LOW COST, ALTA STRONZAGGINE - TU MI CRITICHI E IO TI LASCIO A TERRA: PER UN TWEET “SGRADITO” UN PASSEGGERO DI EASYJET RISCHIA GROSSO
Corinna De Cesare per Corriere.it
Qualche giorno fa l'autocritica di Michael O'Leary, fondatore di Ryanair. I modi della compagnia low cost sono considerati dai passeggeri troppo ruvidi e il manager si è impegnato pubblicamente a essere «più gentile». Ma la questione a quanto pare non riguarda solo il vettore irlandese.
IL TWEET
Mark Leiser, avvocato e dottorando alla Strathclyde University di Glasgow, martedì sera aveva un volo Easyjet da Glasgow per Londra. Il decollo, previsto per le 21.20, viene spostato di novanta minuti. Mark si preoccupa di come riuscirà , a tarda sera, ad arrivare da Gatwick al centro di Londra, ma soprattutto chiede informazioni a Easyjet per un altro passeggero, un militare inglese ormai certo che perderà la sua ultima connessione per Portsmouth.
Dopo aver domandato inutilmente aiuto, Mark prende il cellulare e commenta l'accaduto su Twitter citando l'account ufficiale Easyjet: «Il volo è in ritardo di 90 minuti, un militare perderà la sua ultima connessione e Easyjet rifiuta di aiutarlo per arrivare a Portsmouth. Facciamo qualcosa».
L'IMBARCO
à stato in quel momento, secondo la ricostruzione fatta da Mark sull'Independent, che un'assistente è andata verso di lui, tirandolo fuori dalla fila per l'imbarco al gate. «Mi ha detto che non mi avrebbero fatto salire a causa del tweet. Dopodiché è arrivato un manager che ha chiesto all'assistente se avessi dei bagagli a bordo. Mi hanno detto che avrei potuto immaginare cosa sarebbe successo con un tweet del genere, e io ho risposto che la mia era una critica, che per fortuna esiste ancora la libertà di parola».
A quel punto, secondo il racconto fatto da Mark, gli assistenti Easyjet gli hanno chiesto se fosse un avvocato. «Io ho risposto di Sì e ho tirato fuori la mia tessera. "Sei un avvocato" mi hanno detto "sai che non puoi twittare robe di questo tipo e poi aspettarti di salire a bordo". - ha spiegato Mark -. Alla fine, dopo che tutti gli altri erano stati imbarcati, mi hanno fatto salire a bordo. Se non avessi mostrato la mia tessera non mi avrebbero mai fatto partire».
LA RISPOSTA
Il caso ha suscitato diverse polemiche e il tweet di Mark è stato ritwittato oltre 1.300 volte. La compagnia aerea low cost ha fatto sapere in un comunicato di non «aver mai negato l'imbarco a causa dei commenti sui social network. Nelle rare occasioni - ha spiegato Easyjet - in cui consideriamo questa possibilità è sulla base di un comportamento disturbato».
Poi, il giorno dopo, ha ribadito il concetto anche su Twitter: «A proposito di Glasgow l'altra notte, il nostro staff aeroportuale non monitora le piattaforme social e non neghiamo l'imbarco in base alle critiche espresse sui social media. Siamo in contatto con il passeggero e vi aggiorneremo quando la nostra indagine sarà conclusa».
POLITICHE
Quel che è certo è che casi come questi, una volta diventati pubblici, fanno piovere valanghe di commenti contro le politiche e la gestione del personale dei vettori low cost. Appena una settimana fa O'Leary di Ryanair ha chiesto pubblicamente scusa.
Per diversi episodi, compreso quello di Muhammad Sattar, medico di Dublino, che ha dovuto pagare 188 euro per cambiare volo dopo che la sua famiglia è morta in un incendio in Inghilterra. «Ho visto gente piangere ai gate per l'imbarco - ha detto Owen O'Reilly, uno degli azionisti Ryanair - c'è qualcosa di sbagliato». La compagnia «deve migliorare e ammorbidire alcuni degli aspetti più rigidi del proprio servizio e della propria immagine» ha promesso O'Leary.
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