PER GLI AFFARI CI VUOLE NASQAD - QUINDICI ANNI DOPO IL NASDAQ TORNA SOPRA I 5 MILA PUNTI - NEGLI ANNI MOLTI GRUPPI SONO SPARITI E L’INDICE È CROLLATO NEL 2002 MA È RISORTO CON APPLE, GOOGLE, FACEBOOK, AMAZON E NETFLIX
Maria Teresa Cometto per il “Corriere della Sera”
Questa settimana l’indice del Nasdaq, la Borsa specializzata in società tecnologiche, è tornato a quota 5.000 punti per la prima volta da 15 anni. Un lungo purgatorio durante il quale sono uscite di scena gran parte delle «dot.com» protagoniste della grande bolla di Internet, ma sono anche cresciute società attive in business completamente nuovi e rifiorite aziende che sembravano spacciate.
Prima fra tutte la Apple, che allora era appena tornata sotto la guida del fondatore Steve Jobs e valeva solo una ventina di miliardi di dollari: oggi è la più grande società quotata al mondo e rappresenta il 10% di tutto l’indice del listino tecnologico americano.
È un Nasdaq ben diverso, insomma, quello che si appresta a celebrare dopodomani una data storica: il massimo di 5.048,62 punti toccato il 10 marzo 2000.
Quindici anni fa bastava aggiungere «.com» al nome di una società per quotarla in Borsa a prezzi stratosferici, anche senza un business plan sostenibile. Come Pets.com, famosa per la sua mascotte, un cane-pupazzo: vendeva online prodotti per animali e, seppur in profondo rosso, spendeva milioni per farsi pubblicità in tv; quotata nel febbraio 2000, è fallita nove mesi dopo.
Non solo per cattivi affari, ma per aver truffato sui bilanci è scomparsa anche WorldCom nel 2002, la più grande bancarotta all’epoca: il suo capo Bernard Ebbers è tuttora in prigione. E che dire della fusione Aol-Time Warner, annunciata con grande fanfara nel gennaio 2000: sembrava normale che la piccola dot.com «comprasse» il colosso dei media creato da Ted Turner formando una new company da 350 miliardi di dollari. Tutti sulla carta, però, e ridotti a un decimo solo due anni dopo.
L’intero Nasdaq ha perso quasi l’80% fino al minimo del 9 ottobre 2002, quando ha segnato 1.108 punti. Ma negli anni della crisi sono emersi nuovi business che hanno cambiato la nostra vita, oltre ad aver fatto felici gli investitori. Come il motore di ricerca Google, ora la terza società americana per capitalizzazione in Borsa; il social media Facebook e la piattaforma Netflix, che ha rivoluzionato il modo di guardare la tv: tutte dot.com con ottimi profitti.
Fra le sopravvissute, alcune aziende sono ancora ben sotto i livelli del 2000, come il gigante delle infrastrutture per Internet Cisco, quello del software Microsoft e il primo «portale» internet Yahoo!. Amazon.com è forse l’unica dot.com che continua a mostrare segni di Euforia irrazionale: è cresciuta in Borsa del 670% anche se oscilla fra zero profitti e il rosso. Ma nel complesso questo è un Nasdaq più sano e sobrio: se le sue azioni fossero care come 15 anni fa, l’indice sarebbe a quota 27.000.