SE BERNABE’ STA MALE, ALIERTA STA PEGGIO: VENDITA DI ASSET TELEFONICA PER 4 MILIARDI - FUMO BY BERNABE' INTORNO AL MATRIMONIO CON H3G - È TEMPO PER PASSARE ALLA CONFINDUSTRIA DI LOTTA? UNA PARTE DELL’ITALIA PRODUTTIVA NE HA LE SCATOLE PIENE - IL SUPER COCCOLINO MEDIATICO ALFIO MARCHINI SCIVOLA SU FLICK - MOVIMENTI IN CASA MONTEZEMOLO
1. Ã TEMPO PER PASSARE ALLA CONFINDUSTRIA DI LOTTA?
Tra gli industriali colpiti dalla crisi si comincia a sentire un rullo di tamburi. à il segnale di un'incazzatura che ormai ha superato il muro della pazienza per una situazione che ha riportato gli orologi indietro di oltre 20 anni. Il bollettino di guerra è implacabile e descrive una situazione drammatica dove i tatticismi tra Bersani, Renzi e Grillo appaiono semplicemente miserabili.
La fonte più attendibile del disastro e' il Centro Studi della Cgia di Mestre, guidata da Giuseppe Bortolussi, il 65enne direttore di Gruaro che per la serietà delle sue analisi ha staccato di parecchie lunghezze la platea degli economisti profetici e chiacchieroni.
Sul campo sono fallite negli ultimi mesi più di 15mila aziende e le insolvenze bancarie hanno superato alla fine del 2012 i 95 miliardi di euro.
A questi dati si aggiunge il grido di allarme che è partito ieri dall'intero sistema confindustriale dell'Emilia Romagna dove il presidente di Confindustria della Regione, Maurizio Marchesini, ha usato parole forti minacciando di alzare il livello della protesta. Chi lo conosce sa che questo imprenditore che lavora dall'età di 22 anni e ha creato un Gruppo operante nel packaging presente in oltre 100 Paesi, non è un condottiero, ma da quando nel marzo 2009 ha assunto la presidenza di Unindustria ha assistito con rabbia al deterioramento del tessuto industriale della sua regione.
E ieri nella riunione che si è tenuta con i colleghi che presiedono la Confindustria delle principali città ha rivelato che negli ultimi sei anni oltre 70mila imprese manifatturiere hanno cessato l'attività mentre nel 2012 ogni giorno 40 aziende hanno chiuso i battenti.
Ma non si è fermato qui perché con un colpo di reni inatteso ha ventilato la possibilità di "intraprendere iniziative ancora più eclatanti" rispetto a quelle finora manifestate dalla Confindustria Nazionale.
L'idea che serpeggia nella testa di Marchesini e degli industriali emiliano-romagnoli è di marciare su Torino dove venerdì prossimo la Confindustria nazionale ha organizzato un convegno di due giorni sul tema della piccola e media impresa. La kermesse si terrà al Lingotto Fiere dove nel pomeriggio di venerdì interverranno il sindaco Fassino, il capo dell'ufficio studi di Confindustria, Luca Paolazzi, il presidente dell'Enel Fulvio Conti e quel bravo ragazzo di Tajani che senza particolari meriti è riuscito a diventare vicepresidente della Commissione europea.
Per sabato è prevista una tavola rotonda alla quale parteciperanno tra gli altri la Camusso, il triste economista Quadro Curzio e il banchiere di Intesa, Enrico Cucchiani, che ha sponsorizzato il convegno. Poi i lavori si chiuderanno con l'intervento del presidente del Senato e di Giorgio Squinzi che in queste ore sta aspettando il parto del decreto sui pagamenti della Pubblica Amministrazione e ha cercato di smorzare le polemiche anche se teme che si tratti dell'ennesima beffa da parte dei tecnici al governo.
Agli industriali romagnoli prudono le mani e i piedi perché vorrebbero marciare su Torino ripetendo in qualche modo ciò che è avvenuto nel maggio 2011 quando gli industriali di Treviso guidati da Emma Marcegaglia organizzarono una marcia di protesta che li portò per 2 chilometri dallo stadio del rugby alla loro sede.
I torinesi più anziani ricordano benissimo che cosa è avvenuto nell'ottobre 1980 quando Cesarone Romiti organizzò la marcia dei 40mila quadri della Fiat contro i sindacati. Il significato di quella manifestazione era profondamente diverso da quello che hanno in testa gli imprenditori romagnoli. Le migliaia di impiegati e di quadri della Fiat scesero in piazza per protestare contro il picchettaggio che da 35 giorni impediva di entrare a Mirafiori e al Lingotto, e la miccia fu accesa dalla presenza di Berlinguer che il 26 settembre promise davanti ai cancelli l'appoggio del Partito Comunista qualora la fabbrica fosse stata occupata. C'è poi un altro ricordo che risale al '94 quando per le vie di Torino marciarono 50mila operai e studenti contro la decisione della Fiat di promuovere migliaia di licenziamenti.
Per il prossimo weekend i numeri dei partecipanti saranno di gran lunga minori ed è probabile che prima di allora Squinzi riesca a sbollire la rivolta degli incazzati.
Non è tempo per passare dalla Confindustria di governo alla Confindustria di lotta, ma il rumore dei tamburi è sempre più intenso, e c'è una parte dell'Italia produttiva che ne ha le scatole piene.
2. SE BERNABE' STA MALE, ALIERTA STA PEGGIO: VENDITA DI ASSET TELEFONICA PER 4 MILIARDI
Ogni ora che passa aumenta lo scetticismo nei confronti dell'operazione che Franchino Bernabè vorrebbe sottoporre al consiglio di Telecom di giovedì prossimo per portare avanti il matrimonio tra la sua azienda e l'operatore H3G.
Ieri pomeriggio intorno alle 17 una vocina per nulla disinteressata ha dato credito a questa prospettiva e il titolo nell'arco di mezzora è volato di quasi l'8%. In realtà anche se è vero che all'integrazione tra le due aziende stanno lavorando per Telecom l'advisor Rothschild e per H3G la merchant bank Goldman Sachs, è altrettanto sicuro che il connubio non piace ad alcuni soci di Telco, la scatola che con il 22,4% controlla l'azienda di Bernabè.
Secondo il quotidiano "Repubblica" perfino Mediobanca vorrebbe liberarsi della partecipazione che finora ha provocato dolorose minusvalenze, e la stessa cosa l'ha manifestata senza giri di parole il "tedesco" delle Generali Mario Greco che vuole prendere il largo da Telecom, Rcs e, con prudenza, Mediobanca.
La sensazione è che Franchino stia giocando l'ultima carta per la sua sopravvivenza, ma intorno al matrimonio con H3G si intravede il fumo già manifestato quando provò a buttare sul tavolo l'offerta di 3 miliardi del faraone Sawiris.
L'unica cosa certa è che a Hong Kong c'è un miliardario di 85 anni, Li Ka Shing, che non ha più voglia di iniettare quattrini dentro H3G la controllata italiana del Gruppo Hutchinson Wampoa. L'imprenditore cinese ,che secondo le classifiche di "Forbes" è la decima persona più ricca del mondo, ha perso in Italia qualcosa come 8,7 miliardi e cerca di portare la creatura guidata da Vincenzo Novari nel grembo di un'altra compagnia operante in Italia.
A quanto si legge Bernabè vorrebbe farsi dare un mandato a trattare per tre mesi i contorni di un'operazione, ma questo sembra un tempo troppo lungo agli occhi dei soci di Telco ,primi fra tutti gli spagnoli di Telefonica.
Anche loro hanno problemi enormi di indebitamento e smaniano dalla voglia di fare cassa. Anzi, per dirla tutta, Cesar Alierta, il manager di Saragozza, sta tentando di abbattere in qualche modo i 51,3 miliardi di euro che hanno portato la sua società al vertice delle compagnie telefoniche più indebitate.
à di ieri la notizia dell'agenzia Bloomberg secondo la quale Alierta starebbe cercando di vendere asset per 4 miliardi di euro liberandosi delle attività in Irlanda, nella Repubblica Ceca e addirittura in Centro America, il mercato privilegiato dove Telefonica ha perso in Venezuela 800 milioni.
Non solo: nel mirino di Alierta ci sarebbe anche l'intenzione di mollare il 5% di China Unicom e di lanciare un prestito obbligazionario per portare 1.250 milioni dentro le casse della controllata tedesca Telefonica Deutschland.
In pratica se Franchino sta male, Alierta sta peggio. E tutto questo non aiuta certamente il progetto di portare all'altare Tim con 3Italia, la società controllata dall'85enne miliardario di Hong Kong, che arriverebbe all'altare senza dote.
3. IL COCCOLINO MEDIATICO ALFIO MARCHINI SCIVOLA SU FLICK
I candidati del Pd alla poltrona del Campidoglio che domani si misureranno nelle primarie sono furibondi per l'attenzione che i media televisivi dedicano ad Alfio Marchini.
Dopo la prima partecipazione del 20 dicembre scorso, ieri sera l'ingegnere romano è riapparso nello studio di Santoro e la sua presenza si aggiunge alla benevolenza dimostrata in altre trasmissioni.
La strategia di Marchini è quella di un battitore libero che cerca di pescare consensi a sinistra e a destra. E lo ha dimostrato ieri sera ammiccando anche al Movimento di Grillo e condividendo con la Santanchè un grido d'amore per il Cavaliere di Arcore.
In questo pendolarismo politico sostenuto più dalla furbizia che dai contenuti, il bel Alfio ha buttato sul piatto un paio di idee concrete per dimostrare che la sua ideologia a-partisan è protesa ad affrontare i problemi concreti pur correndo il rischio di un pragmatismo bottegaio privo di grande respiro.
Sotto gli occhi degli altri ospiti in studio e di Carlo Freccero, che ormai si è calato nei panni del novello McLuhan, l'ingegnere candidato ha tirato fuori la proposta di un'Authority sulla cultura.
Nessuno ha avuto il coraggio di ricordargli che l'idea di creare una nuova Authority non è un segno di modernità e rischia di aggiungere un altro carrozzone alle 30 società dove il sindaco dalle scarpe ortopediche Alemanno ha infilato decine di parenti e consulenti.
La sorpresa più grande è però arrivata quando a mezza bocca Marchini ha indicato nel giurista Giovanni Maria Flick il nome ideale per la presidenza della nuova Authority. Anche in questo caso l'aitante candidato ,che in nome dell'amore e del cambiamento vuole togliere la polvere e gli scheletri dai palazzi comunali, ha fatto un salto all'indietro. Il nome di Flick è infatti quello di un uomo che appartiene al passato delle caste e delle due Repubbliche dove ha operato e sgomitato come ministro e presidente della Corte Costituzionale.
Probabilmente Marchini si è ricordato di lui perché nel 2008 si trovarono insieme nell'associazione "Italiadecide", un think tank per analisi sul sistema decisionale presieduto da Luciano Violante con la partecipazione di Amato, Letta, Pellegrino Capaldo e Giulietto Tremonti.
à un ricordo lontano e da parte di Marchini soltanto rispettoso.Dopo l'esperienza della Melandri al Maxxi, non si capisce perche' un giurista ansioso di restare nel giro delle poltrone possa indirizzare le attività culturali della Capitale.
4. MOVIMENTI IN CASA MONTEZEMOLO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luchino di Montezemolo se ne fotte altamente di ciò che sta avvenendo nei palazzi della politica.
A lui interessa molto di più apprendere che nell'ultimo mese la vendita delle Ferrari in Giappone ha superato il 60% rispetto al mese precedente. Questo lo rende felice mentre meno felici sono le due figlie Guia e Maria nate insieme all'ultimogenito Lupo dal matrimonio con la bella moglie Ludovica Andreoni.
Sembra infatti che le due ragazze di 11 e 9 anni non troveranno soddisfazione nelle attività imprenditoriali delle due società che - come si legge oggi sul settimanale "Il Mondo" - sono state costituite alla fine del 2009 "come primo tassello delle future attività imprenditoriali di Guia e Maria".
Le piccole strutture avevano come ragione sociale l'assunzione, la detenzione e la cessione in gestione di partecipazioni in società , ma nelle scorse settimane sono state messe in liquidazione insieme all'unico asset che avevano sotto il nome "Le Piemontesine".
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