MONTE DEI PACCHI DEMOCRISTI - LA SINISTRA DICE ADDIO AL POTERE, A SIENA ORA COMANDANO CONFINDUSTRIA E CENTRISTI

Daniele Martini per Il Fatto Quotidiano

Vecchio Monte dei Paschi targato Pd-Cgil, addio. Irretito da una crisi spaventosa (lunedì 7 l'annuncio di 8 mila esuberi), colpito dalle inchieste, gli arresti, gli scandali, si sta sfaldando il granitico blocco politico-creditizio che per anni e in cordiale sintonia d'intenti con il Pdl aveva esercitato il suo pervasivo controllo sulla banca senese e da lì sulla città e mezza Toscana, fino a lambire i poteri nazionali. Senza rinnegare la gemellanza siamese con la politica, l'istituto di credito è in navigazione verso altri lidi.

Su di esso sta allungando la sua felpata manina un nuovo nucleo politico-creditizio, non rosso ma bianco, di derivazione moderata, con l'Udc e le sue propaggini vecchie e nuove al posto del Pd e la Confindustria che subentra alla Cgil.

Antonella Mansi e Fabrizio Viola sono i punti di riferimento. La Mansi, grintosa imprenditrice della chimica, proprietaria della Nuova Solmine di Scarlino (Grosseto), già presidente degli imprenditori toscani, individuata nel 2010 da Denis Verdini come candidata ideale Pdl per la guida della Regione, è stata nominata da poco presidente della Fondazione del Monte. Ma è rimasta anche vicepresidente della Confindustria con il tacito assenso del presidente, Giorgio Squinzi, che stravede per lei.

Il secondo punto di riferimento, Viola, è l'amministratore delegato della banca senese, un manager che si sta sempre più consolidando rispetto al presidente Alessandro Profumo, più in sintonia con il Pd. Viola ha una consuetudine rodata con l'associazione degli imprenditori. Alla fine del 2011, per esempio, Giuseppe Mussari imperante sul Monte, fu scelto come direttore generale proprio per compiacere la Confindustria dell'allora presidente Emma Marcegaglia. E tanto per far capire da che parte vanno le sue inclinazioni, per la comunicazione si è scelto un professionista considerato vicino a Comunione e Liberazione, Edoardo Bus.

La prima uscita pubblica del nascente gruppo di potere è avvenuta qualche giorno fa tra i colli e il mare della Maremma, con l'assegnazione a Viola del premio Capalbio per l'economia su proposta della Confindustria Toscana, passata nel frattempo dalle mani della Mansi a quelle di uno della sua cerchia, l'editore pisano Piefranceso Pacini.

In prima fila, nel parterre d'onore, c'era una troika di esponenti della nuova leva: Mario Salvestroni, presidente di Confindustria Grosseto di area Udc, Leonardo Marras, presidente della Provincia della stessa città, Pd ma con un filo diretto con la Confindustria locale attraverso Gianni Chelini esponente maremmano della Rosa Bianca di Bruno Tabacci, e Cristiano Ciappei, docente di Economia all'Università di Firenze.

Per la verità, prima della nomina della Mansi al Monte, il piddino Marras si era scagliato contro la banca e il nuovo statuto della Fondazione, a suo dire penalizzante per i grossetani. Ma quando come presidente è stata nominata la Mansi, come d'incanto si è rabbonito, congratulandosi per l'eccellente scelta effettuata. E quando il deputato pd maremmano Luca Sani ha presentato un'interrogazione puntuta per denunciare gli inquinamenti della Sol-mine della Mansi a Scarlino, Marras si è schierato ancora con la signora. Il professor Ciappei, invece, già consulente del Monte e autore del "Governo imprenditoriale", ponderosa opera in più volumi pubblicata con il contributo della banca senese, è al centro di una fitta rete di relazioni di impronta clerical-moderata.

È esponente dell'associazione cattolica fiorentina Artes e si è fatto notare come promotore di paludati convegni a cui partecipavano volentieri la Mansi e Enrico Fazzini, probiviro della Confindustria di Firenze e consigliere di Banca Etruria, l'istituto di credito a più alta concentrazione massonica d'Italia, proprietario della Banca Del Vecchio di cui la stessa Mansi è stata presidente fino alla nomina al Monte.

Banca Etruria rappresenta la propaggine aretina del nuovo centro di potere attraverso il presidente Giuseppe Fornasari, a lungo parlamentare Dc e, manco a dirlo, sostenitore della Mansi. Il nuovo asse cattolico-confindustriale si è fatto sentire nelle nomine per la Deputazione generale della Fondazione dove è entrata di nuovo Camilla Dei, già presidente dei giovani imprenditori senesi.

E dove è stato nominato pure il professor Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni culturali, direttore dei Musei Vaticani e presidente del comitato scientifico dell'associazione Civita di Gianni Letta che a Siena sta accaparrandosi la gestione quasi totale dei musei cittadini. Una delle prime mosse del nuovo gruppo di potere politico-bancario è stata l'accordo tra Confindustria Arezzo, Grosseto e Siena e Ubae Bank, controllata dalla libica Foreign Bank e di cui è azionista anche la società Sansedoni, braccio operativo nel settore immobiliare del Monte e della Fondazione.

In pratica, una società della banca senese di cui la Mansi è esponente, si è infilata in un accordo con mezza Confindustria toscana di cui la Mansi era presidente e che dipende dalla Confindustria nazionale di cui la stessa Mansi è tuttora vicepresidente. Sembra uno scioglilingua, ma è solo un nuovo conflitto interessi.

 

 

antonella mansi FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI ALESSANDRO PROFUMO ENRICO CUCCHIANI DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA ANTONIO PAOLUCCI E MONSIGNOR COMASTRIL'iceberg della Monte dei Paschi di Sienamps

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…