CASINO GENERALI - PRIMO SCIVOLONE PER GRECO? DIFFICILE “FAR FUORI” AGRUSTI (BRACCIO ARMATO DELL’EX PERISSINOTTO)

Marcello Zacché per "il Giornale"

Nel consiglio d'amministrazione di oggi delle Generali, oltre allo stato di avanzamento delle cessioni e altri dossier, ci sarà anche un tema delicato: l'ad del gruppo, Mario Greco, chiederà al board il via libera per determinare l'uscita di Raffaele Agrusti dal gruppo. Oltre al cda è in calendario anche una riunione del comitato audit. Per entrambi gli incontri Greco ha preparato una ricca documentazione relativa ai rapporti tra parti correlate che sono da mesi al vaglio del manager e da poco anche della Consob.

Dall'esame dei documenti, già da ieri nelle mani dei consiglieri, si evincerebbe un ruolo di peso di Agrusti, per anni direttore finanziario, nell'avallo di alcune operazioni che Greco non ha gradito. Non si tratta, almeno da quanto è dato sapere, di operazioni vietate dalle norme societarie o dalla legge, ma quanto meno di profili legati alle opportunità e a un rapporto fiduciario venuto ormai a mancare.

Bisognerà vedere se il cda sarà con Greco o se verranno fuori obiezioni. Anche perché alcune di queste «parti» sono «correlate », più o meno direttamente, proprio con alcuni degli stessi consiglieri. Di certo la vicenda arriva a un suo punto critico dopo quasi due settimane molto intense.

Ma per Greco è un punto importante: Agrusti, in Generali da una trentina d'anni, è l'ultimo manager di grande potere e relazioni della vecchia guardia rimasto ai vertici del gruppo dopo l'arrivo del nuovo ad. Greco lo ha immediatamente spostato dalla finanza al vertice del cantiere di Generali Italia (la società che riunisce i marchi nazionali, appena varata). Ma puntava alle sue dimissioni anche prima. Ora ha deciso di andare fino in fondo e il passaggio dal cda è obbligato se si vuole rimuovere un membro, come lo è Agrusti, del Group Management Committee.

Un tentativo di forzare la mano era già avvenuto la scorsa settimana, riportato da alcuni organi di stampa che già avevano dato Agrusti in uscita. Ma tutto si era fermato nel weekend anche per l'intervento di alcuni grandi soci sullo stesso Greco. Tra questi nessuno conferma fino in fondo la circostanza.

Ma al Giornale risulta che una qualche pressione sia stata esercitata sia da Mediobanca, sia da De Agostini, sia dal gruppo Caltagirone, che sono poi i tre grandi sponsor della nomina dello stesso Greco. Almeno per motivi di forma: non era il caso di troncare un rapporto trentennale con un manager apprezzato e di fiducia senza un cuscinetto adeguato. Così si è giunti alla nomina di lunedì scorso di Agrusti al vertice di Generali Italia, nomina però limitata alla durata di un anno.

Su questo, a quanto si apprende, era stato raggiunto l'accordo sia con Mediobanca sia con De Agostini, senza fare mistero che, in una struttura come quella, Agrusti fosse l'uomo giusto per la ristrutturazione, ma non poi per lo sviluppo. Ma Greco, se il cda di oggi confermerà le attese raccolte alla vigilia, ha deciso di andare lo stesso fino in fondo, anche a costo di doversi confrontare con qualche socio che la pensa diversamente, se non altro sul «modo». Per questo lo snodo di oggi ha una sua valenza per il primo gruppo assicurativo finanziario italiano.

Il lavoro di Greco, fin qui, ha raccolto consensi unanimi da parte dei grandi soci. Il titolo in Borsa ha lasciato l'intorno dei 10 euro per posizionarsi in quello dei 14. E la fiducia illimitata è confermata proprio gli stessi tre (Mediobanca primo azionista con il 13%, De Agostini e Caltagirone grandi protagonisti tra i «privati») di cui si è detto.

Ma, forse per la prima volta in un anno, Greco sta mostrando la sua determinazione di manager alla Mourinho in grado, con la forze dei risultati e della strategia, di imporre anche scelte scomode. Non è un caso che qualcuno dei grandi soci delle Generali abbia definito la fretta di questi giorni su Agrusti e la connessione con le parti correlate come una «mezza topica» di Greco. La realtà, come spesso accade, è forse ancora più semplice: è finita la luna di miele. Il che, come si sa, non significa affatto divorzio. Ma semplicemente conduce a iniziare il matrimonio. Quello vero.

 

mario greco generali AGRUSTIGeneraliFrancesco Gaetano Caltagirone Nagel e Pelliccioli

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...