
MUSTIER CEDE: ANCHE UNICREDIT AL SALVATAGGIO DELLE BANCHE VENETE MA A PATTO CHE TUTTI GLI ISTITUTI ADERISCANO ALLA “COLLETTA” PRO-QUOTA – INSOMMA, MEGLIO SGANCIARE 1,2 MILIARDI OGGI CHE VERSARNE 11 IN CASO DI FALLIMENTO – NULLA DI NUOVO SOTTO IL SOLE: STA PER NASCERE UN “ATLANTE” SENZA PENATI
Francesco Spini per la Stampa
Si va verso un intervento dell' intero sistema creditizio per risolvere - all' ultimo minuto, come si usa in Italia - la grana delle due banche venete. La svolta per risolvere l' intricata questione del salvataggio della Popolare di Vicenza e della consorella di Montebelluna, la Veneto Banca, c' è stata lunedì. In gran segreto, a Roma, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan, a quanto risulta, hanno incontrato l' amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier.
Il tema della riunione era l' impasse in cui il governo si è ritrovato nei confronti della direzione Concorrenza dell' Unione Europea e della Vigilanza della Bce che, per dare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale a cura dello Stato, vogliono che dei 6,5 miliardi necessari per rimettere in carreggiata i due istituti, almeno 1,25 miliardi siano versati da privati.
Mustier si è preso così l' impegno di studiare un meccanismo di intervento accettabile dalle banche e dal mercato. L' uomo giusto, insomma, visto che si tratta del banchiere che è riuscito a portare a casa un aumento di capitale da 13 miliardi, il più grande della storia di Piazza Affari, vincendo la diffidenza (eufemismo) degli investitori internazionali nei confronti del sistema bancario italiano.
Quale intervento di salvataggio può dunque convincere il mercato? Una considerazione piuttosto semplice: se le due banche finissero in risoluzione o in liquidazione, il costo a carico del Fondo interbancario per la tutela dei depositi, e quindi per tutte le banche che vi contribuiscono proporzionalmente in base ai depositi garantiti (quelli fino a 100 mila euro), sarebbe pari a 11 miliardi o più.
Ma allora per le banche, con il medesimo meccanismo della contribuzione «pro quota», sarebbe preferibile versare oggi quegli 1,25 miliardi che servono per sbloccare l' intervento pubblico. E chiudere così un capitolo che continua a tenere accesi i fari internazionali sull' Italia. Questo è il progetto cui lavora il numero uno di Unicredit.
Certo, resterà il problema dei crediti deteriorati da ridurre. Ma le emergenze iniziate con il Monte dei Paschi di Siena, proseguite le quattro banche finite in risoluzione (ovvero Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara) andrebbero verso una soluzione. Restano infatti le due venete, che già al sistema bancario sono costate una montagna di denaro attraverso il fondo Atlante, intervenuto in due tempi con 3,5 miliardi.
Mustier quindi, dopo aver effettuato sondaggi - istituzionali e finanziari - a livello europeo, ritiene che la strada della «colletta» pro quota tra le banche, forse attraverso un veicolo, sia la più percorribile, a condizione che tutti partecipino secondo il meccanismo proporzionale adottato dal Fondo di tutela dei depositi. Il governo lavora a convincere gli istituti.
Anche l' ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, il quale ancora negli ultimi giorni sosteneva che chiedere altri soldi privati per il salvataggio «è il modo sbagliato per partire», di fronte alla totale impossibilità di convincere Bruxelles e ai rischi che incombono, è pronto a considerare soluzioni di sistema, le meno costose possibili.
Di certo il modello spagnolo di Santander che acquista per un euro Banco Popular non è pensabile. Tale schema presuppone quella risoluzione che si vuole evitare (bail-in incluso) ed è incompatibile con la situazione italiana dove le due principali banche hanno appena chiuso maxi aumenti, come Unicredit, e non possono distrarsi dalla realizzazione dei loro piani industriali, come Intesa.
Resta la via del contributo di tutti, sulle cui indiscrezioni la Borsa ha reagito premiando i titoli del settore, a cominciare da Bper (+3,7%), Unicredit (+3,2%), Banco Bpm (+2,2%) e Intesa (+1%). Piuttosto che affrontare una nuova crisi bancaria il sistema dovrà accettare l' idea che un sacrificio va fatto. Per non doverne affrontare uno ancora maggiore tra qualche settimana.