giorgia meloni fabbisogno soldi manovra

IL PIATTO PIANGE – IL FABBISOGNO DELLO STATO ITALIANO È CRESCIUTO NEI PRIMI SEI MESI DEL 2023 A 95 MILIARDI DI EURO, BEN 52 IN PIÙ DI UN ANNO FA. IL ROSSO NEI SALDI DI CASSA AMMONTA A UNA VENTINA ABBONDANTE DI MILIARDI. COME FARANNO MELONI E SALVINI A RISPETTARE LE COSTOSE PROMESSE ELETTORALI IN MANOVRA? IL GOVERNO HA FATTO INTENDERE CHE VUOLE USARE LA TASSA SUGLI EXTRA-PROFITTI COME COPERTURA PER LA RIFORMA FISCALE. MA È UNA MISURA TEMPORANEA E NON BASTERÀ NEMMENO A PAGARE LA RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE…

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

IL FABBISOGNO PUBBLICO E LE ENTRATE FISCALI

L’aspetto che più fa riflettere nel decreto sulla tassazione delle banche varato lunedì sera in Consiglio dei ministri è all’articolo 7, quello sulla destinazione del gettito. Lì si afferma che le maggiori entrate derivanti dal provvedimento saranno — tra l’altro — «destinate per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese».

 

In sostanza, oltre ai previsti sussidi per chi fa fatica con il mutuo, l’imposta sulle banche dovrebbe finanziare la colonna portante della politica economica del governo: la riforma fiscale […].

 

GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI

[…] Dunque il decreto stabilisce un nesso fra la tassazione delle banche e le coperture per la prossima, imminente legge di bilancio. E teniamo da parte per ora il dettaglio che il prelievo sulle banche vale solo sugli ultimi due anni, mentre il taglio delle tasse lo si vuole permanente: un po’ come cercare di pagare le prime rate del mutuo, in mancanza di meglio, vendendo i mobili di casa.

 

E dopo? Ma questo non sarebbe il primo, né l’ultimo governo che cerca di coprire ammanchi permanenti con entrate estemporanee. Più urgente è chiedersi cosa ci dice questo episodio della finanza pubblica oggi in Italia.

 

Perché quella promessa di coprire parte dei costi della manovra d’autunno con gli «extraprofitti» era inclusa in una prima versione del decreto, che implicava un gettito sostanziale: almeno 5,5 miliardi e, secondo certe stime, anche sette o più. Caccia alle risorse Ciò suggerisce che il governo è in cerca di soldi. Molti soldi. Soldi che servono urgentemente per far tornare i conti della manovra di bilancio d’autunno.

GIORGIA MELONI

 

Ed è comprensibile. La Ragioneria informa che nei primi sei mesi dell’anno il fabbisogno dello Stato è salito a 95 miliardi di euro, ben 52 miliardi in più rispetto a un anno fa. Possibile che il saldo fra entrate e uscite correnti del bilancio sia peggiorato di più del doppio, rispetto alla prima metà del 2022?

 

Alcuni fattori contribuiscono a spiegare. Una decina di miliardi di minori entrate vengono, in primo luogo, dai crediti d’imposta dei bonus-casa che ora molti stanno usando per pagare meno tasse: si sapeva, era previsto, ora succede. Altri 19 miliardi di fabbisogno in più registrati a metà anno si spiegano con il ritardo nell’erogazione della terza rata del Piano nazionale di ripresa. Che tra breve però arriverà.

 

tasse sulla casa imu

Resta un’altra ventina abbondante di miliardi di rosso in più nei saldi di cassa: quella parte lì è in cerca d’autore. E soprattutto in cerca di soluzione, ora che il tempo stringe per realizzare le promesse elettorali dei tagli di tasse da realizzare subito in legge di bilancio. Va concesso al governo il beneficio del dubbio, perché ne sapremo di più alla pubblicazione dell’aggiornamento del Documento di economia e finanza tra quattro o cinque settimane.

 

[…] E certo ci sono tante piccole spiegazioni per questo ammanco, ma una sembra sovrastare tutte le altre: le entrate fiscali non stanno andando bene, gli italiani stanno versando meno imposte di quanto uno poteva aspettarsi; per essere un po’ più precisi, data la crescita e l’inflazione dell’ultimo anno, si poteva immaginare che a questo punto lo Stato avrebbe avuto quasi il 10% di entrate fiscali in più, rispetto a ciò che gli italiani hanno concretamente versato. E, espresso in euro, questo 10% scarso equivale a un po’ più di venti miliardi: esattamente quanto manca nel fabbisogno.

 

giorgia meloni matteo salvini in versione barbie

[…] […] Non sappiamo ancora se questo ammanco nelle entrate sia duraturo; se derivi da un ritorno di evasione innescato da alcuni segnali del governo (il «pizzo di Stato»…); se ci si è sbagliati, illudendosi che gli aumenti di gettito degli anni scorsi fossero permanenti; o se questa debolezza fiscale è un segno — possibile — che l’Italia in realtà è già in recessione.

 

Quel che sappiamo è che i conti per il momento non tornano e che, per raddrizzarli, il governo sta ricorrendo ad alcuni interventi piuttosto bruschi. Uno di questi è stato il taglio di parte del reddito di cittadinanza via messaggio telefonico […]. Un altro, l’intervento sugli «extraprofitti»: qui resta da capire cosa accadrà ora che la revisione del decreto ridurrà di molto il gettito e come si finanzierà la manovra a questo punto.

 

[…] nIn altri tempi misure del genere si sarebbero chiamate «austerità», a maggior ragione in un’economia che ormai si è fermata. Il taglio del sostegno non aiuta i redditi più bassi. E gli aumenti di tasse sulle banche rischiano di rendere l’offerta di credito più scarsa e più costosa, piuttosto che aiutare chi ha un mutuo. Ma a pensarci bene il decreto di lunedì non è il primo segnale che la finanza pubblica in Italia è sotto pressione. Nei primi sei mesi di quest’anno, l’eterno superbonus 110% ha già assorbito altri 18 miliardi, che diventeranno subito altro deficit e presto nuovo debito.

tasse sulla casa imu 3

 

E a marzo era passato inosservato un grosso aumento netto del deficit: fu rivista con Eurostat la contabilità dei bonus-casa e furono spostati indietro ad anni passati ben 90 miliardi di deficit creati dai crediti d’imposta. A quel punto i deficit attesi negli anni futuri avrebbero dovuto essere ridotti […] invece gli obiettivi di disavanzo sono rimasti uguali. Di fatto si è creato così spazio per generare 90 miliardi di deficit in più durante l’attuale legislatura. Eppure, a quanto pare, neanche questo basta. […]

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…