LA POLEMICA DEL GORNO – LA PARTITA DELLA RETE UNICA È LONTANA DALLA SOLUZIONE: IL PRESIDENTE DI CDP, GORNO TEMPINI, HA SOLLEVATO DUBBI SULLA MODALITÀ CON CUI TIM È ARRIVATA A VALUTARE LA RETE 31 MILIARDI (A QUELLE CIFRE, LA CASSA PUÒ FARE UN’OPA SULL’INTERA EX TELECOM). COME PUÒ ROTSCHILD FARE UNA VALUTAZIONE “TERZA”, SE È IL CONSULENTE STORICO DI BOLLORÉ? LA RISPOSTA PICCATA DI VIVENDI: IL CONFLITTO DI INTERESSI NON È DI ROTSCHILD, MA DI CDP, AZIONISTA SIA DI TIM SIA DI OPEN FIBER - LA PRECISAZIONE DI TIM: "ROTSCHILD NON HA RICEVUTO ALCUN INCARICO. PER LA VALUTAZIONE IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE È ASSISTITO DA GOLDMAN SACHS
Riceviamo e pubblichiamo dall'ufficio stampa di TIM
Con riferimento alle ricostruzioni di stampa odierne, TIM precisa che per la valutazione degli asset di rete fissa il Consiglio di Amministrazione è assistito da Goldman Sachs e il top-management da Mediobanca e Vitale Associati. La banca d’affari Rothschild non ha ricevuto alcun incarico dalla Società.
Cdp e Vivendi ai ferri corti sul valore della rete Tim
Giovanni Pons per www.repubblica.it
GIOVANNI GORNO TEMPINI DARIO SCANNAPIECO
Un botta e risposta che certo non spiana la strada alla Rete unica. I mesi estivi non sono riusciti ad avvicinare le posizioni tra Tim, Open Fiber e i rispettivi azionisti per andare avanti sull’accordo preliminare firmato a fine giugno che prevedeva si arrivasse a un matrimonio già il prossimo ottobre.
Anzi, alcuni accadimenti hanno fatto precipitare le cose e ora la strada è in salita. Secondo ricostruzioni attendibili, durante l’ultimo cda di Tim, il consigliere e presidente della Cassa Depositi e Prestiti Giovanni Gorno Tempini ha sollevato dubbi sulle modalità con cui la società è giunta a una valutazione della propria rete che dovrebbe essere comprata da Cdp e Macquarie.
Innanzitutto perché tale valutazione è stata affidata dall’ad Pietro Labriola alla banca d’affari Rothschild, consulente storico del primo azionista Vivendi (24%). Visto il conflitto, difficile pensare che Rothschild possa fornire una valutazione “terza”, che sia punto di riferimento per una trattativa. Ma Gorno nel suo intervento non è entrato nel merito della valutazione, 31 miliardi, una cifra che peraltro ha fatto stropicciare gli occhi a molti osservatori visto che fino a quel momento gli analisti parlavano di 18-20 miliardi.
Ma ha fatto notare che seguendo questo percorso non si agevolano certo le trattative per arrivare a un accordo, in un momento delicato per la società, con il titolo ai minimi termini.
Inoltre, il risultato del lavoro di valutazione è stato sbandierato sui giornali, altro fatto che non ha favorito l’avvicinamento delle parti. Chi opera in questo modo non fa l’interesse della società, avrebbe detto Gorno.
Tuttavia nel corso del cda nessuno dei presenti ha replicato in alcun modo alle parole del consigliere.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Salvo farsi sentire poco dopo, attraverso una lettera inviata dagli uomini di Vivendi alla società, e quindi a tutti i consiglieri Tim, nella quale i francesi hanno sostenuto che il conflitto di interessi non era della banca Rothschild ma semmai dello stesso Gorno che, essendo presidente di Cdp, la quale è azionista di sia di Tim (10%) sia di Open Fiber (60%), è seduto da due parti del tavolo. Anche se Gorno, per la precisione, non è entrato nel cda Tim come rappresentante di Cdp ma è stato invitato a far parte della lista dal cda uscente all’inizio del 2021.
Insomma non sembra proprio che i rapporti tra le parti siano tali da poter arrivare in tempi brevi a un accordo di ampio respiro e di svolta per la società. Anche perché c’è un altro risvolto di non poco conto che fatica a essere rimosso: il perimento dell’infrastruttura che si vuol vendere. Nell’accordo preliminare di fine giugno non è definito con precisione, ma è evidente che Cdp si è sempre aspettata di acquistare anche il backbone della rete primaria. I 31 miliardi della valutazione di Rothschild comprendo il backbone oppure no?
Nel bel mezzo di colloqui così difficili tra le parti è poi arrivata la bordata di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni che i sondaggi danno vincente alle prossime elezioni. In agosto hanno fatto sapere che la strada maestra per arrivare alla Rete unica vedrebbe la Cdp lanciare l’Opa su Tim, visto che in Borsa vale meno di 5 miliardi, e poi procedere allo spezzatino tenendo per sè il controllo della rete.
Un’idea che non è stata accolta a braccia aperte dalla stessa Cdp che teme il faro di Bruxelles e l’eventualità che un’operazione del genere la faccia rientrare nei conti della pubblica amministrazione. Anche se non ci sono precedenti al riguardo, anche guardando alla recente operazione su Autostrade. Fatto sta che tra azionisti che si rimbeccano a vicenda, elezioni alle porte e possibilità di un cambio di strategia, prima del 25 settembre è difficile che Cdp e Macquarie avanzino un’offerta per la rete Tim.