SCHETTINO LICENZIATO! - AC-COSTA CROCIERE AFFONDA IL COMANDANTE COL DEBOLE DELLO SCOGLO, MA LUI IMPUGNA IL PROVVEDIMENTO DAVANTI AL GIUDICE DEL LAVORO - LICENZIAMENTO MOTIVATO DALLA COMPAGNIA CON I COMPORTAMENTI DI SCHETTINO PRIMA, DURANTE E DOPO IL NAUFRAGIO - CONTESTATE “NUMEROSE VIOLAZIONI” - LA DECISIONE DEL GIUDICE DEL LAVORO POTREBBE AVERE RIPERCUSSIONI SUL PROCESSO…
Marco Preve per "la Repubblica"
Francesco Schettino, il comandante della nave Concordia e protagonista della tragedia dell'isola del Giglio, è stato licenziato dalla compagnia Costa Crociere. Lui, però, ritiene di essersi comportato correttamente e per questo motivo, attraverso i suoi legali, ha già impugnato il provvedimento davanti al giudice del lavoro contestando la motivazione per giusta causa e chiedendo reintegro e stipendi arretrati.
Di questo filone collaterale del drammatico naufragio, costato la vita a 32 persone, trapelano poche indiscrezioni. Dagli uffici genovesi della società un portavoce fa sapere che «Costa Crociere ha concluso il procedimento disciplinare iniziato nei confronti di Schettino a seguito del naufragio di Costa Concordia, disponendone il licenziamento», sempre dalla compagnia spiegano che «il licenziamento è stato formalizzato alla fine di luglio e il comandante Schettino lo ha impugnato».
Uno dei legali di Schettino, l'avvocato Bruno Leporatti, si limita ad una veloce conferma ma alla richiesta di maggiori delucidazioni invita a «chiedere a qualche altra fonte». Il motivo di tanto riserbo per quella che può sembrare solo un'appendice della storia principale, è legato alle possibili conseguenze della decisione che potrebbe prendere il magistrato del lavoro.
Una sentenza pro Schettino, o in favore della Costa, potrebbe rappresentare per entrambi un'ulteriore complicazione o una svolta positiva, a seconda delle rispettive posizioni, all'interno della vicenda giudiziaria principale, quella che deve stabilire cause e responsabilità di quanto avvenuto la notte del 13 gennaio scorso nel Mar Tirreno.
Sembra, infatti, che i legali della Costa (la società appartiene al gruppo statunitense Carnival) abbiano motivato il licenziamento del loro, ormai ex, comandante contestandogli numerose violazioni compiute la notte del naufragio. Tra queste c'è sicuramente il complesso di ordini e manovre che hanno determinato la collisione contro gli scogli.
Vero è che su questo punto si attende la conclusione del procedimento penale e che la procura di Grosseto, oltre a Schettino e altri membri dell'equipaggio ha indagato anche i tre manager Roberto Ferrarini, Manfred Ursprunger e Paolo Mattesi ipotizzando così responsabilità pure nei confronti di Costa Crociere.
Si capisce, quindi, come la causa di lavoro sia una sorta di prologo dello scontro che si svilupperà in tribunale, e come Schettino e i suoi ex datori di lavoro abbiano già iniziato ad affilare le armi. Tra i "capi d'imputazione" del licenziamento, Costa Crociere avrebbe inserito anche alcuni comportamenti valutati come gravi violazioni del contratto e del codice della navigazione. Ad esempio il racconto di un crocerista che dichiarò di aver visto il comandante bere alcolici un'ora prima del naufragio, «un intero decanter di vino».
E poi ci sono i movimenti di Schettino dopo la collisione e il suo abbandono della nave quando ancora a bordo c'erano centinaia di passeggeri. Una fase fissata per sempre nella storia dalle parole pronunciate via radio dall'ufficiale della Capitaneria di Livorno, Gregorio De Falco: «Guardi Schettino che lei si è salvato forse dal mare ma io la porto... le faccio passare un'anima di guai. Vada a bordo, cazzo!»






