1. IL VERO SPAURACCHIO DEL GOVERNO RENZI? L’ARRIVO DI BEBE’ BERNABE’ ALLO SVILUPPO 2. UN NOME DI RANGO CHE VIENE SPONSORIZZATO DA UN AMICO FIDATO DEL ROTTAM’ATTORE COME L’IMPRENDITORE FIORENTINO MARCO CARRAI, ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA RENZIE E UNA BUONA PARTE DEI POTERI FORTI, MA ANCHE UN NOME CHE DIVIDE E SUSCITA PARECCHIE PREOCCUPAZIONI IN QUEL CHE RESTA DEI POTERI FORTI MILANESI 3. LA GUERRA IN TELECOM BERNABÈ L’HA COMBATTUTA E PERSA, INIMICANDOSI GLI ALTRI SOCI DELLA HOLDING TELCO. ESSERSI GIOCATI I RAPPORTI CON GENTE COME NAGEL, BAZOLI, MARIO GRECO, ALIERTA NON È COSA DI POCO CONTO PER UN ASPIRANTE MINISTRO 4. NON LO STIMANO (EUFEMISMO) TRONCHETTI E SCARONI. E AI TEMPI DELL’ULTIMO SCONTRO SU TELECOM NON PUÒ DIRSI CHE TROVÒ APPOGGIO DA LETTA E LARGA PARTE DEL PD 5. MANCO A DIRLO, CARLO DE BENEDETTI È UN GRANDE ESTIMATORE DELL'ASPIRANTE MINISTRO: AL CAPEZZALE DI SORGENIA, IL GRUPPO DELL’ENERGIA SOFFOCATO DA CIRCA 2 MILIARDI DI DEBITI CON LE BANCHE, C’È ANDREA MANGONI, MANAGER DI FIDUCIA DI BEBÈ IN TELECOM

DAGOREPORT

Come non bastassero le pressioni per mettere all'Economia un tecnico di sicura fiducia della Troika Ue-Bce-Fmi, il presidente del Consiglio incaricato si trova per le mani anche la candidatura di Franco Bernabè per un altro ministero di peso come lo Sviluppo economico.

Un nome di rango, quello dell'ex presidente di Telecom Italia, che viene sponsorizzato da un amico fidato del Rottam'attore come l'imprenditore fiorentino Marco Carrai. Ma anche un nome che divide e suscita parecchie preoccupazioni in quel che resta dei poteri forti milanesi, visto che Bernabè non è certo amato in zona Mediobanca-Intesa, per non parlare della nota inimicizia con Marco Tronchetti Provera.

Lo scorso autunno, quando uscì tempestosamente da Telecom, il manager di Vipiteno si è reso conto che dopo una vita passata ai vertici (tra Eni e due tornate nel colosso telefonico, inframezzate da incarichi per Rothschild) e assidue frequentazioni dei circoli che contano (uno per tutti, il Gruppo Bilderberg), trovare una ricollocazione di rango a 65 anni non è una passeggiata.

Dicono che avesse fatto un pensierino a Finmeccanica e che abbia avuto un sussulto quando, poche settimane fa, ha preso a circolare con insistenza la voce che il presidente di piazza Monte Grappa, Gianni De Gennaro, fosse destinato al posto di segretario generale del Quirinale. Ma poi la caduta del governo di Lettanipote e l'ascesa anticipata di Renzie gli ha fatto balenare l'idea di buttarsi in politica e di fare il ministro dello Sviluppo economico.

Il suo grande sponsor per la poltrona che fu di Scajola e di Zanonato (insomma, è alla sua portata) si chiama Marco Carrai, un quarantenne imprenditore assai rampante, anello di congiunzione tra Renzie e una buona parte dei poteri forti. Carrai, come racconta oggi Franco Bechis su Libero, è socio della FB group, holding della famiglia Bernabè, e della Cambridge Management consulting Labs, dove ci si imbatte nuovamente nell'ex manager Telecom. E lo stesso Carrai è socio anche di un altro grande amico di Bernabè come Chicco Testa, ex ambientalista ed ex presidente Enel.

Altro uomo assai legato a Bernabè è Andrea Mangoni, suo manager di fiducia in Telecom e attualmente al capezzale di Sorgenia, il gruppo dell'energia controllato dalla famiglia De Benedetti soffocato da circa 2 miliardi di debiti con le banche. Manco a dirlo, anche Carlo De Benedetti è un grande estimatore dell'aspirante ministro.

Gli amici che contano, però, sostanzialmente finiscono qui. Nel mondo delle partecipazioni statali non lo ama il capo dell'Eni Paolo Scaroni e non lo amava neppure l'uomo che "sussurrava ai potenti", alias Luigi Bisignani. E se ai tempi dell'ultimo scontro su Telecom trovò un qualche appoggio in Antonio Catricalà e Corrado Passera, non così può dirsi per Enrico Letta e larga parte del Pd.

Già, la guerra in Telecom scatenata dalla possibilità che Telefonica si trovi presto tra le mani il controllo dell'intero gruppo. Bernabè l'ha combattuta e persa, inimicandosi gli altri soci della holding Telco, ovvero Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo. Essersi giocati i rapporti con gente come Nego Nagel, Abramo Bazoli, Mario Greco, Cesar Alierta e lo stesso Patuano non è cosa di poco conto per un aspirante ministro.

Ma paradossalmente, pare che a rendere dubbioso il Rottam'attore sia più che altro la paura che Bernabè abbia troppa voglia di rivalsa con l'establishment dell'alta finanza. Renzie non viene da quei giri, ma non è sicuro che sia molto igienico inimicarseli già in partenza.

Vecchie scorie di origine telefonica dividono Bernabè anche da un uomo ancora influente a Milano come Marco Tronchetti Provera, gran capo della Pirelli. E lo stesso vale per Roberto Colaninno, anche lui ex scalatore di Telecom, e padre di Matteo, deputato del Pd. Mentre i rapporti sono buoni con l'egiziano Sawiris, patron di quella Wind che Bernabè vedrebbe bene fusa con Tre, ovviamente essendo disponibile a presiedere la nuova entità.

Sia come sia, il nome di Bernabè circola nelle stanze che conta e se planerà nel Renzie Uno sarà un grande successo per il suo socio Carrai. Ma è terribile la battuta di un pezzo grosso della finanza milanese, sotto garanzia di anonimato: "Bernabè ministro? Il problema non è se susciti o meno antipatie in certi ambienti. Il problema è il suo track record di risultati, sia in termini finanziari sia in termini di rapporti con gli azionisti".

 

 

 

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