![gabanelli eni report descalzi scaroni](/img/patch/12-2015/gabanelli-eni-report-descalzi-scaroni-745095_600_q50.webp)
1. LA GABANELLI RACCONTA L'ACCUSA ALL'ENI DI AVER PAGATO ''LA PIÙ GRANDE TANGENTE AL MONDO'': UN MILIARDO $ PER ACQUISTARE LA LICENZA DI ESPLORAZIONE PETROLIFERA IN NIGERIA 2. SECONDO ''REPORT'', NEL 2011 SCARONI-DESCALZI COMPRARONO LA LICENZA CON IL SOSPETTO DI UNA STECCA CHE È STATA RIPARTITA TRA POLITICI NIGERIANI E FORSE MANAGER ITALIANI - L'AZIENDA NON RISPONDE AI GIORNALISTI MA POLEMIZZA IN DIRETTA CON I TWEET DI MARCO BARDAZZI, L'UOMO CHE LUCA LOTTI HA MESSO ALLE CALCAGNA DEL CANE A SEI ZAMPE
DAGOREPORT
Non era mai successo prima: l'Eni di Claudio Descalzi si é messo a polemizzare in diretta con Report con i tweet di Marco Bardazzi, l'uomo che Luca Lotti ha messo alle calcagna del cane a sei zampe. La puntata di ieri sera era dedicata alla pozzo nigeriano acquistato dall'Eni per oltre un miliardo di euro, con il sospetto di una stecca che è stata ripartita tra politici nigeriani e forse manager italiani.
Sempre via tweet la Gabanelli ha risposto a Bardazzi dicendo che Report da mesi cercava di intervistare i capoccioni dell'Eni invano. Descalzi forse non ha voluto rispondere perché lui in passato è stato il capo di Eni Nigeria e probabilmente nessuno come lui sapeva muoversi tra le paludi della giungla.
Perché Bardazzi ha evitato l'intervista pretendendo solo la diretta? Sempre via tweet Andrea Vianello, direttore di Rai3 gli ha risposto che si trattava di un'inchiesta andata avanti per mesi, e che a ''Report'' non sono mai state fatte interviste in diretta. Ma forse all'Eni non lo sanno.
1.VIDEO - LA PUNTATA INTEGRALE DI ''REPORT'' SULL'ENI
2.RAI3: REPORT, LA TANGENTE PIÙ GROSSA MAI PAGATA AL MONDO
(ANSA) - Si apre con il servizio ''La Trattativa'', dedicato a quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti mai pagate al mondo, la puntata di di Report, il programma di Michela Gabanelli, in onda alle 21.45 su Rai3. Il servizio di Luca Chianca parte da quel miliardo di dollari che l'Eni avrebbe sborsato per l'acquisto della licenza per sondare i fondali marini del blocco petrolifero Opl245 in Nigeria. Il sospetto che sia stata pagata una tangente emerge per puro caso durante un processo civile presso l'Alta Corte di giustizia inglese nel 2012.
Tra le carte del processo spunta anche il nome di Luigi Bisignani che, intercettato in quel periodo dalla procura di Napoli per la P4, parla con i massimi vertici dell'Eni dando indicazioni per concludere l'affare. Bisignani, intervistato da Report, ammette di aver avuto un ruolo di ''attivatore'' dell'affare e anche di aver avuto contatti con i massimi vertici dell'Eni, vecchi e nuovi. Sarebbe stata stata l'Eni, guidata da Paolo Scaroni, nel 2011 ad aver comprato per oltre un miliardo di dollari la licenza per il blocco petrolifero nigeriano. Eni, da parte sua, afferma di aver svolto la trattativa e concluso l'accordo senza i mediatori.
Ma Report ha raccolto testimonianze che suscitano interrogativi. Il secondo servizio di Emanuele Bellano si intitola ''Eni dismette'' ed è dedicato al piano dismissioni annunciato per 11 miliardi di euro con la vendita delle partecipazioni in Snam e nella società petrolifera portoghese Galp. Venderanno poi parte di Saipem, che con 10 miliardi di fatturato all'anno è il gigante italiano ella ricerca ed estrazione di petrolio. Intanto, a maggio dello scorso anno, sono state vendute anche le partecipazioni nella raffineria ceca Ceska Rafinerska e la rete di distributori di benzina in Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania.
Chi è il compratore? E il prezzo di vendita è stato conveniente per Eni? Infine, ''Ma quanto mi costi?'' di Roberto Pozzan. Costerà di più generare corrente con centrali a gas o con centrali solari fotovoltaiche? Report tenta un raffronto tra le due tecnologie, analizzando tutti i costi sia dal punto economico che quello di ricaduta ambientale.
3.ENI-REPORT
Francesco Zaffarano per “la Stampa”
È domenica sera e, come di consueto, su Rai 3 va in onda la puntata di Report. In tv scorrono le immagini de «La Trattativa», il servizio che cerca di ricostruire l' affare da un miliardo di dollari dell' Eni per l' acquisto della licenza per sondare i fondali marini del blocco petrolifero denominato Opl245 in Nigeria. Ma su un altro schermo, quello dello smartphone, c' è una contro-trasmissione che va in onda: per la prima volta un' azienda (l' Eni, per l' appunto) risponde in diretta alla redazione di Milena Gabanelli pubblicando documenti, infografiche e smentite.
Il flusso di tweet tocca molte delle questioni sollevate dalla trasmissione, dai rapporti dell' azienda con realtà non governative ai pagamenti alla Malabu Oil and Gas Ltd, con rimandi ad approfondimenti sull' attività svolta dall' Eni in Nigeria.
A intervenire in prima persona è anche il responsabile della comunicazione dell' azienda, Marco Bardazzi, che su Twitter sminuisce quella che a suo avviso è «solo una fiction». A prescindere dal giudizio su azienda e programma, sicuramente una dimostrazione di quello che può fare un social network quando si parla di informazione.
eni risponde alle accuse di report 6
4.ENI, DOV’È FINITO IL MILIARDO DI DOLLARI DESTINATO ALLA NIGERIA?
Corriere.it del 13 dicembre 2015
Servizio di Luca Chianca
Attorno al blocco petrolifero Opl245 si sviluppa la storia di quella che si sospetta essere una delle più grosse tangenti al mondo, circa 1 miliardo di dollari, che l'Eni guidata da Paolo Scaroni, nel 2011, avrebbe pagato per comprare la licenza di sfruttamento del campo petrolifero al largo delle coste nigeriane.
eni risponde alle accuse di report 3
Nella trattativa entra in gioco anche Luigi Bisignani che, intercettato in quel periodo dalla procura di Napoli per la P4, parla con i massimi vertici dell'Eni dando indicazioni su come concludere l'affare. Ma un colpo di scena cambia le carte in tavola e l'Eni abbandona gli intermediari voluti da Bisignani, concludendo l'accordo direttamente con il governo nigeriano.
eni risponde alle accuse di report 2
Secondo la Procura di Milano l'Eni però avrebbe pagato un'enorme mazzetta che, invece di andare nelle casse dello Stato africano, è arrivata nelle tasche dell'ex Ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete, di un misterioso uomo, Aliju Abubakar, che la commissione contro i crimini finanziari nigeriana chiama “Mr Corruption”, e nei conti di qualche esponente del governo uscente di Jonathan Goodluck, quello con cui l'Eni ha concluso l'affare.
Mentre 200 milioni di dollari sono stati sequestrati dalla procura di Milano su dei conti a Londra e in Svizzera, ben 800 milioni sono finiti in Nigeria. Abbiamo provato a seguirne il percorso, andando a cercare le società che hanno ricevuto i soldi provenienti dall'Eni. Ma gli indirizzi delle società si sono rivelati fasulli. Ad esempio, nel caso della Imperial Union di Lagos, che ha preso 34 milioni di dollari, ci siamo trovati di fronte una scuola.
5.ENI, LA STRANA TRATTATIVA PER CEDERE LA RETE DEI DISTRIBUTORI IN EST EUROPA
eni risponde alle accuse di report 1
Servizio di Emanuele Bellano
A firmare l’accordo Paolo Scaroni e l’ad di MOL Zsolt Hernadi, destinatario di un mandato d’arresto dell’Interpol. L’anticipazione dell’inchiesta di Report in onda domani alle 21.45 su Rai3.
L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha annunciato un piano di dismissioni per 11 miliardi di euro. Tra il 2014 e il 2018 la compagnia petrolifera italiana prevede la vendita delle partecipazioni in Snam e nella società petrolifera portoghese Galp. Venderanno poi il 12,5 per cento di Saipem, il gigante italiano che fattura 10 miliardi all’anno e si occupa di ricerca ed estrazione di petrolio, e che ad oggi ha accumulato un debito di 5 miliardi di euro.
Altre dismissioni sono già cominciate e qualcuna è stata conclusa. Lo scorso anno Eni ha dismesso la rete dei distributori in centro-est Europa vendendo la raffineria ceca Ceska Rafinerska e le stazioni di servizio in Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania. A comprare è Mol, la compagnia petrolifera di stato ungherese. Il 7 maggio 2014 a Budapest si incontrano Paolo Scaroni, allora amministratore delegato di Eni, e Zsolt Hernadi, presidente e amministratore delegato di Mol.
Ma chi è Zsolt Hernadi? Manager pubblico ungherese, al momento della firma con Eni è coinvolto in un processo per corruzione internazionale in Croazia per il quale ha ricevuto due mandati d’arresto internazionali dell’Interpol. Il processo, oggi ancora in corso, ha portato alla condanna in secondo grado di Ivo Sanader, ex primo ministro croato, per aver ricevuto proprio da Hernadi una tangente da 10 milioni di euro. I magistrati croati ritengono che Hernadi abbia pagato la tangente per ottenere il controllo della società petrolifera croata Ina di cui Mol aveva acquistato parte delle azioni.
Possibile che Scaroni e i vertici di Eni non sapessero dei guai giudiziari di Hernadi quando decisero di vendere a Mol la rete di distribuzione in est Europa? Secondo quanto riferisce una fonte a Report, Scaroni e Descalzi, informati sulla base della procedura anticorruzione interna di Eni, hanno deciso di proseguire comunque nella trattativa. Oggi Eni risponde a Report che “gli approfondimenti fatti all’epoca avevano rilevato che non si era ancora giunti a un accertamento definitivo delle responsabilità penali da parte del manager di Mol Hernadi”.
La transazione alla fine va in porto. Ma la vendita è stata conveniente per Eni? Il prezzo dei distributori di benzina è riservato, si conosce però quello della raffineria Ceska Rafinerska. Eni vende il suo 32 per cento di quote a 24 milioni di euro. Sei mesi prima, a novembre 2013, la compagnia olandese Shell aveva venduto il 16 per cento della stessa raffineria a 27 milioni di dollari: in sostanza un valore doppio rispetto a quello incassato da Eni.