Innocenzo Cipolletta. Gli altri ministri hanno fatto da semplici comparse. Corradino Passera, solitamente loquace, si è rifugiato dietro un albero per farsi intervistare da Maria Latella, mentre il pallido Grilli ha sostenuto con una certa irritazione che l'Italia non chiederà l'aiuto della BCE e della signora Lagarde che mentre lui parlava dall'Asia faceva capire che in caso di interevento il Fondo Monetario eserciterà un rigido controllo.

Così, mentre i giornalisti cercavano nel ricco buffet, organizzato dal manager De Molli, di soffocare la fame atavica e la delusione, Grilli ha avuto anche il tempo di sferzare chi lo accusa per le consulenze di Finmeccanica alla ex-moglie.

Ha tirato fuori la solita storia della macchina del fango dando la vicenda per chiusa. La noia era troppo grande per dirgli che chiusa non è affatto.


3- EMMA NEI CASINI
Oggi nelle pagine della cultura del "Corriere della Sera" si legge un bellissimo articolo di Pietro Citati sul sublime sentimento dell'amicizia. Lo scrittore prende spunto dalla lezione di Montaigne che riuscì a tuffarsi nell'animo di un filosofo francese con un affetto esclusivo.

Questa nobile passione deve aver ispirato Emma Marcegaglia quando alla festa dell'Udc di Chianciano si è buttata tra le braccia di Pierfurby Casini in nome di un amicizia che l'ha portata ad esclamare: "Se voi andate avanti con questa idea io vi sosterrò, sarò con voi".

Nella platea dove non mancavano gli ospiti delle Terme con il catetere nascosto è scoppiata una vera standing ovation e quell'anima semplice di Rocco Buttiglione nella sua infinita leggerezza è arrivato a dire: "finalmente abbiamo trovato un Monti femmina. E sta con noi...".

Da tempo si aspettava che il genero di Caltariccone battesse un colpo e dimostrasse che oltre ad essere un piacione bolognese tirasse fuori qualche asso dalla manica. A Chianciano ne ha tirati fuori due perché oltre alla Marcegaglia ha elargito una benedizione "amichevole" anche nei confronti di Corradino Passera che saltella da una convention all'altra alla ricerca del suo destino.

Il tuffo nell'amicizia della Marcegaglia è interessante e smentisce in maniera categorica ciò che disse il 23 maggio, ultimo giorno della sua presidenza di Confindustria quando dichiarò: "non vedo l'ora di dedicare tutto il tempo alla mia bambina Gaia". Con l'endorsement di Chianciano la signora di Mantova ha tagliato i ponti definitivamente con le chiacchiere su un possibile arruolamento nelle fila del Cavaliere peccaminoso che nel 2010 l'abbracciò a Santa Margherita Ligure come una valletta olgettina.

Adesso sono in molti a chiedersi per quale ragione la Marcegaglia ha scelto di condividere la strada di Pierfurby che a Chianchiano è arrivato addirittura a parlare di nuovo rinascimento con il Governo Monti. Per i maliziosi, che non hanno mai creduto al ritorno in azienda della secondogenita di papà Steno e mamma Palmira, la Emma ha capito due cose fondamentali.

La prima è che arruolandosi nel piccolo esercito di Casini (dove le donne sono soprattutto fans) si assicura un posto da ministro. Il secondo motivo è che con questa scelta l'ex-presidente di Confindustria si attrezza di un ombrello protettivo che la mette al riparo dai problemi che negli ultimi anni hanno sfiorato l'azienda di famiglia.

C'è poi sullo sfondo la volontà di rompere gli argini per dare una lezione a quel Montezemolo che resta un oggetto misterioso e non ha mai perso occasione di sottolineare la supremazia della sua gestione in Confindustria.


4- LA ROMA FUORI DAL LISTINO DI PIAZZA AFFARI PER TROVARE UN PARTNER ALTERNATIVO?
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che un manager di Unicredit è sulle spine.

Paolo Fiorentino, il vicedirettore generale di Piazza Cordusio, ha ricevuto l'ordine preciso di alleggerire la partecipazione della banca dentro la squadra di calcio AS Roma. Dopo aver lavorato per portare gli americani dentro il club, Ghizzoni sembra convinto che sia arrivato il momento di metterli alla corda e di non cacciare altri soldi oltre a quelli già dati al momento dell'acquisto e dell'aumento di capitale da 50 milioni che dovrebbe partire nelle prossime settimane.

Da qui la direttiva accompagnata dall'ipotesi (ventilata sabato dal settimanale "MilanoFinanza") che la Roma possa uscire dal listino di Piazza Affari e trovare un partner alternativo".

 

 

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