TELECOM DO BRASIL? CON VIVENDI - L’IDEA DI FOSSATI PER ROVINARE I PIANI DEGLI SPAGNOLI: UN’ALLEANZA CON I FRANCESI

Giovanni Pons per "la Repubblica"

Il cda Telecom ha appena approvato una procedura speciale nel caso arrivassero offerte su Tim Brasil e sta studiando modifiche alla governance. La richiesta di una maggiore indipendenza da Telefònica, risuonata nell'assemblea del 20 dicembre, è dunque giunta a destinazione.

Dottor Fossati, per lei che ha promosso questo cambiamento, quale dovrebbe essere la miglior governance per Telecom?

«L'obbiettivo finale dovrebbe essere quello di avere una public company con rappresentanza in Consiglio proporzionale ai voti espressi in assemblea. Ma siamo consapevoli che, con un cda in scadenza e con le attuali regole del patto Telco, premere per un cambiamento potrebbe condurre a uno strappo. Il cambio statutario può non essere prioritario in questo momento».

E quali sono le priorità invece?

«Un cda più indipendente di quello attuale, in grado di limitare al massimo i conflitti di interesse, permetterebbe al management di elaborare, senza alcun condizionamento, il piano strategico e operativo per la creazione del valore societario a beneficio di tutti i soci e non solo di Telefònica».

Telefònica è focalizzata sulla vendita di Tim Brasil?

«Telefònica non ha ancora detto che cosa vuol fare di Telecom. È doveroso da parte del cda e del management valutare tutte le possibili alternative di piani strategici che creino valore per l'azienda».

Può fare un esempio di piano strategico che prescinda dalla vendita di Tim Brasil?

«La fusione tra Tim Brasil e Gvt, la controllata di Vivendi in Brasile che opera nella telefonia fissa, avrebbe molto più senso di una cessione. Con i due anelli in fibra che Tim possiede a San Paolo e Rio de Janeiro e i contenuti prodotti dalla casa madre francese si potrebbe arrivare a un'offerta multipla: Internet, fisso, mobile, tv, clouding. Consolidare così la presenza nel Paese e competere con Claro e Vivo, che già offrono questi servizi».

Visto che Vivendi si è alleggerita dai debiti si potrebbero studiare anche altre alleanze con i francesi, non è così?

«Certamente. Dal momento che Vivendi controlla sia una quota importante dell'operatore francese Sfr sia Gvt, perché non studiare un aumento di capitale di Telecom riservato a Vivendi a cui questa potrebbe partecipare apportando i propri asset telefonici, e creando così valore? ».

Ma se Telco proponesse un board con consiglieri che abbiano requisiti solo formali di indipendenza sarebbe sufficiente?

«Non basta il requisito di indipendenza secondo il codice, occorre anche la competenza. Se si deve discutere di progetti industriali bisogna interloquire ad armi pari con il management. Si potrebbero coinvolgere anche esponenti non italiani, con le migliori competenze nei settori della telefonia, Ict e media».

Senza toccare lo statuto, come dovrebbero essere ripartiti i comitati interni e la presidenza?

«Dovrebbero essere composti in maggioranza da esponenti eletti dalle minoranze. E la presidenza, visto che la lista di maggioranza indica i 4/5 dei consiglieri, dovrebbe anch'essa spettare a un eletto dalle minoranze per esercitare un ruolo di garanzia per tutti i soci».

L'attuale cda di Telecom sta andando in questa direzione?

«Voglio dar credito all'ad Marco Patuano che sta dimostrando di aver recepito le richieste del mercato e sta cercando una soluzione che renda il cda più indipendente e orientato all'interesse di tutti i soci di Telecom».

È sufficiente il piano di Telecom per lo sviluppo della rete a banda larga?

«Come ben definito dal rapporto Caio, la velocità degli investimenti non sembra essere sufficiente rispetto alle potenzialità del mercato. Con l'attuale rete di Telecom Italia, potenziata con l'apporto di investimenti in fibra, si potrebbero cogliere opportunità di mercato in diversi settori, ad esempio digitalizzando la Pubblica amministrazione e accrescendo la produttività del sistema industriale e dei servizi. E far nascere una tv via cavo, una realtà già presente in molti Paesi industrializzati ed emergenti».

E se Telefonica volesse sviluppare la convergenza tra tlc e tv insieme a Mediaset sulla scia di ciò che stanno facendo insieme in Spagna?

«È possibile, ma ciò non può avvenire a discapito della stessa Telecom e di tutti i suoi azionisti e soprattutto non può passare attraverso una svendita di Tim Brasil».

Il governo dovrebbe intervenire nella partita Telecom? E la Cdp dovrebbe avere un ruolo?

«Il governo dovrebbe prendere posizione, rispettando l'autonomia di una società privata, ma nell'interesse del Paese affinché Telecom esprima un progetto di valorizzazione dell'azienda. Senza minacciare alcuno scorporo forzato ma incentivando fiscalmente gli investimenti nella nuova rete e favorendone con politiche regolatorie lo sviluppo. Cdp credo possa giocare un ruolo importante quale investitore qualificato per la creazione della nuova infrastruttura di rete ».

La fusione di Metroweb dentro Telecom avrebbe senso?

«Sì, perché accelererebbe il progetto di sviluppo della rete di nuova generazione».

 

MARCO FOSSATI jpegMARCO FOSSATI jpegfranco bernabe e marco fossati cesar_aliertaFranco Bassanini e Linda Lanzillotta telecom tim brasil metroweb logo

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