
LA POLITICA È SOLO UN TRAMPOLINO DI LANCIO PER IL BUSINESS – VALERIO OTTATI, IL LOBBISTA ACCUSATO DI CORRUZIONE NEL HUAWEI-GATE AL PARLAMENTO EUROPEO, ERA STATO ASSUNTO DAL COLOSSO CINESE PROPRIO PER I SUOI RAPPORTI CON I GRUPPI ALL’EUROPARLAMENTO. L’ESPERIENZA PREGRESSA CON DEPUTATI DI OGNI COLORE POLITICO È STATA CONSIDERATA UNA COMPETENZA AGGIUNTIVA. E INFATTI FUNZIONAVA…
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
[…] Secondo le accuse, Ottati, insieme con altri suoi colleghi, avrebbe fatto pressioni improprie su diversi parlamentari. Tra gli altri gli italiani Fulvio Martusciello, capo delegazione di Forza Italia, alla terza legislatura. E Giosi Ferrandino, eletto nel 2019 con il Partito democratico e poi non rieletto. I due non sono indagati e sostengono di non aver avuto mai ricevuto regali né di aver mai favorito in nessuna maniera Huawei.
Agli atti dell’indagine ci sarebbero intercettazioni telefoniche, corrispondenze interne e atti parlamentari. Compresa una lettera (firmata da una quindicina di eurodeputati) che sarebbe stata preparata direttamente da Huawei. Le accuse sono di corruzione, falsificazione e uso di documenti falsi, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale.
[…] Ottati è stato assunto, secondo l’inchiesta, dal colosso cinese proprio per i suoi rapporti con i gruppi all’europarlamento. Trasversali: Ottati aveva lavorato con diversi gruppi parlamentari e in tutto il parlamento aveva contatti ottimi.
Con gli italiani, certo, ma anche con rumeni, spagnoli e alcuni deputati dei paesi dell’Est. Non a caso tra i luoghi perquisiti ieri ci sono anche due uffici all’interno del Parlamento - per questo è arrivata a Bruxelles la presidente, Roberta Metsola - dove lavorano due assistenti legati a Forza Italia e ai liberali di Democratic Bulgaria.
Come nel caso del Qatargate anche questa volta le indagini sono partite da una segnalazione dei servizi di intelligence. Da tempo i servizi belgi lavoravano per ricostruire le modalità di selezione da parte della Huawei: era evidente, infatti, come i lobbisti fossero stati scelti tra le persone che lavoravano nelle istituzioni dell’Unione europea. E non solo.
La questione Huawei — e un possibile tentativo del governo cinese di entrare in Europa tramite la società e la tecnologia 5G — è stata al centro dell’attenzione di tutte le intelligence occidentali. Nell’aprile scorso si parlò molto della nomina come consulente strategico dell’azienda cinese di Mirella Liuzzi, ex deputata 5 Stelle e sottosegretaria con delega alle Telecomunicazioni del governo Conte.
Per Huawei — che annuncia «tolleranza zero in caso di illeciti: per noi la corruzione è intollerabile» — l’indagine arriva in un momento delicato: dopo lo stop avuto in tutta Europa per via del muro alzato dall’amministrazione Biden, per ragioni di sicurezza, alla loro tecnologia, con l’arrivo di Trump stava cercando di riallacciare vecchi rapporti. Rapporti che, dopo le notizie di ieri, difficilmente potranno essere riaperti.