1- RIBALTONE UNICREDIT: L’UOMO GIUSTO AL POSTO DI DIETER RAMPL È GUIDO ROSSI 2- L’UNICO PROBLEMA CHE PUÒ SORGERE SULLA SUA CANDIDATURA (APPOGGIATA CALDAMENTE DAL VICEPRESIDENTE PALLENZONA CHE SI AVVALE DEI SUOI CONSIGLI E DELLA SUA TUTELA) PUÒ SALTAR FUORI DA DIEGUITO DELLA VALLE (IL 15 DICEMBRE SCORSO HA DENUNCIATO L’OPERATO DI GUIDO ROSSI QUANDO NEL 2006 FU NOMINATO COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA FEDERAZIONE GIOCO CALCIO PER GESTIRE CALCIOPOLI) 3- RIBALTONE FINMECCANICA: GRILLI SOSTIENE ALESSANDRO PANSA PER LA POLTRONA DI AD PARTITA PER LA PRESIDENZA: OLTRE A BERNABÈ SI È AGGIUNTO IL NOME DI PAOLO SCARONI 4- “CORRIERE” DELLE BANCHE: GIÙ LE MANI DALLE COMMISSIONI SUI FIDI! BRAVO DE BORTOLI! BRAVISSIMO MUCCHETTI! “SE SI LIMITERÀ LA CANCELLAZIONE DELLE COMMISSIONI AI CASI DI ADDEBITI OPACHI NE VERRÀ UN BENE”. DOPO QUESTA DIFESA DOVEROSA DELLE BANCHE CHE SIEDONO ANCHE TRA GLI AZIONISTI PESANTI DI VIA SOLFERINO SIETE PRONTI A DIRCI QUALI SONO GLI “ADDEBITI OPACHI” CHE PESANO SUI CONTI DELLE BANCHE? QUELLI DI ZUNINO, ZALESKI, TELECOM, ALITALIA, NTV, LIGRESTI?
1- NEGLI AMBIENTI DEL MINISTERO DEL TESORO SI CONTINUA A DIRE CHE IL VICEMINISTRO GRILLI SOSTIENE LA TESI DI UN RIBALTONE CHE PORTI PANSA SULLA POLTRONA DI AMMINISTRATORE DELEGATO
Anche oggi conviene tenersi alla larga da Finmeccanica sulla quale si addensano nuvole nere e spirano venti di guerra.
Il brutto tempo ha avuto un'accelerazione venerdì sera, un minuto prima delle 19 quando l'agenzia Reuters ha lanciato la notizia del rinvio al 27 marzo del consiglio di amministrazione che deve approvare il bilancio 2011. La data prevista inizialmente era mercoledì della prossima settimana, ma un secco comunicato del Gruppo ha annunciato lo spostamento sia del consiglio di amministrazione che dell'Assemblea degli azionisti.
Ai piani alti di piazza Monte Grappa le bocche sono cucite con il doppio filo ed è inutile chiedere al mite capo ufficio stampa, Marco Forlani, e al nuovo direttore della comunicazione, Carlo Maria Fenu, la ragione di questi spostamenti. Eppure Fenu che ha piazzato il suo ufficio al settimo piano accanto a quello di Giuseppe Orsi, potrebbe dire qualche parolina sullo scontro che ha generato lo slittamento del bilancio, e tentare insieme alla numerosa pattuglia dei consulenti di soffocare le voci e le inquietanti illazioni che girano sulla testa di Orsi.
Ormai i rumors stanno diventando un fiume difficile da arginare e mentre si aspettano per i prossimi giorni altri colpi di scena fragorosi al vertice si sta consumando il braccio di ferro per mettere a posto i numeri del bilancio.
Nella sua infinita miseria Dagospia aveva parlato una settimana fa di un buco di 2,3 miliardi, ma sabato scorso il solito giornalista Gianni Dragoni del "Sole 24 Ore" ha scritto che Orsi "vuole far emergere perdite stimate a 2,5 miliardi di euro". Secondo gli analisti e gli operatori, che questa mattina hanno ripreso a bastonare il titolo in Borsa, la forbice delle perdite va da 1,9 miliardi a 2,5, ed è questo il capitolo doloroso su cui Orsi e Alessandro Pansa (direttore generale e per 9 anni responsabile Finanza del Gruppo) hanno interrotto le comunicazioni.
Non è facile capire le ragioni per cui il manager che guida Finmeccanica voglia a tutti i costi caricare il bilancio di numeri così pesanti. A quanto si dice la sua preoccupazione deriverebbe soprattutto dalla volontà di fare un'operazione di trasparenza che metta nero su bianco non solo i danni derivanti da ritardi nella consegna di alcuni apparati, ma anche le perdite legate agli accordi stipulati con la Boeing americana.
Eppure sembrava che dopo i tagli degli elicotteri per la Casa Bianca i programmi di Finmeccanica puntassero sul nuovo jet B787, un programma nel quale la controllata Alenia Aeronautica ha trovato le basi di un accordo. Non a caso verso la fine di giugno dell'anno scorso il giornalista Andrea Nativi (esperto di cose militari e oggi consulente di Finmeccanica), scriveva sul quotidiano "Il Giornale" che il ruolo di Alenia non sarebbe stato ridimensionato, ma "sostanzialmente confermato perché l'azienda ha già speso oltre 1 miliardo nel programma e impegnerà almeno altri 500 milioni".
Bisogna capire le difficoltà in cui si trova Orsi a disegnare un Piano industriale realistico per il periodo che intercorre da qui al 2016. Mentre il direttore finanziario Pansa ha la testa affogata nei numeri, lui sta cercando una strategia credibile e in questa operazione è affiancato da un arzillo vecchietto di 81 anni, Andrea Caporaletti, l'ingegnere che dal 1961 bazzica le aziende di Finmeccanica e per la sua attività ha ricevuto nel 2002 dalla Regina d'Inghilterra la nomina a Commander of British Empire.
Forse la sponda tecnica dell'ottuagenario Commander non basterà ad Orsi per raccapezzarsi nei meandri della guerra planetaria che si sta svolgendo tra gli Stati Uniti e la Francia per minare la concorrenza di Finmeccanica.
Siamo alle guerre stellari, ma ogni giorno che passa la stella del povero Orsi è sempre di più nelle mani del Governo. Il premier Monti tace e per adesso tace anche Corradino Passera che come al solito aspetta di capire il gioco degli altri prima di compiere le sue scelte. Negli ambienti del ministero del Tesoro si continua a dire che il viceministro Grilli sostiene la tesi di un ribaltone che porti Pansa sulla poltrona di amministratore delegato.
Questa operazione sarebbe facilitata anche dal fatto piuttosto anomalo che l'occhialuto manager firmatario degli ultimi bilanci, oltre ad essere direttore generale e responsabile Finanza, sia stato spedito da Grilli-Monti-Passera ad occupare dal 1° dicembre una poltrona nel consiglio di amministrazione. C'è poi chi sostiene che la soluzione industrialmente più giusta dovrebbe portare al vertice qualcuno tra i manager non compromessi con la gestione Guarguaglini, e senza alcuna credibilità riciccia il nome di Giorgio Zappa, l'ex-direttore generale amico di D'Alema e di Bersani.
La partita è aperta e sugli spalti molti pensano di intravedere il profilo di Franchino Bernabè che secondo alcuni non dispiacerebbe a Corradino Passera.
A questo elenco, che contribuisce ad aumentare la confusione, si è aggiunto nelle ultime ore il nome di Paoletto Scaroni. Adesso non rimane che vedere se le nubi sulla testa del povero Orsi diventeranno temporali.
Il meteo segnala a questo proposito che nei prossimi giorni sono in arrivo fulmini da Napoli, da Milano, da Lugano e perfino da Nuova Delhi.
Della Valle. Quest'ultimo infatti il 15 dicembre scorso ha denunciato l'operato di Guido Rossi quando nel 2006 fu nominato Commissario straordinario della Federazione Gioco Calcio per gestire l'emergenza dopo lo scandalo di Calciopoli.
2- UNICREDIT, L'UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO Ã GUIDO ROSSI
Gli uscieri di piazza Cordusio stanno preparando la sala dove domani si terrà la riunione straordinaria del Comitato governance di Unicredit.
All'ordine del giorno ci sarà la definizione dei criteri da perseguire nella composizione del prossimo consiglio di amministrazione e nella scelta del presidente in sostituzione di Dieter Rampl, il tedesco dai dentoni sporgenti che si è sfilato con grande eleganza.
A presiedere la riunione di domani sarà il vicepresidente Calandra Bonaura, il 66enne professore di Reggio Emilia che non è mai salito agli onori della cronaca, ma ha lavorato per la messa a punto delle nuove regole.
Come ha rivelato venerdì il giornalista Rosario Dimito sul "Messaggero", lo sconosciuto vicepresidente di Unicredit ha messo a punto una specie di "ottalogo" che contiene otto princìpi da sottoporre al Comitato Governance di domani. Il nuovo presidente dovrà conoscere il settore bancario (ci mancherebbe altro!), avere esperienza e competenza, e "capacità di lettura dei dati di bilancio".
Il pacchetto dei requisiti è talmente scontato da andar bene a un'infinità di candidati e non fa certamente paura agli economisti Gianmaria Gros Pietro e Angelo Tantazzi che negli ultimi giorni sono stati indicati per la poltrona più alta di piazza Cordusio.
Secondo gli uscieri c'è però un personaggio che meglio di altri può sussumere nella sua lunghissima esperienza tutte le otto regolette e aggiungere qualcosa di più. Per loro l'uomo giusto al posto giusto è Guido Rossi, il superavvocato milanese che alla tenera età di 81 anni vuole chiudere la carriera in bellezza.
Fino a questo momento il nome di SuperGuido è rimasto coperto e chi è andato a bussare nel suo studio in via della Posta non ha trovato risposte. Tutti sanno comunque che questo "maestrone dalla penna rossa" (come l'ha definito Oscar Giannino su "Panorama") da decenni "sopravvive alle tempeste, mentre gli altri ci rimettono le penne". Con la sua faccia quadrata da mastino ha cavalcato la Consob e Telecom, ha elargito pareri miliardari alla Sacra Famiglia degli Agnelli, ha passeggiato dentro la banca olandese ABN Amro, e ha fornicato con l'alta finanza e i cosiddetti poteri forti con amplessi e pareri pro-veritate che l'hanno reso miliardario.
Di fronte al suo nome anche la compagine dei vecchi e nuovi azionisti di Unicredit che si riunirà tra giovedì e venerdì dovrà fare un passo indietro. L'avvocato dalla penna e dalla cravatta rossa, che non smette nei suoi libri e nei suoi articoli (l'ultimo è di ieri sul "Sole 24 Ore") di bacchettare la finanza perversa e di ammiccare alla Bundesbank, può rappresentare per Unicredit il migliore parafulmine istituzionale, l'uomo di garanzia rispetto al quale il Tesoro, la Consob e la Banca d'Italia devono ascoltare con rispetto come nell'Antica Roma si ascoltava Cicerone.
L'unico problema che può sorgere sulla sua candidatura (appoggiata caldamente dal vicepresidente Pallenzona che si avvale dei suoi consigli e della sua tutela) può saltar fuori ancora una volta dalle intemperanze di Dieguito Della Valle. Quest'ultimo infatti il 15 dicembre scorso ha denunciato l'operato di Guido Rossi quando nel 2006 fu nominato Commissario straordinario della Federazione Gioco Calcio per gestire l'emergenza dopo lo scandalo di Calciopoli.
Fu un'esperienza di soli tre mesi sulla quale il giurista tifoso dell'Inter assegnò lo scudetto alla squadra di Moratti. Nell'azione legale intrapresa a dicembre Dieguito ha detto: "sto ancora aspettando di capire perché la mia famiglia e la mia società sono state coinvolte in una storia in cui siamo vittime e non colpevoli".
Adesso il patron di Tod's si ritrova socio di Unicredit con una piccola quota dell'1% comprata insieme agli altri patrioti Caltariccone, De Agostini e Del Vecchio. Gli uscieri di piazza Cordusio temono che lo scarparo, amico di Luchino e socio di Ntv, voglia replicare a piazza Cordusio il "regicidio" delle Generali quando insieme al pallido Nagel tramò per mandare a casa Cesarone Geronzi.
3- IL CORRIERE DELLA BANCHE SI SCHIERA A FAVORE DI MUSSARI
Dopo giorni convulsi il boccoluto presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, sembra più rilassato.
Da quando è stato nominato a Palazzo Altieri, dove ha sede l'Associazione dei banchieri, il calabrese trapiantato a Siena ha dovuto affrontare battaglie pesanti. La più dura sembrava essere stata quella contro Andrea Enria, il presidente dell'Eba, l'organismo di Vigilanza delle banche europee.
Poi è scoppiata all'improvviso la bomba dell'emendamento contenuto nel decreto sulle liberalizzazioni che cancella le commissioni sui fidi. Al povero Mussari, già preoccupato di perdere la poltrona di MontePaschi dove ad aprile arriverà Alessandro Profumo, non è rimasto che salire sul traliccio con un gesto clamoroso. Da qui le dimissioni in blocco del vertice dell'Abi, un gesto che nessuno aveva mai compiuto dal 1919, anno in cui salì alla presidenza dei banchieri Luigi Della Torre.
Il governo delle banche e degli ex-banchieri sembra averlo tradito per dare fiato a quel movimento dei No-Bank che rumoreggia nel mondo delle imprese e delle famiglie. Anche per alcuni economisti le dimissioni di Mussari hanno "sfiorato il sublime del surreale, degno delle migliori commedie di Ionesco". Così ha scritto ad esempio sul sito www.lavoce.info Marco Onado, uno studioso che contesta la guerra di religione sulle commissioni bancarie e nega che l'emendamento introdotto nel decreto possa mettere a repentaglio 300mila posti di lavoro.
Per sua fortuna il boccoluto Peppiniello non è rimasto solo, ma ha visto schierarsi al suo fianco con una tempestività assolutamente comprensibile la corazzata del "Corriere della Sera".
Che il giornale di via Solferino abbia tra gli azionisti realtà come Mediobanca e Intesa lo sanno anche i bambini, quindi non è apparsa davvero strana la discesa in campo che Flebuccio De Bortoli ha compiuto ieri con un articolo dell'editorialista-guru Massimo Mucchetti e un'ampia intervista a Mussari affidata alla penna di Dario Di Vico.
Da parte sua Peppiniello si sforza di buttare acqua sul fuoco, ammicca al Governo, alla Banca d'Italia e per quanto riguarda l'ex-banchiere e adesso ministro Corradino Passera, non lo definisce un traditore ma difende la scelta di fare il ministro che non significa diventare "il sindacalista dell'Abi".
Per quanto lo riguarda, il buon Mucchetti butta sul piatto la sua autorevolezza per dire che senza le commissioni le banche, "bersaglio di una nuova demagogia", perderebbero 10 miliardi di ricavi all'anno e "rischierebbero di fallire", poi aggiunge serafico: "se invece si limiterà la cancellazione delle commissioni ai casi di addebiti opachi ne verrà un bene".
Bravo Mucchetti! bravissimo De Bortoli! Dopo questa difesa doverosa delle banche che siedono anche tra gli azionisti pesanti del "Corriere della Sera", siete pronti a dirci quali sono gli "addebiti opachi" che pesano sui conti delle banche? Quelli di Zunino, Zaleski, Telecom, Alitalia, Ntv, Ligresti?
La curiosità è grande.
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