ATTENZIONE ALL’INFLAZIONE! - LE STIME DELL’ISTAT: L’INFLAZIONE A NOVEMBRE ACCELERA AL +3,8% DEI PREZZI SU BASE ANNUA, E SI PORTA A UN LIVELLO CHE NON SI REGISTRAVA DA SETTEMBRE 2008 - ALLARME IN GERMANIA: L’INDICE NAZIONALE DEI PREZZI AL CONSUMO HA REGISTRATO UN RIALZO TENDENZIALE DEL 5,2%, IL LIVELLO PIÙ ALTO DAL 1992. E LA “BILD” SPARA LA NOTIZIA CON TRE BANCONOTE DA 200, 10 E 50 EURO IN FIAMME…
1 - PREZZI: ISTAT, +3,8% INFLAZIONE NOVEMBRE
(ANSA) - Inflazione ancora in salita. A novembre 2021, secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,8% su base annua (dal +3,0% del mese precedente).
Lo rileva l'Istituto di statistica precisando che il carovita continua ad essere sostenuto soprattutto dalla crescita dei prezzi dei beni energetici con l'accelerazione della componente non regolamentata che segue quella della componente regolamentata registrata a ottobre.
2 - INFLAZIONE: ISTAT, MAI COSÌ ALTA DA SETTEMBRE 2008
(ANSA) - A novembre, l'inflazione accelera nuovamente registrando un +3,8% dei prezzi su base annua e "portandosi a un livello che non si registrava da settembre 2008". E' quanto rileva l'Istat nelle stime preliminari sottolineando anche che l'inflazione di fondo sale a livelli che non si vedevano da marzo 2013.
3 - UE-19: PROSEGUE BOOM INFLAZIONE, A NOVEMBRE TASSO AL 4,9%
ARTICOLO BILD INFLAZIONE 29 NOVEMBRE 2021
(ANSA) - Non accenna a fermarsi il boom dell'inflazione nell'Eurozona. Secondo la stima flash di Eurostat il tasso atteso a novembre è del 4,9%, in aumento dal 4,1% di ottobre. A pesare è soprattutto l'energia (27,4%, rispetto al 23,7% di ottobre), seguita dai servizi (2,7%, rispetto al 2,1% di ottobre), prodotti industriali non energetici (2,4%, rispetto al 2,0% di ottobre) e cibo, alcol e tabacco (2,2%, rispetto all'1,9% di ottobre). In Italia il tasso dell'inflazione di novembre è stimato in crescita al 4% dal 3,2% di ottobre.
4 - L'INFLAZIONE IN GERMANIA TORNA AI MASSIMI DALLA RIUNIFICAZIONE
Isabella Bufacchi per “il Sole 24 Ore”
Tre banconote, da 200, 10 e 50 euro, sono divorate dalle fiamme, prendono fuoco. Con questa drammatica immagine, il tabloid Bild ha lanciato ieri la notizia dell'inflazione in Germania salita «ai massimi da 30 anni».
L'indice nazionale dei prezzi al consumo CPI di novembre ha registrato un rialzo tendenziale del 5,2%, (contro il 4,5% di ottobre), il più alto incremento dal 1992 e per la prima volta sopra il 5% dal settembre del '92: un salto così non si vedeva dall'effetto boom della riunificazione.
L'indice dei prezzi al consumo armonizzato HICP, calcolato secondo le linee guida Ue standardizzate, ha superato ampiamente i pronostici arrivando al 6%, contro un consenso al 5,5%: si tratta del quarto picco consecutivo di portata storica. I prezzi alla produzione, intanto, hanno messo a segno in novembre l'aumento più alto degli ultimi 50 anni.
L'allarme inflazione è dunque squillato forte in Germania, come previsto, a pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo di coalizione "semaforo" tra Spd, Verdi e Fdp. Il tasso inflazionistico schizzato a livelli record ha contribuito ad acutizzare il senso di smarrimento e di ansia dei cittadini tedeschi, rimasti travolti già da qualche settimana dalla violenza della quarta ondata del Covid-19 e in questi giorni dall'elevata incertezza della variante Omicron. In un vuoto politico dovuto al cambio di governo.
È proprio la pandemia tuttavia a spiccare tra i fattori principali responsabili dell'impennata dei prezzi, ritenuta temporanea in Germania come nell'area dell'euro. Durante la fase peggiore della pandemia nel 2020 i prezzi sono crollati, poi a distanza di un anno sono risaliti, trainati alle stelle dal forte rimbalzo della domanda mentre l'offerta è rimasta frenata dai problemi nelle catene di approvvigionamento.
L'inflazione tedesca dovrebbe tornare a scendere già dal mese prossimo e il calo continuerà nel 2022 fino ad arrivare attorno al 2% (per alcuni economisti leggermente sopra la soglia del 2%, per altri leggermente sotto), avvicinandosi così all'obiettivo di medio termine della Bce. La presidente della banca centrale europea Christine Lagarde, in un'ampia intervista a F.A.Z., e il membro tedesco del Comitato esecutivo della Bce Isabel Schnabel in un'intervista televisiva con ZDF Morgenmagazin, hanno entrambe gettato acqua sul fuoco delle banconote del Bild.
christian lindner olaf scholz annalena baerbock robert habeck
Lagarde ha ribadito che l'aumento dell'inflazione in Germania è legato a fattori temporanei (tra i quali il ritorno all'Iva dopo il ribasso di sei mesi una tantum per contrastare la pandemia) mentre Schnabel ha detto che l'inflazione non è fuori controllo, ha incolpato i colli di bottiglia, e ha chiarito che il tasso medio dei prezzi tedeschi rispetto a due anni fa, pre-pandemia, è salito «solo del 2 per cento». In un commento ieri, la capo-economista di KfW Fritzi Köhler-Geib ha sottolineato che l'1,3%-l'1,5% degli aumenti di novembre (+5,2% CPI e +6% HICP) è stato provocato dall'Iva e dalle modifiche dei pesi di alcuni beni nel paniere (in particolare ha avuto effetto il nuovo peso dei pacchetti-viaggio come evidenziato anche dalla Bundesbank), l'incremento dei prezzi dell'energia oltre alle strozzature.
«Alcuni fattori temporanei verranno meno a inizio 2022 e l'inflazione a gennaio scenderà», ha previsto Köhler-Geib, per la quale l'anno prossimo «c'è luce alla fine del tunnel in quanto l'inflazione dovrebbe gradualmente calare, e arrivare a metà anno sotto il 2%». È importante, si è poi augurata, che la Bce «mantenga una mano ferma» sui tassi. Un inasprimento inopportuno delle misure di politica monetaria potrebbe danneggiare la ripresa economica ancora incompleta in Germania e in Europa.
INFLAZIONE STAGFLAZIONE DEFLAZIONE
La politica fiscale della coalizione semaforo, intanto, si preannuncia espansiva nel 2022. Il freno sul debito tornerà a essere rispettato dal 2023 ma con oculatezza, senza eccessi di rigore. La promessa elettorale del socialdemocratico Olaf Scholz, che porterà il salario minimo a 12 euro all'ora entro la fine del 2022, rispetto agli attuali 9,6 euro e rispetto al rialzo programmato a 10,45 euro, è considerata «significativa» e potrebbe avere un impatto non trascurabile, esercitando pressione salariale prima sulle fasce più basse per poi arrivare a quelle più alte. Allungando i tempi del calo graduale dell'inflazione.