guzzetti

SE LE FONDAZIONI SI FONDONO - COMINCIA IL DOPO-GUZZETTI: IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE PENSA AL CONGRESSO TRIENNALE CHE PARTE GIOVEDÌ A PARMA COME IL SUO ULTIMO ATTO PROGRAMMATICO - INTANTO RESTA IN CAMPO FINO ALL'ULTIMO PER IMBASTIRE IL FUTURO DEL SETTORE CON IL GOVERNO CONTE, ESPRIMENDOSI GIÀ PER IL RINNOVO DI COSTAMAGNA AL VERTICE DI CDP…

Andrea Greco per Affari& Finanza – la Repubblica

 

«Sarà il mio canto del cigno». Giuseppe Guzzetti da mesi pensa al Congresso triennale dell' Acri che parte giovedì a Parma come al suo ultimo atto programmatico. Secondo molti che lo conoscono lo userà a lanciare il "sistema fondazioni" verso un futuro che probabilmente il decano non vedrà dal comando ma che viaggia due binari: un radicale consolidamento che preservi le erogazioni sui territori che ospitano gli enti ormai troppo piccoli per poter distribuire fondi; e un nuovo patto con le forze che hanno in mano, insieme al governo, il domani dell' Italia.

 

Al presidente dell' Associazione fondazioni ex bancarie e di Cariplo, in duplice scadenza nel 2019 e non rinnovabile, anche i nemici riconoscono dedizione e senso della missione rari. Ma sono gli 84 anni compiuti, più che gli statuti e le motivazioni, ad avvisarlo che s' avvicina l' ora di passare la mano. L' avvocato nato al centro del triangolo tra Varese, Como e Milano, raccontano i più vicini, sta declinando questa consapevolezza secondo il carattere.

GUZZETTI

 

 

In campo fino all' ultimo per imbastire la trama con il governo Conte e poi lasciare la lista di priorità al sistema Fondazioni, che in anni difficili per l' Italia e le sue banche ha salvaguardato - quasi ovunque - la funzione di supporto ai territori, e quella di cassaforte di molti istituti da cui nel 1990 gli enti nacquero. Essere all' altezza del compito ha però richiesto immani sforzi e risorse: oggi due terzi delle 88 fondazioni riunite in Acri sono talmente piccole o malmesse, nel rapporto tra patrimonio e costi di struttura, da imporre un' aggregazione, a pena di sparire.

 

Sia perché tanti miliardi profusi nel ricapitalizzare le banche si sono spesso consumati sull' altare borsistico. Sia perché diversificare gli investimenti, in una fase di bassa crescita e tassi zero, è una sfida anche ner i gestori più bravi.

 

Il cambiamento "Identità e cambiamento'', s' intitola il XXIV congresso Acri. Due nomi quasi contrari ma che gli enti devono assolutamente coniugare se intendono entrare nel futuro. Vero è che qui si investe a lungo termine, una dote di circa 40 miliardi che garantiva un miliardo di erogazioni sui dati aggregati 2016 (e il 2017 è stato in diffuso miglioramento); ma non si possono rimandare due temi su cui Guzzetti, leader dal 2000, da mesi insiste.

 

E così farà a Parma, creando le premesse, l' anno venturo, per una revisione del protocollo Acri-Mef siglato tre anni fa per riformare il comparto. Due sono i filoni contemplati dall' accordo rimasti in gran parte inevasi: le fusioni e la diversificazione dei patrimoni bancari. Il consolidamento tra enti è reso frattanto ancor più urgente dalle crisi di una dozzina di banche, e la rovina delle fondazioni socie.

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

L' ente di Ferrara ora chiama in soccorso Bologna, quelli che partecipavano Banca Marche si affidano al buon cuore di Cariverona, attiva nella regione (ma che studia anche il dossier Cassamarca di Treviso), poi ci sono Cange, Caricesena, Monte di Pietà di Vicenza e tanti altri enti annichiliti per avere stolidamente difeso i possessi bancari. Li affiancano enti minori che in un contesto di maggiori vincoli normativi (e costi) e rendimenti calanti, faticano a erogare. Una ventina non supera i 25 milioni di dote: poiché le gestioni nel mondo Acri rendono - se va bene - il 3% medio, 750mila euro l' anno.

 

Detratti i costi di struttura, non piccoli tra sedi, personale e governarne duale (cda, consiglio di indirizzo e sindaci controllori) poco o nulla va alle comunità locali. «In un contesto sempre più complesso e con risorse più scarse, unirsi produce benefici dal punto di vista della massa critica e della capacità di dare soluzioni a problemi nuovi, spesso condivisi e comuni », ha detto a II Sussidiario il dg dell' Acri Giorgio Righetti. Le fusioni secche sono la via lineare, preparata dalle nozze pilota che Cuneo (1,3 miliardi di patrimonio) affina con l' ente Cassa di Bra (37 milioni).

 

Anche Cantorino, che già come banca cercò invano di aggregare piccole casse piemontesi, guarda con interesse al frammentato paesaggio locale. Il bìog Eiiordouest ha analizzato i bilanci 2017 delle 12 fondazioni in Piemonte: il patrimonio sale (a 10,69 miliardi), ma tolti i big San Paolo, Crt e Cuneo nove enti sono sotto i 225 milioni. Presto Guzzetti potrebbe chiedere al ministro Giovanni Tria, tra le voci del dare-avere sul nuovo 'tavolo", sgravi fiscali per chi si fonde. Identità territoriale Ci sono anche altri modi per radunare le forze, più in armonia con la salvaguardia dell' identità locale.

 

Compagnia di San Paolo muove in questa direzione: «Dal piano strategico 2016 abbiamo accelerato sulla con divisione delle gestioni patrimoniali tramite Fondaco Sgr, gestore del risparmio operante per cinque fondazioni, e di altri servizi come i formati dei bandi - dice il presidente Francesco Profumo -. È un modo per trasferire buone pratiche e condividere competenze, come anche le fondazioni di comunità, dove operiamo con diversi attori del territorio».

giuseppe guzzetti

 

Genova e Vercelli hanno già siglato intese con i torinesi, e altri verranno.

Circa l' impegno 2015 di ridurre sotto il 33% il patrimonio di ogni ente nella banca d' origine, i ribassi borsistici non hanno giovato: e benché la scadenza per gli istituti quotati è vicina più attori sono distanti dall' obiettivo. Per le banche non quotate gli anni sono cinque, ma c' è il problema, più grande, di stravolgere inveterati legami: sarà più facile affrontar-lo insieme al dossier fusioni.

 

Malgrado il protocollo preveda elementi di flessibilità, anche su tale aspetto cruciale potrebbe rivelarsi opportuno aprire un confronto col governo Conte. Di revisione del protocollo parla quasi apertamente Cariverona, mentre a Torino il leader Profumo preferisce parlare di «intelligente rilettura, perché la rapidità del cambiamento a volte si scontra con regole che permangono nel tempo».

 

«Non conosco i programmi del nuovo governo: certo sui temi povertà, disoccupazione giovanile, anziani noi saremo collaborativi come siamo sempre stati. Purché ci coinvolgano. Le Fondazioni non sono all' opposizione in Parlamento». Guzzetti lo ha detto 10 giorni fa, durante le trattative per l' esecutivo Lega-M5s.

 

BAZOLI GUZZETTI

È uno dei tipici dell' ex presidente Dc della Regione Lombardia ai nuovi poteri: e la storia potrebbe ripetersi. Chi il 19 giugno 2015 era a Lucca al congresso Acri ricorda la "sparizione" pomeridiana di Guzzetti, quando riuscì a parlare al telefono al premier Matteo Renzi che da mesi lo schivava: come gli offrì la presidenza della Cassa depositi, spettante per statuto alle fondazioni padrone del 16%. Renzi scelse Claudio Costamagna, e il sacrificio di Franco Bassanini servì a Guzzetti a sedersi e concertare col governo Renzi, fino ad allora ostile, tanto che nel luglio 2014 aveva aumentato imponibile e aliquote fiscali al settore.

 

Poi le tasse sono state rifilate, e una parte del mancato introito per l' erario è stata dirottata dagli enti - spontaneamente, ci mancherebbe - nel Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, 120 milioni l' anno per tre anni che godono del credito d' imposta. Anche il fondo Atlante, dove il mondo Acri ha versato (e perso) 536 milioni per tentare il salvataggio semipubblico delle popolari Vicenza e Veneto Banca, è stato un bel gesto, pagato caro.

 

CLAUDIO COSTAMAGNA SCALA

Per un ricorso storico, nei rapporti tra Acri e governo c' è di mezzo ancora il rinnovo dei vertici Cdp: l' ipotesi più accreditata sembra la proroga tecnica del consiglio, ma l' insediamento di un governo politico potrebbe dare esiti diversi. Sul fronte del sociale, invece, non sorprenderebbe troppo se al Fondo per contrastare la povertà minorile presto se ne affiancasse uno sul reddito di inclusione, parente di quello di cittadinanza caro a M5S e agli elettori del Sud.

 

Difficile sostituzione Sarà difficile sostituirlo, sia per la visione strategica a 360° sia per l' abilità a negoziare tra politica, finanza e terzo settore, sia perché è capo assoluto da un ventennio in Acri e in Cariplo (da dove la presa su Intesa Sanpaolo è ben salda). «La leadership che serve a un buon capo dell' Acri non è diversa da quel che serve a guidare il Paese: una chiara idea di futuro, un metodo per realizzare le strategie, la capacità di mettere al centro le persone, i loro bisogni e la loro formazione », nota un esponente del settore. L' identikit, anche in ossequio a criteri di continuità e stabilità che Guzzetti & C intendono difendere, può portare principalmente a due candidati, con caratteristiche leggermente diverse.

 

francesco profumo iren

Il primo è Profumo, ministro dell' istruzione del governo Monti che presiede la solida Compagnia di San Paolo ed è l' araldo del "partito dei rettori", che accomuna all' ex guida del Politecnico di Torino i presidenti e colleghi accademici Alessandro Mazzucco (Cariverona), Gilberto Muraro (Cariparo), Gino Gandolfi (Cariparma,e giovedì farà gli onori di casa). Il più accreditato rivale è Giovanni Quaglia, docente di economia al terzo giro da presidente di Crt e che tra il 1988 e 2004 fu presidente Dc della provincia di Cuneo, esperienza da cui ha tratto sensibilità politica e contatti trasversali che saranno in ogni caso utili - Quaglia è già vicepresidente Acri - per le sfide davanti.

 

 

ALESSANDRO MAZZUCCO Giovanni Quaglia

 

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