berneschi zonin consoli

LA BANCA? E' COSA NOSTRA! - IL TRACOLLO DELLE BANCHE LOCALI E’ CAUSATO DALLA PRESENZA AL VERTICE DEGLI STESSI MANAGER-PADRONI - CONSOLI HA GUIDATO VENETO BANCA PER 17 ANNI, ZONIN ALLA POP VICENZA PER 20, BERNESCHI 15 A CARIGE - PIERO MELAZZINI HA COMANDATO NELLA POPOLARE DI SONDRIO PER 45 ANNI! - E MOLTI RUOLI PASSANO DI PADRE IN FIGLIO

Federico Fubini per “il Corriere della Sera”

 

GIANNI ZONIN

Mezzo millennio per tredici cognomi: in Italia tredici piccoli banchieri locali - a volte, con l'aiuto delle loro dinastie - esprimono per la precisione 446 anni di potere sull' allocazione del credito a famiglie e imprese. Se solo la Commissione parlamentare d' inchiesta sulle banche non si occupasse quasi solo di regolamenti dei conti politici, scoprirebbe forse che le cause profonde delle perdite subite dai risparmiatori non vanno cercate in qualche incontro riservato o complicità fra alte cariche istituzionali.

 

VINCENZO CONSOLI

La pistola fumante è sotto gli occhi di tutti: sono i rapporti di potere locali, ossificati e debilitati dai conflitti d' interesse resi endemici dal tempo, che congelano per decenni il governo di gran parte delle banche finite in dissesto e di molte altre.

 

Quando per esempio nel luglio del 2015 lascia travolto dal naufragio dell' azienda e dai suoi stessi abusi, Vincenzo Consoli guida Veneto Banca da 17 anni. Quando tre mesi dopo si dimette dalla presidenza della Popolare di Vicenza, affondato dal dissesto e dalle inchieste, Gianni Zonin ha 77 anni e gli manca poco per completare vent' anni di potere nell' istituto. A Carige Giovanni Berneschi ha regnato per un quarto di secolo - direttore generale, poi amministratore delegato - prima di lasciare a 76 anni una banca in ginocchio e subire a una condanna per associazione a delinquere.

 

Giovanni Berneschi

I banchieri-matusalemme d' Italia ovviamente non finiscono qui. Sembra quasi un principiante Massimo Bianconi, che guida Banca Marche (verso il crac) per appena undici anni e mezzo. Lo sembra a confronto di Denis Verdini, per vent' anni presidente del Credito cooperativo fiorentino e di recente condannato in primo grado a 9 anni per bancarotta.

 

E a sua volta il senatore del gruppo Ala viene battuto dal cardiologo Leopoldo Costa, per 25 anni uomo forte della Banca padovana di Campodarsego salvata in extremis ad opera della Bcc di Roma (il cui presidente, l' ottantenne Francesco Liberati, è ai vertici da quando trent' anni fa diventò direttore generale). Quasi banale in questo quadro è poi il curriculum del dentista Amedeo Piva, che nel 2014 si dimette dalla Banca del Veneziano in dissesto dopo vent' anni al timone.

Giovanni de Censi

 

Non tutti i poteri interminabili finiscono in rovina, anche se spesso coincidono con situazioni delicate. Al Credito Valtellinese, che ha in corso un maxi-aumento di capitale essenziale alla sopravvivenza, il 79enne Giovanni De Censi è ai vertici da 36 anni: direttore generale, amministratore delegato, quindi presidente e dal 2016 presidente onorario. Alla Popolare di Sondrio, più robusta, Piero Melazzini ha operato ai vertici per 45 anni prima di lasciare a 84 anni, pochi mesi prima di morire. E Enrico Fabbri ha presieduto la Popolare di Lajatico (Pisa) dal primo choc petrolifero fino a dopo la crisi dell' euro.

 

Piero Melazzini

Spiccano poi i fenomeni dinastici del Sud. La Banca Popolare Pugliese nelle varie incarnazioni viene guidata per 80 anni da un Primiceri, il padre Giorgio o il figlio Vito. La Popolare di Bari dopo 57 anni è alla terza generazione di leadership della famiglia Jacobini. Interessante anche il caso di Banca Popolare Etica: il fondatore di 19 anni fa è l' attuale presidente Ugo Biggeri, un ingegnere ambientale che da allora ha quasi sempre ricoperto cariche di vertice nel gruppo e oggi (in potenziale conflitto d' interessi) guida anche la società di gestione del risparmio a esso collegata.

 

VITO PRIMICERI

In tutto fa quasi mezzo millennio di potere, e la lista potrebbe continuare. Alcune di queste aziende si trovano in un passabile stato di salute, ma nel complesso il nesso fra la lunghezza dei mandati al vertice e i dissesti bancari sembra evidente. Il passare del tempo radica reti di clientele locali, scambi di favori fra politici, notabili e manager e credito concesso a progetti improbabili.

 

Spesso - non sempre - ciò avviene in istituti popolari o di credito cooperativo, dove una testa vale sempre un voto e la tendenza dei presidenti a concedere prestiti facili ai propri (ri)elettori in assemblea porta poi ai default bancari. Così in Italia la ricchezza si è trasferita dai risparmiatori a certi debitori insolventi. Non a caso uno studio recente di Fabiano Schivardi, Enrico Sette e Guido Tabellini rivela ciò che era legittimo sospettare: nel Paese durante la crisi le imprese-zombie, quelle improduttive, hanno ricevuto relativamente più credito di quelle sane.

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...