
TRUMP HA ASSESTATO LA PRIMA BOTTA AL DOLLARO E ALL’ECONOMIA AMERICANA. LA CORTE SUPREMA POTREBBE DARE IL COLPO MORTALE – I GIUDICI DEVONO ESPRIMERSI SULL’HUMPHREY’S EXECUTOR, LA NORMA CHE IMPEDISCE AL PRESIDENTE DI LICENZIARE IL CAPO DELLA FEDERAL RESERVE – SE LA CORTE SUPREMA CONCEDESSE A TRUMP QUEL POTERE, L’INDIPENDENZA DELLA BANCA CENTRALE ANDREBBE A PUTTANE, E CON ESSA LA STABILITÀ DEL SISTEMA MONETARIO AMERICANO…
Traduzione dell’articolo di Greg Ip per www.wsj.com
Gli investitori sono già preoccupati per la sicurezza del dollaro e del debito del Tesoro statunitense. La Corte Suprema potrebbe presto dare loro un motivo in più per esserlo.
La Corte sta per esaminare una questione che, pur non riguardando direttamente la Federal Reserve, potrebbe determinare se il presidente Trump abbia o meno il potere di licenziare il presidente della Fed.
Non ci sono indicazioni che i giudici intendano effettivamente conferire al presidente tale autorità. E anche se lo facessero, non è detto che Trump licenzierebbe Jerome Powell, che è stato nominato proprio da lui.
Ma concedere al presidente questo potere equivarrebbe, di fatto, a svuotare dell’indipendenza la banca centrale, rendendo i suoi sette governatori — incluso il presidente — funzionari revocabili a piacimento, come il segretario al Tesoro.
Gli investitori giungerebbero così alla conclusione che la politica monetaria non riflette più esclusivamente il giudizio della Fed sull’inflazione, sull’occupazione e sulla stabilità finanziaria, ma anche le priorità del presidente.
Ciò potrebbe introdurre una dose notevole di incertezza e volatilità nei mercati finanziari. Le ultime settimane offrono un assaggio delle possibili conseguenze: azioni, obbligazioni e dollaro hanno oscillato bruscamente mentre Trump imponeva e poi parzialmente ritirava i dazi. E mentre questi ultimi alimentavano le aspettative di inflazione, Trump ha invitato la “lenta” Fed ad abbassare i tassi d’interesse.
[…] I governatori della Fed sono nominati dal presidente e confermati dal Senato per un mandato di 14 anni, con uno di loro che ricopre contemporaneamente un mandato quadriennale come presidente.
Il Federal Reserve Act stabilisce che possono essere rimossi solo per giusta causa. Secondo gli studiosi, la Corte Suprema ha sancito questo principio nel 1935, quando impedì a Franklin Roosevelt di licenziare membri della Federal Trade Commission per motivi puramente politici, in quanto — a differenza dei normali dipendenti del ramo esecutivo — ricoprivano un ruolo quasi giudiziario.
Ma a febbraio, l’amministrazione Trump ha chiesto alla Corte di annullare quel precedente, noto come Humphrey’s Executor, sostenendo che esso interferisce con il controllo del presidente sull’esecutivo. Trump ha poi forzato la questione licenziando un membro democratico del National Labor Relations Board e un altro del Merit Systems Protection Board.
Entrambi hanno fatto causa, sostenendo che i licenziamenti erano illegali. Il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha lasciato che i licenziamenti rimanessero in vigore mentre la Corte valuta la controversia. Ha chiesto a entrambe le parti di presentare le memorie entro la fine di martedì.
I giudici potrebbero inizialmente decidere solo se i ricorrenti debbano riottenere i loro incarichi, rimandando la decisione di merito a un secondo momento. La maggioranza conservatrice della Corte è nota per guardare con scetticismo al precedente Humphrey’s Executor.
Il presidente della Fed potrebbe avere altri strumenti per contestare un eventuale licenziamento, anche senza il precedente del 1935. Alcuni funzionari dell’amministrazione Trump stessi sembrano diffidare di uno scontro diretto. Quando, a febbraio, la Casa Bianca ha rafforzato la supervisione sulle agenzie indipendenti, ha incluso la regolamentazione bancaria della Fed, ma ha esentato la sua politica monetaria.
Alcuni studiosi ritengono che anche se la Corte dovesse annullare Humphrey’s Executor, troverà comunque un modo per proteggere l’indipendenza della Fed.
In caso contrario, renderebbe la banca centrale un’istituzione fondamentalmente diversa.
[…] La logica dell’indipendenza delle banche centrali è semplice: i leader eletti sono tendenzialmente inclini a favorire la crescita economica e i tassi d’interesse bassi, anche a scapito dell’inflazione. Gli studi dimostrano che l’inflazione è più bassa quando le banche centrali sono indipendenti. […]
Le banche centrali indipendenti possono anche commettere errori, come fece la Fed quando nel 2021 ritenne che l’inflazione fosse temporanea. E non sono davvero immuni dalle pressioni politiche: Richard Nixon fece pressioni sul presidente della Fed Arthur Burns affinché mantenesse i tassi bassi in vista della sua rielezione nel 1972. Inoltre, cambiare lo status del presidente della Fed non modificherebbe il suo mandato, che resta quello di mantenere la stabilità dei prezzi e la piena occupazione.
Eppure la politica monetaria comporta innumerevoli valutazioni discrezionali, e un presidente della Fed preoccupato per il proprio posto di lavoro avrebbe la tendenza a orientare tali decisioni in modo da conservarlo.
[…] Trump non è come gli altri presidenti. Rifiuta il concetto stesso di indipendenza e si aspetta che l’intero apparato federale si conformi alle sue priorità, che si tratti di punire gli studi legali che rappresentano i suoi avversari o di deregolamentare le criptovalute, amate dalla sua base e dalla sua famiglia. Esprime pubblicamente le sue preferenze, spesso tramite i social media.
In tal modo, ogni opinione espressa da Trump si rifletterebbe immediatamente nella valutazione dei mercati. Se chiedesse tassi più bassi, i mercati darebbero per scontato che la Fed obbedirà. […]
La Fed potrebbe tentare di contenere i rendimenti obbligazionari mantenendo bassi i tassi a breve termine o acquistando titoli (poiché all’aumentare dei prezzi delle obbligazioni, i rendimenti scendono). Ma non “sarebbe in grado di contenere l’inflazione stessa”, ha detto Jeremy Stein, economista della Harvard University ed ex governatore della Fed.
LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
Poiché le parole e le azioni della Fed si riverberano sui mercati globali, i suoi funzionari si impegnano a fondare le proprie decisioni su dati oggettivi come inflazione, disoccupazione e prezzi finanziari, in modo che gli investitori possano dedurre come eventuali nuove informazioni influiranno sulla politica monetaria.
“Se l’indipendenza della Fed viene meno, quel processo mentale da parte degli operatori di mercato diventa molto più complicato, perché dovranno considerare ciò che richiede la situazione politica”, ha spiegato David Wilcox, ex economista della Fed oggi affiliato a Bloomberg Economics e al Peterson Institute for International Economics.
Questo è un momento delicatissimo per la Fed per apparire politicizzata. Il Tesoro dovrà emettere migliaia di miliardi di dollari di nuovo debito nei prossimi anni per finanziare i deficit previsti nei bilanci repubblicani. Gli investitori potrebbero rifiutarsi di acquistare quel debito se sospettano che una Fed compiacente permetterà all’inflazione di eroderne il valore. Alcuni stanno già limitando la propria esposizione agli Stati Uniti, come suggerisce il calo del dollaro, l’aumento del prezzo dell’oro e dei rendimenti obbligazionari che ha accompagnato la guerra commerciale di Trump. […]
ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
JEROME POWELL - FED
IL CAVEAU DELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
DONALD TRUMP JEROME POWELL
JEROME POWELL
elissa leonard jerome powell cena di gala alla casa bianca