‘STO “BAZOOKA”, SPARA O SFIATA? GLI ECONOMISTI SI DIVIDONO SULLA MOSSA DI DRAGHI: PER ALCUNI LA SVALUTAZIONE DELL’EURO FAVORIRÀ UNA CRESCITA DELLO 0,4% E UN AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI - PER ALTRI, IL MAXI-PIANO DA SOLO POTREBBE NON BASTARE AD AVVIARE LA RIPRESA

Gianluca Paolucci per “la Stampa”

 

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«Positivo per ammontare e durata, negativo per lasciare la maggior parte dei rischi in carico alle banche centrali nazionali», sintetizza Marcello Messori, direttore della School of European Political Economy della Luiss. Ma il giudizio sul piano di acquisto titoli della Bce annunciato da Mario Draghi è pressoché unanime tra economisti, esperti delle grandi banche e gestori di fondi.

 

Anche se, nota il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice, «con un ammontare così elevato i rischi si riducono». La prima reazione dei mercati è chiara: giù il cambio euro/dollaro, su le Borse, spread a picco. «Lo spread sceso subito dopo l’annuncio. Per l’euro e il petrolio avrà l’effetto di consolidare un movimento già in atto», dice Francesco Daveri, docente dell’Università di Parma e del programma Mba della Sda Bocconi. 
 

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OPPOSITORI INDEBOLITI
Un elemento importante è l’unanimità sul fatto che la decisione è stata presa nel mandato della Bce, sottolinea Daveri. Concorda Greg Fuzesi, economista della banca d’affari americana Jp Morgan: «Indebolisce ogni possibile argomento legale che potrebbe arrivare dalla Germania». 
 

I TITOLI DI STATO
«Ci aspettiamo un effetto positivo sugli asset più rischiosi - dice Bill Street, responsabile degli investimenti in Europa di State Street (gestore americano con 2300 miliardi di asset in gestione) - un ulteriore indebolimento dell’euro e un sostegno all’abbassamento ulteriore dei rendimenti tanto nei paesi “core” che nei paesi periferici dell’eurozona».

 

Per De Felice, il deprezzamento dell’euro vale da solo tra lo 0,3% e lo 0,4% di maggiore crescita. Di parere opposto il team di ricerca della banca svizzera Ubs, che si aspetta al contrario un rialzo dei rendimenti una volta che gli acquisti di titoli saranno avviati, in marzo.

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Di certo c’è che l’entità degli acquisti è notevole. «Si tratta di circa il 16% del debito pubblico dell’eurozona», nota De Felice. Al netto piano di acquisti di Abs (Asset backed securities, titoli del settore privato garantiti da beni reali, come i mutui) che adesso viene ricompreso nei 1140 miliardi di acquisti annunciati da Draghi, fanno oltre 800 miliardi «disponibili» per l’acquisto di titoli di Stato.

 

Secondo i calcoli di Morgan Stanleysi tratta di circa il 9% del pil dell’area euro. Inferiore, la banca d’affari, alla quota delle operazioni analoghe fatte in Usa, Giappone e Gran Bretagna. Tra i rischi, per com’è stato strutturato il piano, c’è che i maggiori benefici finiscano a chi ne ha meno bisogno. Ubs ad esempio suggerisce di comprare i titoli delle società tedesche. Ma effetti positivi si avranno, sempre sui mercati , anche per le banche italiane con Intesa e Banco Popolare tra le preferite per Ubs.

 

Mario Draghi Mario Draghi

«Draghi ha spiegato di aspettarsi un effetto positivo su tutti i paesi dell’eurozona per i maggiori capitali in circolazione - sottolinea Daveri -. Ma il rischio che produca un effetto limitato sulle economie più deboli a mio avviso esiste». 
 

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«LA PAZIENZA STA FINENDO» 
Di certo come ha chiarito lo stesso Draghi in più occasioni e ribadito nuovamente durante la conferenza stampa, la politica monetaria da sola non basta. Riforme, riforme e ancora riforme è il mantra ribadito anche dagli osservatori. «Serve una politica fiscale per spingere la domanda aggregata e prevenire altre cadute dell’inflazione; ulteriori riforme sono necessarie per aumentare il potenziale di crescita; cambiamenti istituzionali, inclusa l’integrazione fiscale, sono ancora fattori critici», nota una ricerca del gruppo britannico Hsbc.

E così suona vagamente sinistro, in particolare per l’Italia, l’avvertimento di Bill Street: «La pazienza nei confronti di chi si attarda nel processo di riforma sta scemando».

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