REVISORI ESPIATORI - CACCIATI I TRE CONTROLLORI DEI CONTI DELLA FONDAZIONE MAUGERI, NEL MIRINO DELLA PROCURA PER 70 MILIONI DI FONDI NERI NELLO SCANDALO DACCO’-PIRELLONE - DALLA CERTIFICAZIONE DEL BILANCIO SALTANO FUORI 90 MILIONI DI PERDITE - MAUGERI CHIEDE LE DIMISSIONI, I TRE REVISORI NON MOLLANO E VENGONO CACCIATI - “COME FACEVAMO A SCOPRIRE L'ANOMALIA DELLE CONSULENZE? NOI VEDEVAMO LA FORMA, NON LA SOSTANZA”…

Mario Gerevini e Simona Ravizza per il Corriere della Sera

Chi era pagato per controllare i bilanci della Fondazione Maugeri lo ha fatto? No, secondo i documenti consultati dal Corriere. E infatti l'altro ieri i tre revisori dei conti sono stati cacciati. Ma perché? I verbali inediti del consiglio di amministrazione della Maugeri raccontano come un gruppo sanitario che riceve un fiume di denaro pubblico possa gestire la contabilità senza seri controlli, anche interni.

La Fondazione è al centro di un'inchiesta della Procura per 70 milioni di fondi neri creati con la complicità dei faccendieri Piero Daccò e Antonio Simone, amici del governatore Roberto Formigoni ed entrambi in carcere da mesi. Le carte dei consigli di amministrazione della Maugeri rivelano la tensione e la drammaticità delle riunioni successive agli arresti del 13 aprile.

Cinque giorni dopo lo scoppio dello scandalo si riunisce d'urgenza il cda. Sul tavolo una lettera del presidente Umberto Maugeri, agli arresti domiciliari, datata 16 aprile: «Nell'interesse e a tutela dell'immagine della Fondazione ho deciso di dimettermi con effetto immediato...». Fuori anche gli altri manager coinvolti nelle indagini. Viene annunciata un'inchiesta interna e le redini della clinica vanno ad Aldo Maugeri, avvocato di 66 anni, fratello di Umberto. Ha la benedizione dell'«azionista di maggioranza», ovvero l'organo che esprime la gestione: è l'Associazione dei Promotori e dei Sostenitori della Fondazione. Chi ne faccia parte non è noto.

A fine aprile la società di revisione PricewaterhouseCoopers (Price) riceve l'incarico formale di certificare il bilancio 2011. Lavoro delicato. Il gruppo (oltre 3.000 dipendenti, 2.200 posti letto, 330 milioni di fatturato in gran parte con la regione Lombardia) non ha mai subito l'«intrusione» di veri controllori. L'impatto degli uomini della Price è da brividi. Tant'è che il 31 maggio il cda decide di rinviare l'approvazione dei conti e contestualmente viene ingaggiato nel consiglio (60 mila euro annui) Luigi Migliavacca, professore a contratto all'Università di Pavia e per 35 anni partner della stessa Price.

Un mese ancora e a fine giugno l'annuncio di un bilancio «di prudenza e di rigore», locuzione classica che prepara al botto: 90 milioni di perdita. Ma la Fondazione ha un patrimonio che regge l'urto. E i precedenti bilanci? Probabilmente aiutati da artifici contabili. A questo punto però è chiaro che ci sono responsabilità. Un buco da 90 milioni non si crea dall'oggi al domani. Un nuovo cda del 26 luglio mette all'ordine del giorno la «sostituzione dei membri del collegio dei revisori».

Sono tre: il presidente dell'organo di vigilanza Francesco Ciro Rampulla, professore associato di Diritto amministrativo all'università di Pavia, il commercialista Paolo Maria Sacchetti e il ragionier Goffredo Rossi. Aldo Maugeri «informa il consiglio - si legge nel verbale del cda - di aver inutilmente richiesto» le loro «spontanee dimissioni». Invito non accolto e dunque si procede «alla revoca per giusta causa» e alla nomina dei sostituti.

I motivi alla base della richiesta di dimissioni? Due in particolare. Il primo è «il parere favorevole» espresso sui bilanci 2009 e 2010 per la «capitalizzazione all'attivo di costi di ricerca e sviluppo per circa 23 milioni». Operazione contraria ai corretti principi contabili secondo il cda e secondo «il parere della Price». Dunque sono soldi che «hanno dovuto essere stornati», ossia cancellati dall'attivo patrimoniale. L'effetto si è visto sul bilancio 2011.
La seconda accusa ai revisori riguarda «l'iscrizione tra i ricavi nei bilanci 2009-2010 di contributi... deliberati dalla Regione Lombardia» nell'ambito della legge a favore di enti non profit. È la famigerata legge Daccò. La Maugeri iscrive «un credito di 22,7 milioni» nei confronti della Regione contravvenendo «a corretti principi contabili». Erano soldi, insomma, ritenuti a incasso garantito, facendo leva, probabilmente, sulla capacità di «aprire porte in Regione» di Piero Daccò. La revoca dei tre revisori è stata formalizzata l'altro ieri.

Rampulla, presidente uscente del collegio dei revisori, risponde al telefono: «Ci hanno chiesto le dimissioni probabilmente su input della Procura. Certo, nei costi di ricerca si annidavano alcune partite discutibili ma avallate da contratti regolari e il collegio non poteva che prenderne atto. Comunque i criteri contabili sono stati scelti dal cda e avallati dal collegio sulla base delle norme. Bilanci falsi? No, ripeto, criteri diversi per valutare certe poste di bilancio. Daccò?

Come facevamo a scoprire l'anomalia delle consulenze? C'erano contratti, pagamenti e relazione finale; noi vedevamo la forma, non la sostanza purtroppo. Dico ciò senza polemica con nessuno».
Fatto sta che un vero sistema di controllo indipendente, interno o esterno, non è mai esistito. Tutta colpa dei tre revisori? In passato i bilanci erano firmati dall'ex presidente, Umberto Maugeri e li approvava un consiglio di cui faceva parte anche il fratello Aldo. È lui oggi il nuovo numero uno.

 

 

PIERANGELO DACCO'ROBERTO FORMIGONILOGO FONDAZIONE MAUGERIFONDAZIONE MAUGERI bmpsalvatore maugeri antonio-simone-assessore

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...