DA STX ALLA TAV, CHI LA SPUNTA TRA ITALIA E FRANCIA? - VERTICE TRA IL MINISTRO DELL’ECONOMIA TRIA E IL SUO OMOLOGO LE MAIRE - IN AGENDA L’INGRESSO DI FINCANTIERI IN STX-SAINT NAZAIRE: DA AFFRONTARE SOPRATTUTTO IL COROLLARIO MILITARE DELL'ACCORDO, CON L'AVVICINAMENTO DEL COLOSSO TALIANO E NAVAL GROUP
Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
Ricominciano da Saint-Nazaire, Italia e Francia. Il ministro dell' Economia francese Bruno Le Maire sarà a Roma mercoledì e giovedì per incontrare il collega Giuseppe Tria. In agenda, naturalmente, l' ingresso di Fincantieri nei cantieri Stx-Saint-Nazaire, che da due settimane hanno recuperato il loro nome originale, Chantiers de l' Atlantique, e sono anche tornati al cento per cento in mano francese.
Da affrontare soprattutto il corollario militare dell' accordo, con l' avvicinamento di Fincantieri e Naval Group, il colosso pubblico della Difesa navale francese. Ma il menù non sarà in realtà di solo mare e potrebbe rivelarsi di non facile digestione. Tra il nuovo governo di Roma e Parigi il clima politico resta teso. Se la questione migranti è da qualche giorno più in sordina, le recenti dichiarazioni del governo italiano sulla Tav (si sospende, si migliora, vediamo) hanno dato nuovo lavoro a chi cerca di mediare.
Senza aspettare il nuovo contenzioso sulla Tav, già due settimane fa il ministro Le Maire, in occasione di una visita ai ribattezzati Cantieri dell' Atlantico, aveva dichiarato che «la sola incertezza è la posizione del governo italiano». Il ministro non ha precisato su cosa grava l' incertezza, certo è che il dossier Saint-Nazaire è particolarmente sensibile alla politica. Non soltanto quella italiana.
macron e le maire a saint nazaire Stx
Appena eletto presidente, Emmanuel Macron aveva sconfessato l' accordo raggiunto nell'era Hollande e aveva imposto di rinegoziare lo sbarco italiano a Saint Nazaire. Il 27 settembre di un anno fa, in occasione del vertice bilaterale di Lione tra Macron e l' allora premier Gentiloni erano stati sanciti i nuovi termini del matrimonio con un riassetto «creativo» del capitale: il 50 per cento a Fincantieri e il 50 alla Francia, che però ha concesso un uno per cento «in affitto» per dodici anni agli italiani, che hanno così il controllo operativo dei cantieri, ma sotto sorveglianza francese per quanto riguarda garanzie occupazionali e assetti strategici.
La fetta di capitale francese è stata poi ulteriormente suddivisa: il 33,34 allo stato, il 10 per cento a Naval Group, il 2 ai dipendenti di Saint Nazaire e il 3,66 ai fornitori dell' indotto della regione. Allora i pianeti sembravano essersi riallineati, ma oggi, dicono fonti del ministero dell' Economia, rischiano di sparpagliarsi di nuovo. Innanzitutto si allungano i tempi del via libera delle autorità europee della concorrenza.
Secondo Le Maire il parere non arriverà «prima della fine dell' anno o dell' inizio del 2019». Nel frattempo, come previsto dagli accordi, i cantieri sono tornati sotto bandiera francese e sono stati nazionalizzati tre settimane fa. Un allungamento dei tempi, che fa il gioco della Francia, dicono gli esperti. Altro capitolo su cui i francesi stanno scegliendo una posizione attendista: quello militare.
I DUBBI L' accordo di Lione prevede infatti un corollario in base al quale il matrimonio civile sulla cantieristica navale a Saint-Nazaire, il cosiddetto Airbus dei mari dovrebbe estendersi al militare, con un' unione tra Fincantieri e Naval Group.
E' il piano Poseidon. Il lavoro di commissioni binazionali a Parigi e Roma ha prodotto una road map che è ora sul tavolo dei due governi. Si dovrebbe partire da un incrocio azionario del dieci per cento per arrivare a una vera e propria unione.
Ma, soprattutto da parte francese, si moltiplicano le esitazioni. In particolare, pone problema la presenza accanto a Fincantieri del fornitore storico Leonardo, al pari del suo concorrente Thales, che di Naval Group è azionista. La prevalenza italiana sul versante civile, spingerebbe i francesi ad avere più controllo sul capitolo militare, cosa non scontata, anche se, per quanto riguarda i ricavi militari, Fincantieri (con 1,1 miliardi di euro) pesa un terzo di Naval Group (3,3 miliardi).
Tutte da vedere sono le sinergie possibili in settori tutti strategici - tra i due gruppi (ricordiamo che la Francia possiede il 65 per cento di Naval Group e lo stato italiano il 72 per cento di Fincantieri), per esempio per quanto riguarda la mutualizzazione dell' acquisto degli equipaggiamenti, le sinergie industriali attraverso progetti comuni o un' azione commerciale condivisa sull' export. Il gruppo francese avrebbe proposto allo stato di affidare agli italiani la realizzazione di quattro unità di supporto logistico della Marina nazionale. Ma lo stato ha già fatto sapere che le navi non potranno essere realizzate integralmente in Italia. Il matrimonio non s' è ancora fatto.