
ROMOLO E REMO INDIANI – DUE FRATELLI SI FANNO LA GUERRA DEL TELEFONO A NUOVA DELHI – LA TELECOM DI MUKESH AMBANI STA PER FAR FALLIRE IL FRATELLO ANIL. LA SOCIETA’ DEL PRIMO HA CONQUISTATO IN SEI MESI 100 MILIONI DI NUOVI CLIENTI – OFFRE ABBONAMENTI A 2 EURO AL MESE ED I PRIMI SEI SONO GRATIS - I GUAI DI COLAO E DI VODAFONE INDIA
Stefano Carli per ‘Affari & Finanza - la Repubblica’
Una guerra miliardaria sta scuotendo l' India. E stiamo parlando di miliardi di euro, non certo di rupie, per cui bisognerebbe aggiungere un altro paio di zeri. E' una guerra commerciale tra due compagnie telefoniche, Jio e RCom, per la conquista di un mercato, quello della telefonia mobile, che in India vale un miliardo e 34 milioni di utenti, un mercato dove quest' anno si venderanno 170 milioni di smartphone e il doppio di cellulari tradizionali.
Fin qui ci siamo: le grandi rivalità hanno sempre fatto parte dell' epopea del capitalismo. Ma che dire del fatto che i due capitalisti a duello siano due fratelli? Perché questo è il rapporto che lega Mukesh e Anil Ambani, 60 anni il primo, 58 il secondo, rispettivamente il primo e il terzo degli uomini più ricchi dell' India. Sembra fuori dall' ordine delle cose ma è proprio così. RCom, che fa capo ad Anil Ambani, sta rischiano il default, è notizia dei giorni scorsi, perché le banche hanno fatto filtrare timori sulla sua capacità di sostenere un debito da 6 miliardi di dollari e il titolo è precipitato in Borsa.
E tutti i media economici indiani riportano le dichiarazioni degli analisti che imputano questa crisi alla pressione competitiva portata sul mercato in pochissimi mesi da Jio, la telco che fa capo al fratello più anziano, e più ricco Mukesh.
La telco di Mukesh Ambani entrerà nel guinness dei primati: in 170 giorni, sei mesi, ha conquistato partendo praticamente da zero, la bellezza di 100 milioni di utenti. Come? Inutile andare a guardare i confronti tariffari ufficiali, dove la differenza di offerta tra le due telco non sembra giustificare questo stravolgimento: entrambe offrono pacchetti di voce e dati a 149 rupie (vuol dire 2 euro al mese). Ma Mukesh ha adottato una strategia che le telco europee conoscono bene: offerte speciali, "below the line" le chiamano gli addetti ai lavori. In pratica Mukesh ha regalato ai suoi nuovi sottoscrittori un premio di ingresso: 6 mesi gratis.
È per questo che Vodafone India, secondo operatore, ha annunciato il mese scorso la fusione con Idea, il terzo operatore, con modalità che consentiranno un rapido deconsolidamento della controllata indiana dal bilancio del gruppo guidato da Vittorio Colao. È per questo che dal mercato è uscita nei mesi scorsi la norvegese Telenor, che ha venduto ad Aircel, sesto operatore, e lo stesso potrebbe fare Tata-Docomo.
Questa, a fine gennaio scorso, sembrava anche l' intenzione di RCom. Ma a quel punto la rottura tra i due fratelli Ambani era già agli atti. Perché Mukesh e Anil siano arrivati a questo punto è difficile da spiegare. Certo è che Mukesh ha deciso tutto velocemente. E ha aperto il portafoglio.
Verò è che il suo gruppo, Reliance Industries, che controlla al 46% circa, ha un fatturato di 45 miliardi di euro, ma in pochi mesi ha messo sul mercato un investimento da 30 miliardi, non solo per costruire Jio, comprando e conquistando licenze in tutto il "subcontinente" (in India le licenze sono regionali e non ci sono i corrispettivi di una At&t o di una China Mobile), ma ha posato fibra ottica e innalzato antenne ovunque, facendo di Jio l' operatore mobile con maggior tasso di copertura di tutto il mercato.
Uno sforzo finanziario senza precedenti: per dimensione e per la concentrazione nel tempo. E pensare che ancora lo scorso autunno i rapporti tra i fratelli erano buoni, tanto che si ipotizzava una fusione tra i due gruppi: un ritorno alle origini. Reliance Industries era infatti un unico grande conglomeratone familiare in stile asiatico fondato da Dhirubhai Ambani, il padre di Mukesh e Anil, e i fratelli erano gli eredi naturali, tanto che nel 2004 conquistano assieme la copertina di Time Magazine con una foto dei due vicini e sorridenti accanto al titolo "Le famiglie padrone dell' Asia".
Poi, due anni dopo, la decisione di separare le rispettive sorti. Mukesh si tiene Ril, Reliance Industries Ltd, Anil fonda un gruppo tutto suo: Reliance Ada Group, dove Ada rappresenta le iniziali del suo nome completo. Il primo si tiene i business tradizionali di famiglia: tessile, petrolio e chimica.
Anil si prende le tlc, la tv, intesa sia come impianti di trasmisisone, soprattutto satellite, ma anche la produzione di contenuti: serie tv, film e giochi online. A cui iniziano via via a sommarsi, nel corso dei suoi dieci anni e poco più di attività, anche energia, infrastrutture (strade, ferrovie e aeroporti) e anche il settore difesa. Una espansione che ha portato la società ad indebitarsi, ma i 6 miliardi di dollari di debito, pari a circa la metà del fatturato, non sono un livello preoccupante, finché la società cresce e i settori in cui opera sono quelli a maggior valore aggiunto.
Forse è proprio qui la ragione della rottura. Mukesh opera infatti in settori più tradizionali. E' soprattutto il petrolio alla base dei suoi problemi. Il crollo dei prezzi degli ultimi anni, quello che ha via via messo nei guai economie come Russia, Brasile e Venezuela e che ha costretto anche gli stessi emirati arabi a stringere la cinghia, ha eroso volumi e margini.
A marzo 2016 (quando si chiude l' anno fiscale) il bilancio evidenzia ricavi a 34,7 miliardi di euro: il 25% in meno rispetto solo all' anno prima. Quanto basta e avanza, evidentemente, per correre ai ripari. E la soluzione individuata è stata la conquista del regno di Anil. Di faide familiari è piena la storia del capitalismo, ma questa ha condizioni particolari e non solo per le dimensioni.
Da anni l' India è nel mirino dell' economia internazionale: è passata l' epoca d' oro in cui le banche, le multinazionali e i grandi investitori scommettevano sul futuro radioso dei Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Sull' India in particolare la disillusione è partita presto, già una decina di anni fa si registravano i primi "reshoring", i disinvestimenti degli insediamenti industriali occidentali: tessile, attirato dal basso costo del lavoro, l' automotive attratto dalle potenzialità di crescita di un mercato da un miliardo di individui.
Presto l' opacità delle strutture pubbliche, le incognite della giustizia (il caso dei due marò italiani, ma non solo) hanno spinto verso il basso gli indici. Anche in un mercato nuovo e tecnologico come quello della telefonia mobile, il peso della difesa delle vecchie famiglie ha avuto il sopravvento. La divisione del paese in tante piccole concessioni regionali ha avuto soprattutto il "merito" di far tornare indietro quanti si erano affrettati a conquistare posizioni scommettendo su una rapida evoluzione delle condizioni economiche generali del paese.
Ora la guerra degli Ambani segna anche una possibile svolta, al di là del suo carattere ancora patriarcale. Il governo di Delhi avrebbe infatti favorito l' ascesa di Mukesh, facilitando a Jio il compito di mettere assieme un numero di concessioni locali maggiore dei suoi concorrenti. Il frastagliatissimo mercato dei cellulari indiani ha forse trovato la sua via al consolidamento. Ma questa via passa ancora una volta per lo strapotere delle grandi famiglie.