CORRIERE DELLE MIE TRAME - QUANDO ANDRÀ VIA BAZOLI DA BANCA INTESA, SALTERÀ COME UN TAPPO ANCHE “MACHETE” FONTANA – ELKANN VUOLE GROS PIETRO, IN CASO CONTRARIO VENDERÀ IL SUO 16% DEL “CORRIERE” - ELKANN HA MOLLATO SCOTT JOVANE, DISTRATTO DA LAPO CHE RECLAMA LA PRESIDENZA DELLA JUVENTUS, DOVE ANDREA AGNELLI È AZZOPPATO DAL “CORNA-GATE” ALLA TURCA MA RESISTE
1. DAGONEWS
lapo elkann su instagram col fratello john e andrea agnelli
“La mia avventura milanese sta per finire”, ha detto due giorni fa Abramo Bazoli, sottolineando che in primavera lascerà la presidenza di Intesa Sanpaolo, la sua creatura. Un’uscita che ha molte letture e svariate conseguenze.
La prima lettura filtra direttamente dall’entourage stretto del professore bresciano. “Il professore ha voluto parlare anche alla magistratura. Si sente ingiustamente braccato”, dice una fonte. Insomma, Bazoli sa che per i pm che indagano sull’affaraccio di Ubi Banca lui è un “big fish” e ha voluto mandare il messaggio che invece non è più così. O meglio, presto non sarà più così.
Ma la questione più importante è che l’addio di Bazoli terremota anche il “Corriere”. Quando andrà via lui da Banca Intesa, salterà come un tappo anche lo stinto Luciano “Machete” Fontana.
Finora l’ottuagenario Abramo ha mantenuto gli equilibri in Rcs, ma ora finisce un’era. Intesa resta una banca solida e ben gestita, l’unica “big” italiana che gode della piena fiducia della Bce di Mario Draghi. Per questo motivo non c’è ragione di cambiare gli equilibri interni: l’amministratore delegato Carlo Messina continuerà ad avere il pieno controllo operativo dell’istituto, mentre il presidente avrà in mano il dossier delle partecipazioni. E Rcs è una delle partecipazioni principali. Da un punto di vista politico, poi, è sicuramente la più strategica.
Alla luce di questa considerazione si capisce perché John Elkann abbia tanto interesse per la scelta del prossimo presidente di Intesa. Exor e Fiat non sono tra i grandi azionisti della banca (semmai sono tra i suoi clienti), ma il nipote dell’Avvocato interferisce egualmente e punta tutto sul professore torinese Gian Maria Gros Pietro, ex presidente di Eni ed Atlantia e attuale presidente del consiglio di gestione di Intesa.
Gros Pietro è noto per il carattere mite e accondiscendente e per il presidente della Fiat sarebbe la controparte ideale per giocare a proprio piacimento la partita su quel che resta di Rizzoli. Per facilitare l’ascesa di Gros Pietro, Elkann sta anche tentando di convincere la fidata Evelina Christillin a rifiutare la presidenza dell’Enit offertale da Matteo Renzi per insediarsi invece alla presidenza della Compagnia di Sanpaolo, primo azionista di Intesa.
In attesa di vedere come giocherà le proprie carte Piero Fassino, sindaco di Torino e quindi primo azionista della fondazione, va registrato l’incredibile autogol di Piero Gastaldo. Il potente segretario generale della Compagnia di Sanpaolo ieri ha reso improvvide dichiarazioni pubbliche sulla vendita di un pacchetto di azioni della banca (come da accordi con il Tesoro).
In Borsa il titolo ha immediatamente perso il due e mezzo percento e a Milano, quartier generale dell’istituto, si sono incazzati come bisce. Pure a Torino, tra coloro che hanno in mano la successione di Luca Remmert, si sono registrati commenti acidi, del tipo: “Questo fa danni ancor prima di cominciare”. Gastaldo è un ottimo manager, molto stimato a Torino, ma da ieri la sua candidatura alla presidenza è praticamente svanita.
Ma perché Elkann vuole un presidente gradito in Intesa Sanpaolo? Semplice, perché è stanco di prendere porte in faccia sul “Corriere”, dove ancora gli brucia il fatto di non essere riuscito a piazzare Mario Calabresi sulla poltrona che fu di De Bortoli. Anzi, per chiarire il concetto, il principino parigino ha confidato ai suoi collaboratori più stretti che se il prossimo presidente di Intesa non sarà di suo gradimento lui venderà il suo 16% del “Corriere”.
pietro scott jovane foto dandolo per dagospia
E mentre va avanti nel bizzarro progetto di fondere “La Stampa” e il “Secolo XIX”, Kaki Elkann ha lasciato affondare Rotolone Scott Jovane come una statuetta di piombo. Certo, Scott ci ha messo del suo, facendosi bocciare il piano industriale dai soci, ma era il cocco del presidente Fiat e il suo aiuto gli è venuto a mancare nel momento più delicato.
Il fatto è che il giovane Elkann in questo periodo è molto distratto dalle beghe familiari. Il fratello Lapo pensa di essere stato in purgatorio a sufficienza e reclama la presidenza della Juventus, dove Andrea Agnelli è azzoppato dal “corna-gate” alla turca ma resiste fieramente. John deve mediare e nel frattempo ha mollato Rotolone Scott al suo destino.
2. DAGOREPORT
La notizia delle dimissioni di Pietro Rotolone Scott(ex) da amministratore delegato dell’Rcs, è arrivata nella redazione del Corrierone mentre i giornalisti erano in assemblea a discutere su quante teste “Machete” Fontana dovrà tagliare ancora e sulla cassa integrazione che scatterà dal primo gennaio per molti colleghi. E mancava poco che ci scappasse il brindisi nella sala Albertini quando l’indiscrezione dell’uscita del manager targato Fiat, lanciata da Paolo Madron direttore di “Lettere43”, trovava conferma nel board del gruppo riunito ai piani alti.
Ma, in realtà, c’era poco da festeggiare.
Il passo d’addio dell’uomo che sarà ricordato a lungo per aver (s)venduto, su ordine degli azionisti, la sede storica di via Solferino, per aver ceduto a prezzi di saldo la Rizzoli Libri a Mondadori e per aver decimato intere redazioni con il consenso pavido dei direttori (in primis Flebuccio de Bortoli), potrebbe coincidere con un disimpegno della famiglia Agnelli-Elkann (16%) da quel che rimane di una azienda indebitata fino al collo.
Uno scenario “da paura” che Dagospia aveva delineato già un anno fa e che adesso potrebbe trasformarsi in un incubo per i superstiti giornalisti del “Corriere della sera” e della “Gazzetta dello Sport”.
SCOTT JOVANE CALABRESI ANDREA MONTI FERRUCCIO DE BORTOLI A BAGNAIA
Tutto ha inizio nel 2012 quando il nipote dell’Avvocato impose agli altri azionisti Rotolone Scott(ex) alla guida dell’Rcs. E nel corso di questi ultimi tre anni si è assistito alla fine sia del “patto di sindacato” sia alla tutela che il pio banchiere Abramo Bazoli (Banca Intesa) aveva esercitato sul quotidiano di via Solferino. In aggiunta si è assistito pure a una violenta “lite delle comari” tra gli azionisti torinesi e lo scarparo Diego Della Valle (7%). E, secondo alcune autorevoli ricostruzioni, i pesanti attacchi di Mr.Tod’s alla famiglia Agnelli, avrebbero portato al “licenziamento” di Luca Montezemolo dalla Ferrari (socio e amico di Della Valle in Ntv) e, paradossalmente, contribuito a vincere le forti resistenze di Sergio Marchionne, ferito nell’orgoglio, sul loro impegno nell’editoria.
In quei giorni caldi, Marpionne - che adesso siede pure nel board della Exor (la cassaforte degli eredi Agnelli) -, era stato chiaro con John Elkann: “Il nostro core businnes sono le auto e il nostro impegno italiano nell’editoria non rende e può complicarci solo la vita con la politica. Se fosse poi per me, venderei anche La Stampa cui voi siete affezionati. Ma se proprio insisti nel volerti rafforzare in Rcs e al Corriere dobbiamo avere pieni poteri, a cominciare dalla scelta del uovo direttore. Altrimenti, dobbiamo girare elegantemente i tacchi e mollare la baracca”.
il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane
Nell’ultimo anno, però, il giovane Elkann non è riuscito a imporre l’implacabile filosofia di Marpionne. Dopo oltre otto mesi di un duro braccio di ferro con gli altri azionisti, il nipote dell’Avvocato non è riuscito a far nominare Mario Calabresi, oggi alla guida de “La Stampa”, direttore del Corriere in sostituzione del “resistente” Flebuccio de Bortoli. E ha dovuto incassare la promozione del suo vice, Luciano Fontana, ben lontano da quei requisiti di autorevolezza da lui sempre invocati. Tant’è che deluso e ferito dallo schiaffone subito in via Solferino, il presidente dell’ex Fiat (oggi Fca) si è consolato con l’acquisto dell’Economist, la bibbia del giornalismo economico finanziario che continua a macinare utili.
JOHN ELKANN ANDREA CECCHERINI PIETRO SCOTT JOVANE A BAGNAIA
Un altro indizio forte quest’ultimo che sembra spingerlo fuori da un Corriere dove anche gli altri azionisti (Mediobanca, Banca Intesa etc) aspettano d’incassare il dovuto per fare fagotto.