SALVA-ITALIA, SALTA-BANCHIERI - L’ART.36 DEL DECRETO DI MONTI CONTRO GLI INCROCI AZIONARI OBBLIGA CARLO PESENTI A LASCIARE IL CDA DI UNICREDIT (PRIMA AZIONISTA DI MEDIOBANCA), IN QUANTO INCOMPATIBILE CON LA SUA CARICA IN MEDIOBANCA - CHE FARANNO RAMPL E PALENZONA, NELLA STESSA SITUAZIONE? E BAZOLI QUANDO MOLLERÀ UBI IN FAVORE DI INTESA? - LE FONDAZIONI SOCIE DI UNICREDIT IN SUBBUGLIO: VOGLIONO POLTRONE, MA CON L’ARRIVO DI CALTARICCONE E SCARPARO RISCHIANO DI VEDERSI SOFFIARE IL POSTO…

1- UNICREDIT: CARLO PESENTI SI E' DIMESSO DAL CDA...
Radiocor
- Il Consiglio di Amministrazione di UniCredit ha preso atto della decisione di Carlo Pesenti di dimettersi dalla carica di consigliere della Banca e membro del comitato di remunerazione. Il consigliere, si legge in una nota, ha deciso di dimettersi in seguito all'entrata in vigore della legge 214/2011 e dei contenuti dell'articolo 36 della norma. Il presidente Dieter Rampl, l'Amministratore Delegato Federico Ghizzoni e l'intero Consiglio hanno espresso a Carlo Pesenti i piu' vivi ringraziamenti per il contributo assicurato in questi anni nell'interesse di UniCredit. Pesenti e' consigliere di Mediobanca.

2- UNICREDIT, FONDAZIONI SPACCATE - I "PICCOLI" CHIEDONO POSTO IN CDA
Francesco Manacorda per "La Stampa"

In Unicredit esplode la tensione tra le Fondazioni azioniste. Oggi a Bologna è previsto un vertice degli enti azionisti della banca, convocato dai «piccoli», ma al quale dovrebbero partecipare anche le tre Fondazioni che più pesano nella banca, ossia la torinese Crt (al 3,3% del capitale), Cariverona (al 3,5% dopo l'aumento) e Carimonte(al 2,9%). A convocare i colleghi è stato Dino De Poli, presidente di Cassamarca. E al suo fianco ci saranno anche altri esponenti dell'azionariato Unicredit che sono sotto l'1% del capitale e che in alcuni casi si sono diluiti, come Massimo Paniccia (CrTrieste), Giovanni Puglisi (Banco di Sicilia) e Gianni Borghi (Manodori).

Sul tavolo, ufficialmente, c'è una discussione collegiale tra i gli azionisti stabili sul futuro della banca adesso che l'aumento di capitale da 7,5 miliardi è andato in porto. Ma di fatto la discussione - che si preannuncia calda, per quanto lo consenta il paludato rituale delle Fondazioni - verte sul nuovo assetto dell'azionariato Unicredit e sul consiglio d'amministrazione che dovrà essere rinnovato a maggio.

La paura delle Fondazioni minori è quella di un asse tra le due consorelle di maggior peso e la pattuglia di azionisti privati che con l'aumento di capitale si va allargando: l'arrivo di Francesco Gaetano Caltagirone e Diego Della Valle, nonché la crescita dei Leonardo Del Vecchio, in aggiunta alle quote di Maramotti e Pesenti, crea un gruppo che si situerà quasi al 5% del capitale. E questi soci, per i quali si preannuncia una rappresentanza in cda, potrebbero conquistarla proprio a spese delle Fondazioni minori. Oggi, tra l'altro il cda di Unicredit coopterà Helga Jung di Allianz al posto di Enrico Cucchiani.

A irritare i «piccoli» soci stabili di Unicredit è stato l'incontro di martedì scorso, organizzato proprio da Torino, Verona e Bologna, che hanno invitato Allianz e Maramotti e assieme a loro hanno visto anche il presidente della banca Dieter Rampl, mentre l'ad Federico Ghizzoni non ha presenziato all'appuntamento.

Quell'incontro che molti - da De Poli a Puglisi - hanno appreso solo a cose fatte, ha lasciato l'amaro in bocca ai «piccoli». Così è partita anche qualche telefonata al presidente per esprimere il «disappunto» per l'incontro poco corale. Rampl ha però avuto buon gioco a far presente che non era stato lui a distribuire gli inviti.

Adesso la risposta, con un dibattito che probabilmente toccherà anche i temi della governance e dove non è escluso che dalle Fondazioni minori si metta in discussione la riconferma del presidente. Rampl vuole un consiglio più snello. Ma in un consiglio ridotto ci sarà meno spazio per accomodare tutti: le Fondazioni di Torino, Bologna e Verona hanno oggi due consiglieri a testa e pare probabile che li vogliano mantenere. Meno scontata, invece, la permanenza di tre consiglieri finora espressi dalle Fondazioni più piccole.

Tra i privati, dove Pesenti e Maramotti siedono nell'attuale cda, anche Caltagirone - che si è appena dimesso dalla vicepresidenza del Monte dei Paschi - pare un candidato forte. Poi, mentre i grandi azionisti Usa - da Blackrock a Capital Research - non paiono destinati al cda, ci sarà da far posto ai soci arabi, con un rappresentante del fondo sovrano Aabar, vicino a un 5% potenziale, al cui fianco potrebbe comunque trovar posto un rappresentante dei soci libici, scesi al 4% circa.


3- Art. 36 della legge di conversione 22 dicembre 2011, n. 214 del Decreto Salva-Italia

(Tutela della concorrenza e partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari).

1. E' vietato ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice di imprese o gruppi di imprese operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di assumere o esercitare analoghe cariche in imprese o gruppi di imprese concorrenti.

2. Ai fini del divieto di cui al comma 1, si intendono concorrenti le imprese o i gruppi di imprese tra i quali non vi sono rapporti di controllo ai sensi dell'articolo 7 della legge 10 ottobre 1990, n. 287 e che operano nei medesimi mercati del prodotto e geografici.

2.bis Nell'ipotesi di cui al comma 1, i titolari di cariche incompatibili possono optare nel termine di 90 giorni dalla nomina. Decorso inutilmente tale termine, decadono da entrambe le cariche e la decadenza e' dichiarata dagli organi competenti degli organismi interessati nei trenta giorni successivi alla scadenza del termine o alla conoscenza dell'inosservanza del divieto. In caso di inerzia, la decadenza e' dichiarata dall'Autorita' di vigilanza di settore competente.

2.ter In sede di prima applicazione, il termine per esercitare l'opzione di cui al comma 2 bis, primo periodo, e' di 120 giorni decorrenti dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

 

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