BECCIU D’UN QUATTRINO – ALT! PARLA ENRICO CRASSO, L’UOMO CHE GESTIVA I SOLDI DELLA SEGRETERIA DI STATO: “ALCUNI INVESTIMENTI ME LI INDICAVANO DIRETTAMENTE LORO. PER ESEMPIO ABBIAMO PRESO QUOTE NEL FONDO INGLESE EOS PERCHÉ ERANO AMICI DI MONSIGNOR ALBERTO PERLASCA” –“ANCHE IL BOND SOTTOSCRITTO PER IL FILM SU ELTON JOHN NON ERA UN SEGRETO. MA SAPETE QUANTO RENDERÀ? IL 13,5% A FINE DI QUEST' ANNO. MEN IN BLACK INVECE NON HA SODDISFATTO LE ATTESE…”

Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

 

ENRICO CRASSO

«Volete sapere come funzionava in Vaticano? Vi invito a Lugano, ora parlo io...». Per la prima volta parla Enrico Crasso, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato. Romano, 72 anni, ex Credit Suisse, da solo è arrivato ad amministrare circa 300 milioni di euro, metà della cassa del Papa, in gran parte composta dall'Obolo di San Pietro.

 

Crasso è anche una figura chiave dell'inchiesta vaticana in cui è indagato con prelati, finanzieri e funzionari della Segreteria. L'appuntamento è negli uffici della sua fiduciaria, Sogenel. Si siede e parte in difesa: «Non ho mai preso né dato soldi, o tangenti, a nessuno.

Giovanni Angelo Becciu

 

Il cardinale Giovanni Angelo Becciu? Non ha mai fatto pressioni e non c'è alcun suo conto riservato o della famiglia che noi abbiamo gestito o alimentato. Io ho cominciato a lavorare con il Vaticano nel 1993, sempre facendo i loro interessi. E cosa raccolgo oggi? Solo macerie».

 

Lei è anche il gestore del fondo maltese Centurion (50 milioni della Segreteria) che fra l'altro ha fatto diventare il Vaticano socio di Lapo Elkann e del film su Elton John.

ANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIO

«In Segreteria conoscevano Centurion e sapevano molto bene degli investimenti con Lapo e nel film. Ma dopo il vostro articolo di dicembre sul Corriere mi dissero che il Santo Padre aveva dato indicazione di liquidare il fondo. E adesso lo stiamo chiudendo».

 

Centurion è la parte più speculativa degli investimenti vaticani. Come si decideva dove mettere i soldi?

«Alcuni investimenti me li indicavano direttamente loro. Per esempio abbiamo preso quote nel fondo inglese Eos perché erano amici di monsignor Alberto Perlasca (allora capo dell'ufficio che gestisce l'Obolo, ndr ).

rocketman 1

 

Una volta mi arrivò l'indicazione di investire 30 milioni in Mikro Kapital: fa prestiti alle piccole imprese, un dossier proveniente da un importante studio legale milanese e portato in Segreteria dal capo di Mikro Kapital, Vincenzo Trani (presidente della Camera di Commercio Italo-Russa, ndr ). Lo analizzo: avevano 250 milioni di patrimonio in gestione a 7 anni, il bond rendeva l'8%».

 

Insomma, era rischioso...

ALBERTO PERLASCA

«Infatti informammo Perlasca che al massimo si potevano investire 6 milioni. E così avvenne. Anche il bond sottoscritto per il film su Elton John non era un segreto. Ma sapete quanto renderà? Il 13,5% a fine di quest' anno. Men in Black invece non ha soddisfatto le attese».

 

Non c'era solo lei, con il Credit Suisse come banca, a gestire i soldi dei fedeli. C'erano anche Bsi, Ubs, Julius Baer. Tutte svizzere.

«I fondi dell'Obolo di San Pietro venivano gestiti dalle banche, anche in hedge fund. Lo sapevano tutti. Ora però il revisore generale del Vaticano (Alessandro Cassinis Righini, ndr ) sostiene che questi fondi erano vincolati ad opere caritatevoli. Ma alle banche non l'hanno mai detto!».

 

stabile di sloane avenue londra

Lei c'era quando i l finanziere angolano Antonio Mosquito propose al suo amico Becciu di investire 200 milioni di dollari del Vaticano in una piattaforma petrolifera offshore. Come andò?

«Era il 2012, allora gestivo poco, 30-40 milioni di euro. Fui chiamato da Becciu, che vedevo per la prima volta e che avrò visto in tutto 5-6 volte. Mi diede l'incarico di fare una verifica professionale sulla proposta di Mosquito.

 

Ne parlai con la mia banca ma alla fine da Londra mi indirizzarono a Raffaele Mincione, che non conoscevo, come finanziere esterno che operava in materie prime. Ricordo un incontro in Segreteria, aprile 2014, con l'intera famiglia Mosquito. Spiegai che senza garanzie da parte loro non potevamo fare il finanziamento. Venne chiamato Becciu, che disse semplicemente "mi dispiace" a Mosquito. La cosa finì lì, senza alcuna pressione».

 

I soldi poi andarono nel fondo Athena di Mincione e da lì nel palazzo di Sloane Avenue. Con milioni presi a prestito dalla Segreteria.

MONSIGNOR ANGELO BECCIU

«Quando Becciu chiese il finanziamento per il palazzo di Londra, presentò una lettera del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, in cui si diceva che Becciu aveva i pieni poteri per mettere a leva l'intero patrimonio della Segreteria. Il palazzo è stato comprato mettendo a garanzia parte delle gestioni patrimoniali».

 

Ma il Vaticano ci ha perso.

«Dalle nostre gestioni, anche come Sogenel e Az Swiss, la Segreteria ha sempre guadagnato, coprendo pure i costi dei prestiti. Sui 300 milioni la media 2014-2019 è di un rendimento del 3-4% annuo. Eravamo giudicati per i rendimenti finanziari, non anche sulla parte immobiliare».

carlino di ruzza mauriello tirabassi sansone

 

 

stabile di sloane avenue londraLA LETTERA DI ENRICO CRASSO A ANGELO BECCIU

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